Dopo un’edizione 2010 avara di titoli interessanti e priva di personaggi di spicco, con il 2011 il Trieste Science+Fiction si risolleva, nonostante i tagli dal lato economico che hanno penalizzato il Festival rischiando di distruggere quanto di buono fatto in passato, e come il più implacabile dei morti viventi torna per mordere con un nome su tutti, George A. Romero, che quasi da solo ha attirato, si vocifera, 15.000 persone.
Il nostro festival inizia venerdì 11.11.11, secondo giorno di eventi e proiezioni, con una presentazione mattiniera, rigorosamente (e azzardatamente) alle ore 11 per propiziare le divinità cosmiche, di due saggi cinematografici. Comincia Leonardo Gandini con un volume sul cinema americano, mezz’ora snob e a senso unico con simbolismi e cripticismi tipici della casa editrice, la Carocci, che stuzzicano il sonno come i librazzi sulla Didattica pappati all’università, poi per fortuna arriva Kim Newnam, trench da investigatore privato, abbigliamento da lord ottocentesco e buffo sorriso perenne, che si rivelerà vero e proprio eroe del festival.
Difficile capire il motivo di una presentazione italiana di un mastodontico tomo di un miliardo di pagine, in lingua originale, che ripercorre la storia dell’horror dal ’68 a oggi, questo Nightmare Movies, appena 25 euro con lo sconto, nuova versione, più completa e abbondantemente aggiornata, dell’opera uscita per la prima volta negli anni Novanta a cura di un editore, come racconta il simpatico Newman, fallito una settimana dopo la pubblicazione. Molti aneddoti (come l’immagine porno-splatter di Cannibal Ferox scoperta per caso dall’editore) ed estrema disponibilità, Kim Newman si dimostra persona innamorata del proprio mestiere e del cinema, ne parla con una passione viscerale impossibile da non ammirare, peccato per i risicati venti minuti a disposizione.
Saltiamo l’incontro con Gipi perché siamo incazzati che la presentazione di mr Newman sia finita sul più bello per via dei ritardi accumulati precedentemente, proviamo a incastrarci con le proiezioni pomeridiane, salvo poi cercare di incastrarci anche con il masterclass di Romero, di cui ci avvisa in extremis Matteo Poropat, ma infine ci tocca perdere per alcune carenze nello sdoppiamento di persona su cui si dovrà lavorare in futuro. Discutibile l’orario per l’incontro più succoso con il papà degli zombie, le 17 nel centro della città non sono di certo il momento più ideale, soprattutto quando in serata lo stesso evento avrebbe avuto protagonista Gipi, che diventa involontariamente nostro acerrimo nemico, e invertire gli spettacoli avrebbe sicuramente reso tutti più sorridenti e meno inclini alla violenza. Si mormora tuttavia che il masterclass non sia andato molto bene, gestita da mirabolanti esperti cinematografici che in realtà rendono perplesso Romero con domande inadeguate e riflessioni errate sui suoi film.
Molto favorevole è comunque il prezzo dell’abbonamento, 20 euro (15 per gli studenti), a conti fatti davvero un’occasione data la possibilità di stordirsi tranquillamente con una quindicina di film (e qualche Red Bull per non morire nel frattempo). Quasi tutti i film sono già stati visti e ampiamente discussi in rete, uno, L’ultimo terrestre, è già stato addirittura proiettato al cinema, ma la qualità generale e il non averne visto manco uno ci sono d’aiuto nella scelta di spararceli tutti dritti nel cervello.
Si parte con un ritardo di 45 minuti, che fa di tutto per sballare l’intero programma del giorno e quasi ci riesce. Di fronte a oltre duecento persone che campeggiano puzzolenti in ogni angolo del Cinecity, è clamorosa la spiegazione dell’organizzazione, nelle vesti di questo personaggio, ribattezzato Capitan America per una simpatica t-shirt indossata il giorno dopo: nessun problema video, nessuna magagna elettronica, nessuna pellicola dimenticata a casa, se Troll Hunter non inizia è perché c’è un troll gigante in giro per il cinema. Grande umorismo al quale sopravviviamo eroicamente perché Troll Hunter vale l’attesa: mockumentary fresco e divertente, con un ottimo taglio autoironico in contesto horror di notevole fascino folkloristico, a parer di Crescizz miglior film del festival.
