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Il giuramento, di Jean-Christophe Grangé

By Simone Corà | martedì 20 luglio 2010 | 13:10

Collana Elefanti Bestseller, Garzanti, 2009 (prima edizione 2008)
682 pagine, 9,90 euro
ISBN 9788811681410

Il poliziotto Luc Soubeyras viene trovato in fin di vita in un fiume, con dei pesi legati alla vita: ha cercato di uccidersi, e ora è in coma, lotta tra la vita e la morte. Soltanto il suo miglior amico, il collega Mathieu Durey, non crede alla storia del suicidio, e si mette a indagare sul passato di Luc.

In breve tempo, scopre che l’amico era nel mezzo di un’inchiesta segreta, relativa alla morte raccapricciante di una donna, uccisa secondo un efferato quanto inspiegabile rituale. Mathieu presto realizza che ci sono stati molti altri omicidi compiuti seguendo questo metodo, e tutto lo riconduce a due sette, quella degli Asserviti e dei Senza Luce.

Non c’era un motivo particolare per aver snobbato Grangé in questi anni, riconducevo più che altro la sua narrativa a quel tipo di thriller classico, prodotto in serie, genere non troppo amato su questi lidi per via di schemi apparentemente simili (omicidi rituali, lunghe indagini, spiegone finale dell’evil-killer, yawn…), che magari strizzano un po’ troppo l’occhio al mainstream, al grande pubblico. Inoltre, la sua sospetta puntualità annuale, con tomi piuttosto voluminosi come dimostrano le settecento pagine di questo Il giuramento, mi ha regolarmente fatto desistere anche solo da una prova.

L’aver divorato in pochi Il giuramento, però, mi costringe ora a recuperare in fretta tutti gli altri volumi dello scrittore francese, perché raramente mi sono imbattuto in uno stile di così alta qualità, uno stile che è pura musicalità della violenza, una poesia marcia e lurida, al servizio di una storia perennemente in bilico tra horror e thriller come potrebbero essere i romanzi di John Connolly.

Grangé possiede un vocabolario inesauribile, e lo sfrutta nella costruzione di frasi impeccabili: ci sono certe descrizioni orrorifiche (omicidi, luoghi dei delitti), lunghe e dettagliate, che rimangono impresse per una straripante ricchezza stilistica, così come funzionano efficacemente i passaggi più brevi e veloci, vere e proprie rasoiate, come nei capitoli in cui la narrazione si sposta al presente.

Settecento pagine non sono poche, il timore di incontrare parentesi mosce di introspezioni psicologiche e infinite descrizioni ininfluenti alla storia è sempre presente, e invece Il giuramento non ha un solo calo di ritmo, ritmo che viene mantenuto altissimo da inizio a fine.
Se la sinossi non sembra offrire troppi spunti curiosi, giocata com’è su omicidi rituali, sette sanguinarie e satanismo, si rimane invece travolti dalle prime duecento pagine, investiti da un tir di avvenimenti, intuizioni, segreti, piste e false piste, domande, e soprattutto personaggi, una valanga di personaggi che conferiscono a Parigi, al 36 quai des Orfèvres e agli altri luoghi narrati una tridimensionalità spaventosa, una credibilità sorprendente.

Pur ossessionato dall’indagine personale sul passato dell’amico suicida, Mathieu, nella parte iniziale, continua a svolgere il suo tradizionale lavoro di poliziotto, seguendo altri piccoli casi di omicidio che nulla hanno a che vedere con la storia principale, ma che servono per fortificare la sua particolarissima personalità (è un quasi prete divenuto poliziotto, specializzato nei casi più marci e raccapriccianti), la sua filosofia di vita, e poi la fatica, la freddezza e la severità nel comandare i suoi uomini.

Ne consegue una vicenda melmosa, putrida, cattiva, decisamente intricata, ben gestita nell’oscillare tra soprannaturale e realismo, nello sbilanciarsi ora verso un genere ora verso l’altro, nel continuo smascherare l’orrore ultraterreno per l’orrore umano, salvo poi dover accettare la trascendenza infernale e quindi sbugiardarla nuovamente, ponendo il lettore su una linea sottilissima fino alla conclusione rivelatrice, che svela la matrice del tutto.

