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The New Dead: A Zombie Anthology, a cura di Christopher Golden

By Simone Corà | venerdì 30 aprile 2010 | 08:30

Brossura, St. Martin’s Griffin, 2010
384 pagine
14,99 $

Il panorama offerto dalla figura dello zombie, il putrido ritornante affamato di carne umana, sia esso appartenente alla celluloide o alla cellulosa, rischia, ogni giorno che passa, di afflosciarsi sempre più su se stesso e perdere quel fascino immortale che ha sempre caratterizzato uno dei migliori archetipi di sempre. Complice la recente riscoperta cinematografica del tipico ravenant creato da George Romero nel lontano ’68, la possibilità che il mercato orrorifico sia letteralmente invaso dagli zombie da un bel pezzo non è ormai più soltanto ipotesi credibile, tutt’altro, e sebbene trovi difficile che una figura così carismatica possa snaturarsi come vampiri e certi licantropi hanno fatto in questi anni, il timore, quel maledetto, rimane.

È questo che ha pensato Christoper Golden nell’assemblare The New Dead: A Zombie Anthology, corposa antologia sì dedicata agli zombie, ma con lo scopo, ardito ma ben riuscito, di immaginare, presentare e narrare il morto vivente sotto aspetti insoliti, innovativi, che lo allontanino dal classico scenario apocalittico in cui orde di ritornanti costringono i pochi sopravvissuti a barricarsi in casa e a tappare porte e finestre.

Tanti autori, ben diciannove, per altrettanti racconti che generalmente vincono la sfida voluta da Golden offrendo interpretazioni vincenti e affascinanti, senza per forza doversi sbrodolare in storie strampalate per cercare l’originalità a tutti i costi. The New Dead colpisce infatti per la varietà di situazioni e contesti, ben ricreati, credibili e soprattutto godibili, che soltanto in alcuni, sporadici casi crollano su loro stessi per trame irrisolte e dubbiose.

È il caso del criptico Copper, di Stephen R. Bassette, del confuso Delice, di Holly Newstein, e dell’irritante e insensato Among Us, di Aimee Bender, unici esempi infelici di un’antologia compatta e piacevole, che si distingue anche per alcuni picchi di ottima narrativa dell’orrore.

Brian Keene presenta, con The Wind Cries Mary, una storia veloce, giusto una manciata di cartelle, di semplice impostazione ma di grande effetto per il buon colpo di scena finale. Stessa cosa per John Connolly e il suo Lazarus, con cui narra, con piglio simpatico ed effervescente, delle amare, tragicomiche disavventure di Lazzaro dopo la resurrezione voluta dal Cristo. E su simili coordinate ironiche, anche se le atmosfere si spostano decisamente verso territori più demenziali, con The Zombie Who Fell from the Sky M.B. Homler deride virus mutageni e militari cazzuti raccontando di come un morto vivente sia caduto dal cielo e sia finito impalato su un’asta. Semplice e accattivante, infine, anche il racconto di Joe R. Lansdale, sicuramente il più originale per come ha trattato la vita dopo la morte, ritrovandosi finalmente ottima penna, con questo noir ben travestito, dopo i suoi ultimi opachi lavori.

Si va invece su scenari più complessi con What Maisie Knew, dove David Liss racconta con notevole gestione di ritmi e pregevole costruzione di come il sesso e la scarnificazione permettano di oliare i meccanismi mentali degli zombie, alcuni dei quali arrivano addirittura a ragionare come quando erano vivi.
Il lungo Family Business piace per l’ironia iniziale e il crescendo con cui Tom, spiegando il proprio lavoro al fratello minore, funge da guida ai lettori illustrando come viva l’uomo dopo che i morti sono tornati in vita e quali singolari attività svolga.
Il curioso, mutevole Second Wind di Mike Carey è un gradevole simbolismo sull’isolamento e sulla dipendenza dal Web, mentre con My Dolly Derek Nikitas scrive, con ricercata eleganza e sorprendente gestione lessicale, il miglior racconto del lotto per mezzo di un meccanismo narrativo che costruisce a poco a poco una vicenda di notevole originalità, in un contesto dove non sono i ritornanti a essere pericolosi, ma le torme di insetti attirati dalle loro carni marce.