Tocca poi a The Show Must Go On, pellicola che mostra, a partire dal titolo, perché la Croazia non faccia film di fantascienza da trent’anni: una manciata di concorrenti di una sorta del Grande Fratello continuano a essere ignari protagonisti dello show nonostante all’esterno infuri una guerra nucleare. Ridicolo e inverosimile, mal recitato e superficialmente scritto, ma con un’eccentrica scelta di fotografia e costumi, resterà impressa la scena in cui il protagonista sopravvive allo scoppio di un MISSILE a dieci centimetri da lui. Speriamo che la Croazia torni nel silenzio fantascientifico degli ultimi trent’anni e non ci sia il sequel con L’isola dei famosi. Il regista doveva essere in sala, ma Capitan America dice ridendo che “era qui ma lo abbiamo perso, peccato perché c’era anche la traduttrice”. Noi, una mezza idea di dove siano e cosa stiano facendo, ce la siamo fatta.
Alle 20.00 si riparte, raggiunti da un altissimo Matteo Poropat, con Stake Land, solita solfa post apocalittica con mostri mezzo vampiri mezzo zombie mezzo messicani, tutto già ampiamente visto e prevedibile, ma nel complesso comunque un film gradevole per il suo impatto sanguinario e certe tematiche sollevate. In sala, regista e sceneggiatore/attore principale sono simpatici e molto soddisfatti del risultato ottenuto: lo si vede dai sorrisi, dalla disponibilità, dalla timidezza di Nick Domici (che nel film interpretava un duro motherfucker) e dalla loquacità di Jim Mickle, che sgambetta tutto agitato. Piove una polemica dal pubblico, tipicamente italiana, sulla questione religiosa, alla quale Mickle e Domici fanno i signori rispondendo con l’equivalente di un “certo, hai ragione tu”.
Si conclude la serata alle 22.15 con Extraterrestrial, che si rivelerà a parer mio miglior pellicola del festival: esilarante commedia sugli equivoci, di sci-fi c’è poco ma la rielaborazione di certi topoi è strepitosa. Il mostruoso ritardo iniziale è stato in parte ammortizzato, quindi siamo fortunati a cenare rapidi all’una di notte, si soffre poi la bora triestina e via a nanna, il secondo giorno è già incombente. [Simone]
L'obiettivo sarà fare una foto con quest'uomo:
Concorso: indovina a chi appartengono queste strane cose marroni
Il nostro festival inizia venerdì 11.11.11, secondo giorno di eventi e proiezioni, con una presentazione mattiniera, rigorosamente (e azzardatamente) alle ore 11 per propiziare le divinità cosmiche, di due saggi cinematografici. Comincia Leonardo Gandini con un volume sul cinema americano, mezz’ora snob e a senso unico con simbolismi e cripticismi tipici della casa editrice, la Carocci, che stuzzicano il sonno come i librazzi sulla Didattica pappati all’università, poi per fortuna arriva Kim Newnam, trench da investigatore privato, abbigliamento da lord ottocentesco e buffo sorriso perenne, che si rivelerà vero e proprio eroe del festival.
Difficile capire il motivo di una presentazione italiana di un mastodontico tomo di un miliardo di pagine, in lingua originale, che ripercorre la storia dell’horror dal ’68 a oggi, questo Nightmare Movies, appena 25 euro con lo sconto, nuova versione, più completa e abbondantemente aggiornata, dell’opera uscita per la prima volta negli anni Novanta a cura di un editore, come racconta il simpatico Newman, fallito una settimana dopo la pubblicazione. Molti aneddoti (come l’immagine porno-splatter di Cannibal Ferox scoperta per caso dall’editore) ed estrema disponibilità, Kim Newman si dimostra persona innamorata del proprio mestiere e del cinema, ne parla con una passione viscerale impossibile da non ammirare, peccato per i risicati venti minuti a disposizione.
Saltiamo l’incontro con Gipi perché siamo incazzati che la presentazione di mr Newman sia finita sul più bello per via dei ritardi accumulati precedentemente, proviamo a incastrarci con le proiezioni pomeridiane, salvo poi cercare di incastrarci anche con il masterclass di Romero, di cui ci avvisa in extremis Matteo Poropat, ma infine ci tocca perdere per alcune carenze nello sdoppiamento di persona su cui si dovrà lavorare in futuro. Discutibile l’orario per l’incontro più succoso con il papà degli zombie, le 17 nel centro della città non sono di certo il momento più ideale, soprattutto quando in serata lo stesso evento avrebbe avuto protagonista Gipi, che diventa involontariamente nostro acerrimo nemico, e invertire gli spettacoli avrebbe sicuramente reso tutti più sorridenti e meno inclini alla violenza. Si mormora tuttavia che il masterclass non sia andato molto bene, gestita da mirabolanti esperti cinematografici che in realtà rendono perplesso Romero con domande inadeguate e riflessioni errate sui suoi film.
