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Dan Simmons: quanto siamo indietro

By Simone Corà | venerdì 18 novembre 2011 | 14:00


È una simpatica coincidenza che abbia appena colmato una grande lacuna, i primi due romanzi del ciclo di Hyperion, mentre Fanucci riporta in libreria proprio questa saga, che appartiene di diritto alla storia della fantascienza, da troppi anni assurdamente fuori catalogo come lo è d’altronde ogni libro di Dan Simmons salvo la manciata di titoli pubblicati da Gargoyle (L’estate della paura, L’invero della paura e Danza macabra) e i recenti La scomparsa dell’Erebus e Drood. Quattro romanzi (Hyperion, La caduta di Hyperion, Endymion e Il risveglio di Endymion) che tornano dopo tanti anni sugli scaffali, fortunatamente in edizione economica, a cui adesso nessuno dovrebbe rinunciare – quattro romanzi che sembrano apparire quasi con vergogna, perché è imbarazzante questa situazione italiana dove uno dei più grandi narratori dell’horror e della sci-fi vive rilegato nel limbo dei mercatini e nelle aste e-bay, unici luoghi dove trovare i suoi lavori pubblicati in passato da Mondadori e mai più ristampati.

Dunque in Italia Hyperion, un ciclo pubblicato tra il 1990 e il 1997, diventa nuovamente disponibile (vorrei anche parlarne ma non credo di essere abbastanza intelligente per farlo), e intanto in America Simmons è avanti di due libri, Black Hills e Flashback, mentre un terzo, The Abominable, è in lavorazione per un’uscita nel 2012. Nella speranza che qualche editore nostrano metta mano al portafogli per tradurli, perché leggere Simmons in inglese non ce la farei, troppe le sfumature, troppe le accortezze che il mio inglese limitato non coglierebbe, magari la stessa Elliot che ha fatto un ottimo, ottimo lavoro con Drood, vediamo di cosa parlano questi recenti romanzi, sempre che la bava non mi rovini la tastiera del pc.

Black Hills. Romanzo del 2010, quasi 500 pagine per raccontare, come accadeva in Drood, di personaggi storici realmente esisti immersi però in un contesto che sfiora l’horror e il mistery. Il generale Custer, in punto di morte, lascia le proprie spoglie per trasferirsi, come spirito, nel corpo del giovane Sioux Paha Sapa: la vita del ragazzo, manco a dirlo, cambia radicalmente, non solo perché ospita un fantasma, ma perché Custer possiede un’abilità che gli permette di vedere nel passato e nel futuro di uomini che passeranno alla storia, come Cavallo pazzo. Diciamocelo, la trama non è delle più accattivanti, ma anche quella di Drood non sembrava poi granché: l’ambientazione non è tra le mie preferite, apprezzo certe cose del western (tipo Deadwood) ma le vicende di indiani non mi hanno mai particolarmente affascinato, eppure di Simmons mi fido ciecamente, e le ottime recensioni che si leggono in giro non possono che farmi salivare ancora di più.

Flashback. Uscito il giugno scorso, vede Simmons tornare alla fantascienza che più ama e per lui più rappresentativa, il cyberpunk. Circa 600 pagine, stavolta, per un romanzo ambientato in un futuro dove gli Stati Uniti sono al collasso economico, crisi che però non sembra toccare nessuno: l’87% della popolazione è infatti assuefatto dalla droga Flashback, che permette di rivivere le migliori esperienze del proprio passato. Anche il detective protagonista, Nick Bottom, ne fa largo uso, ma nel suo passato potrebbe nascondersi qualcosa in realtà molto utile per un’indagine di omicidio che deve risolvere al più presto. Accolto così così dai lettori, viene criticato per la sua poca trasparenza nel mostrare le ben note simpatie destrorse di mr Simmons, che pare attaccare pienamente certe cose dell’Islam. Per chi voti Simmons mi frega gran poco, né in fondo mi interessa che si tratti di un romanzo cyberpunk, genere che fatico a digerire e con cui ho poca, pochissima dimestichezza: mi auguro solo di non dover aspettare quindici anni prima di poterlo leggere in italiano.

The Abominable. Si torna di nuovo a giocare tra storia e realtà per un romanzo che, come è facilmente intuibile dal titolo, racconta dell’abominevole uomo delle nevi. Ambientato nel 1925, vede due esperti scalatori inglesi, Mallory e Irvine, scomparire misteriosamente tra le lande innevate del Tibet. A organizzare una spedizione nella speranza di salvarli, un americano, un francese e un poeta inglese eroe di guerra. Non immaginano, ovviamente, che l’Everest nasconda una minaccia ben più pericolosa del freddo e della neve… Dei tre, nonostante la trama si presenti fin troppo classica, è sicuramente il libro che più mi interessa perché riporta abbastanza intuitivamente Simmons sulla strada dell’horror più sincero e genuino, per il resto è solo un’attesa infinita e dolorosa come l’essere intrappolati nell’albero di spine dello Shrike.