Racconti piacevoli sono anche l’apparentemente classico e catastrofico In the Dust di Tim Lebbon; Closure, Limited di Max Brooks, con cui prosegue la saga di World War Z; e Ghost Trap di Rick Hautala. Delude invece un po’ l’ingegnoso Twittering from the Circus of the Dead di Joe Hill, narrato, come intuibile dal titolo, attraverso i messaggi di 140 caratteri ciascuno di un’utente di Twitter, ma impostato su una trama banale e poco credibile.

Era difficile non citare bene o male tutti i racconti, perché, tolto quel pugno di brani incolore, a cui magari aggiungo l’ispido young adult Life Sentence in cui convivono zombie e vampiri, abbiamo tra le mani una lunga antologia (quasi 400 cartelle) ben orchestrata e diretta, dove il pericolo di una qualità altalenante, classico difetto delle raccolte, viene scongiurato da pezzi mediamente buoni che riescono forse nel compito più difficile quando si affrontano certi miti dell’immaginario orrorifico e si cerca di dar loro nuova linfa vitale.

Qui non ci sono zombie con superpoteri o morti che acquisiscono nuove facoltà o chissà quale altra assurda, balzana idea per rinfrescare il loro mito: qui c’è spazio soltanto per defunti che ritornano in vita, tutto qua, eppure, senza ricorrere a stratagemmi deliranti, ogni racconto ha qualcosa da dire.

Fateci un pensierino.

8 commenti:

  1. Sembra interessante,se dovessimo paragonarla a "Il libro dei morti viventi" di Skipp e Spector, come esce dal confronto? ("Il libro dei morti viventi" è uno dei miei cult zombeschi)
    Il vampirologo che ride

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  2. Stranamente lo si trova con gran facilità in quasi tutti i Megastore italiani (Feltrinelli, Fnac, Mondadori).
    Io non amo le antologie, ma il tuo giudizio positivo mi farà propendere per l'acquisto.

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  3. @ Vampirologo: purtroppo Il libro dei morti viventi l'ho letto a un'età sbagliata, e non me lo sono goduto per niente, anzi. Fai conto che a quel tempo non mi piacque nemmeno il racconto di Lansdale, poi ovviamente rivalutato, eccome, molti anni dopo. Dovrei sicuramente riprenderlo in mano e rileggerlo.

    @ McNab: a me di solito le antologie, se in qualche maniera tematiche, piacciono, ma in ogni caso The New Dead mette insieme davvero ottime storie. Un prodotto sopra la media, indubbiamente.

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  4. Ottima segnalazione.
    Lo cercherò sicuramente.
    Riguardo "Il libro dei morti viventi"(dato che anch'io l'ho letto ad un età sbagliata e poi rivalutato anni dopo) ti consiglio sicuramente di rileggertelo.Tra parentesi credo che sia uscito anche un seguito dal titolo BOOK OF DEAD2:STILL DEAD di cui fu tradotto dalla Nord mille anni fa un racconto di David Show.Pieno di citazioni per cinefili.
    NICK

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  5. Lo metto già in attesa per lettura futura e non troppo distante, ché mi hai fatto tornare la cursiosità. :)

    E metto in wish list il seguito, non sapevo nemmeno ci fosse. :-|

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  6. Secondo le(scarse)informazioni che ho Book of Dead2:still Dead dovrebbe essere uscito in America tra il 91 ed il92,in un momento in cui l'interesse per l'horror e specialmente per la corrente Splatterpunk era in diminuzione,quindi ha avuto molto meno successo del capostipite.Dovrebbe contenere(tra le altre cose)un'introduzione di Tom Savini,un racconto di Dan Simmons ed uno di Skipp &Spector(uno dei loro ultimi lavori prima che si dividessero per seguire strade"soliste".In Italia non credo che sia mai stato tradotto ma forse puoi rintracciare l'originale su Amazon.In seguito si parlò di un terzo volume ma poi il progetto fu abortito.Adesso vado a rintracciarmi l'antologia della Nord su cui era stato tradotto quel raccontino e magari te la segnalo.
    Spero di averti fatto le segnalazioni giuste.
    Ciao e buona lettura.
    Nick

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