Siamo dalle parti di una certa perfezione, non raggiunta però per alcuni meccanismi thrilleristici, saltuari cliché che, se in determinati momenti vengono abilmente travestiti o contestualizzati (penso al per una volta ottimo quanto necessario spiegone finale), in altri si storce un po’ il naso per l’abusata, nonostante sia resa magistralmente, intelligenza del villain, che precede il nostro eroe in ogni snodo e che ovviamente aveva previsto tutto con largo anticipo, anche le mosse più impreviste e impensate.

Romanzo eccellente e spietato, Il giuramento, pur ancorandosi a saltuari, classici componenti thriller, regala grande narrativa. A questo prezzo, poi, è un acquisto irrinunciabile.

9 commenti:

  1. Grangè è una strana bestia,leggendolo ti fa capire che ha talento,ti prende con le sue descrizioni,con l' umanità sulfurea e luciferina che costella i suoi romanzi.Due righe dopo ti ritrovi con cose che neanche un principiante alle prime armi farebbe.
    Non a caso lo chiamano Il King francese.
    Però stuzzica,poi c'è Parigi(che almeno per me è sempre un richiamo irrinunciabile),il Quai D'orfres...
    magari gli diamo una nuova possibilità.Che dici?

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  2. Il Giuramento è uno dei suoi lavori migliori in assoluto. Hai iniziato proprio al punto giusto.
    Se vuoi un consiglio ti suggerisco di proseguire con:

    Miserere
    Il volo delle cicogne
    I fiumi di Porpora

    Lascia a un secondo momento gli altri (L'istinto del sangue, La linea nera etc).

    L'impero dei lupi lo trovi nei superpocket a 4.90. E' un buon romanzo, non il suo migliore, ma comunque di qualità.

    Buona lettura ^_^

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  3. @ Nick: leggerò sicuramente altri suoi romanzi, Il giuramento è veramente ottimo, sarebbe folle non provare Grangé almeno un'altra volta.
    Poi, sì, so che è altalenante, e mi dicono che alcui suoi lavori siano davvero brutti, ma mi basta non leggerli e sarò felice. :)

    @ McNab: la cosa bella è che tutti i suoi libri sono in edizione economica: sia Miserere che Il volo delle cicogne mi sono stati consigliati da altri, penso proprio che mi fionderò su quelli. :)

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  4. ziopatata
    sarà anche bellissimo, 'sto qua, ma 700pagine... mica mi fido tanto di te...
    che poi
    700paggggine di trillo, minchia,
    io dopo 300 di trillo se non arriva la magia, quella vera, cominciano a venirmi le verruche all'anima

    ma mi pare che qui la maggia non c'è, solo il trillo...
    non so...
    forse quando sarò più vecchio e perdigiorno... per ora tergiverso. :)

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  5. Eh no, ciccio, qua la magia c'è eccome, la storia è zeppa di avvenimenti, e le 700 pagine ci volevano tutte.
    Non è mica King che gliene servono 250 per ingranare, qua si parte subito alla grande e il ritmo è altissimo fino alla fine.

    Dài, su, non fare tanto il gne gne gne, queste 700 pagine al mare te le pappi in due giorni. :)

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  6. Io Grangé sino a qualche mese fa non lo conoscevo: sono per le Americanate, più che Francesate. Poi qualcuno mi prestato il film "I fiumi di porpora" e poco dopo in una libreria ho acquistato il romanzo. Sono rimasto "incantato" dallo scenario che ha creato, assai diverso dal clima degli autori d'otreoceano. Questo che presenti non lo conosco: ripeto è un autore che non seguo, però vsto il prezzo e anche la favorevole impressione che ne dai, se lo trovo... :-)

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  7. Dài che lo trovi, sì, non ti pentirai. :-)

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  8. Nella sempiterna caccia a nuovi autori & nuove storie che abbiano un "quid" in più rispetto alla massa, ho sempre rimandato l'approccio a Grangé esattamente per gli stessi motivi indicati da Simone nel terzo paragrafo quassù.
    Peraltro tempo addietro ho letto più di una volta le recensioni di McNab su Grangé e già avevano abbondantemente fatto vacillare il mio scetticismo.
    A questo punto, avendo scoperto altri pareri altrettanto positivi, direi che sono cotto al punto giusto e posso babbarmi Il Giuramento. Grazie a tutti :)

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    1. Con Il giuramento vai sul sicuro, per quanto scettico tu possa essere, come lo ero io, non ti deluderà. Poi magari fammi sapere, eh! :)

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