13 commenti:

  1. Forse ne parlavamo, comunque Erebus lì io proprio non l'ho digerito, mentre Hyperion è tra i miei libri preferiti di sempre.
    Di Simmons ho letto poco altro, tutta roba vecchia (tipo Kalì). Ho visto Drood ma ha le dimensioni di un mattone per fare palazzi e m'ha fatto paura.

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  2. Io ho letto "The Song of Kali" e "Ilium". Potrebbe essere l'occasione giusta per pigliarmi Hyperion...

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  3. Simmons è il mio amore...e Hyperion lo cerco come una pazza da tanto tempo senza mai riuscire a trovarlo. Per fortuna si son decisi a ripubblicarlo.
    Credo che la scomparsa dell' erebus sia tra i miei romanzi preferiti. letto e riletto.

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  4. Da tempo volevo leggere la saga di Hyperion e sono grato a Fanucci per averla ristampata. Peccato però per le copertine anonime.
    Il caso ha voluto che lo stesso giorno in cui ho preso il primo volume su una bancarella ho trovato le edizioni urania, pagandole la metà del prezzo stracciato proposto da Fanucci.
    Questa sarebbe la prima volta che leggo Simmons.

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  5. @ Matteo: ma come fai ad adorare Hyperion che è stracomplesso e a schifare l'Erebus? Sei matto, tu! ;)

    @ Mr Giobblin: bravo, Kali è maestoso nell'atmosfera lurida e horror che riesce a creare, pare di trovarsi in India sommersi e calpestati da gente ovunque.

    @ Lucia: il mio primo Simmons è stato L'estate della paura che, bello, sì, però la traduzione Gargoyle era pesante e non me lo sono goduto pienamente. Il secondo è stato l'Erebus che, madonna, librone incredibile, ancora mi ricordo il freddo e la fame provati dall'equipaggio della nave incagliata...

    @ Giovanni: ottimo acquisto, prossimamente mi sparerò anch'io i due Endymion. Hyperion è molto intricato e per certi versi pesante, lungo, denso, ma è una storia meravigliosa che ti ripaga di tutta la pazienza spesa nei momenti più incasinati. :)

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  6. http://occhiliquidi.wordpress.com/18 novembre 2011 alle ore 17:46

    Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  7. http://occhiliquidi.wordpress.com/18 novembre 2011 alle ore 19:09

    Davvero faccio fatica a capire il motivo della cancellazione del mio commento...

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  8. The Abominable mi intriga assai. Spero in una lesta traduzione.

    Hyperion penso sia quanto di meglio scritto da Simmons ed anche la Scomparsa dell'Erebus lo reputo un buon romanzo. Drood invece, che ho letto quest'estate, l'ho trovato un pò noiosetto. In ogni caso Simmons è sempre un grande scrittore.

    Hai dimenticato il link all'estratto di The Abominable.

    ciao
    ale

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  9. Ah, mi sono scurdato di togliere del tutto la frase perché l'estratto non è più disponibile. Correggo subito.

    Drood invece io l'ho divorato di gusto, perché nonostante la lunghezza gioca con l'horror e l'inquietudine con un'abilità impressionante. :)

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  10. Hyperion ed Endymion sono capisaldi della mia formazione. Non ho paura a definirli capolavori assoluti.
    Simmons è sempre stato maltrattato dagli editori italiani, o quantomeno lo è stato negli ultimi 15 anni.
    E dire che è uno scrittore universalmente riconosciuto come valido, anche da chi non lo digerisce.
    Mi chiedo dunque se sia solo una questione di soldi. Editrice Nord, Newton Compton e altre CE traducono ogni mese decine di autori statunitensi davvero mediocri, che in linea di massima vendono, appunto, mediocremente.
    Poi ti accorgi che Simmons, Keene, Paffenroth e molti altri validi autori non arrivano più, oppure arrivano in malomodo e con ritardi mostruosi.
    E allora ti rendi conto di quanto il grande problema dell'editoria italiana sia una reale, tangibile ignoranza del mercato internazionale...

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  11. Pensa che tempismo... ho appena acquistato il ciclo dei canti e reiniziato a leggerlo. Meraviglia.
    E quoto alex a mille.

    Ma ci abbiamo il governo tecnico, noi... :(

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  12. ciao, cerco di seguire spesso il tuo blog che trovo molto interessante. se ti va ogni tanto fai anche un salto sul mio. da pochi giorni ho aggiunto la pagina su fb:
    https://www.facebook.com/pages/Letteratura-Cinema/274994392537642

    io ho già visitato la tua :)
    ciao ciao

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  13. @ McNab: il discorso purtroppo è sempre il solito, e dubito che potrà prendere una sterzata positiva col passare degli anni. Più che altro, stupisce il fatto che Simmons, in passato, venisse tradotto sempre (i suoi libri mi sembra siano quasi tutti disponibili in italiano), che è la stessa cosa capitata ai vari McCammon e Barker...

    @ Eddy: l'inizio di Hyperion è strepitoso, penso che la prima metà sia davvero qualcosa di unico, una lettura costantemente a bocca aperta per padronanza lessicale e ritmica. :)

    l&c: sarà fatto. :)

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