Molto favorevole è comunque il prezzo dell’abbonamento, 20 euro (15 per gli studenti), a conti fatti davvero un’occasione data la possibilità di stordirsi tranquillamente con una quindicina di film (e qualche Red Bull per non morire nel frattempo). Quasi tutti i film sono già stati visti e ampiamente discussi in rete, uno, L’ultimo terrestre, è già stato addirittura proiettato al cinema, ma la qualità generale e il non averne visto manco uno ci sono d’aiuto nella scelta di spararceli tutti dritti nel cervello.
Si parte con un ritardo di 45 minuti, che fa di tutto per sballare l’intero programma del giorno e quasi ci riesce. Di fronte a oltre duecento persone che campeggiano puzzolenti in ogni angolo del Cinecity, è clamorosa la spiegazione dell’organizzazione, nelle vesti di questo personaggio, ribattezzato Capitan America per una simpatica t-shirt indossata il giorno dopo: nessun problema video, nessuna magagna elettronica, nessuna pellicola dimenticata a casa, se Troll Hunter non inizia è perché c’è un troll gigante in giro per il cinema. Grande umorismo al quale sopravviviamo eroicamente perché Troll Hunter vale l’attesa: mockumentary fresco e divertente, con un ottimo taglio autoironico in contesto horror di notevole fascino folkloristico, a parer di Crescizz miglior film del festival.
Tocca poi a The Show Must Go On, pellicola che mostra, a partire dal titolo, perché la Croazia non faccia film di fantascienza da trent’anni: una manciata di concorrenti di una sorta del Grande Fratello continuano a essere ignari protagonisti dello show nonostante all’esterno infuri una guerra nucleare. Ridicolo e inverosimile, mal recitato e superficialmente scritto, ma con un’eccentrica scelta di fotografia e costumi, resterà impressa la scena in cui il protagonista sopravvive allo scoppio di un MISSILE a dieci centimetri da lui. Speriamo che la Croazia torni nel silenzio fantascientifico degli ultimi trent’anni e non ci sia il sequel con L’isola dei famosi. Il regista doveva essere in sala, ma Capitan America dice ridendo che “era qui ma lo abbiamo perso, peccato perché c’era anche la traduttrice”. Noi, una mezza idea di dove siano e cosa stiano facendo, ce la siamo fatta.
Alle 20.00 si riparte, raggiunti da un altissimo Matteo Poropat, con Stake Land, solita solfa post apocalittica con mostri mezzo vampiri mezzo zombie mezzo messicani, tutto già ampiamente visto e prevedibile, ma nel complesso comunque un film gradevole per il suo impatto sanguinario e certe tematiche sollevate. In sala, regista e sceneggiatore/attore principale sono simpatici e molto soddisfatti del risultato ottenuto: lo si vede dai sorrisi, dalla disponibilità, dalla timidezza di Nick Domici (che nel film interpretava un duro motherfucker) e dalla loquacità di Jim Mickle, che sgambetta tutto agitato. Piove una polemica dal pubblico, tipicamente italiana, sulla questione religiosa, alla quale Mickle e Domici fanno i signori rispondendo con l’equivalente di un “certo, hai ragione tu”.
Si conclude la serata alle 22.15 con Extraterrestrial, che si rivelerà a parer mio miglior pellicola del festival: esilarante commedia sugli equivoci, di sci-fi c’è poco ma la rielaborazione di certi topoi è strepitosa. Il mostruoso ritardo iniziale è stato in parte ammortizzato, quindi siamo fortunati a cenare rapidi all’una di notte, si soffre poi la bora triestina e via a nanna, il secondo giorno è già incombente. [Simone]
L'obiettivo sarà fare una foto con quest'uomo:
In che lingua li proiettano i film?
RispondiEliminaTrolljegeren io l'ho visto in lingua originale (sto studiando norvegese) con i sottotitoli e mi è piaciuto parecchio, soprattutto culturalmente.
Ian
Kim Newman fa troppa impressione! Sembra un cazzo di bambino coi baffi! Ma cos'è?! Eppoi perché fa pubblicità al té?!
RispondiElimina@ Ian: li proiettavano tutti in originale coi sub. E da questo punto di vista, Troll Hunter in particolare ne esce molto impreziosito.
RispondiElimina@ Cyb: ma è un mito!
Su Trollhunter son d'accordo con Crescizz.
RispondiEliminaMa i corti europei ve li siete persi?
Molti erano noiosissimi ma Decapoda shock! (la vendetta alla Machete di un uomo-aragosta)
Funk Food (critica al razzismo travisata dalle scelte culinarie di due zombie) e
The Centrifuge Brain Project erano delle chicce spassosissime.
I corti purtroppo ce li siamo persi, si sovrapponevano a non mi ricordo cosa ed era davvero impossibile spararceli. ;)
RispondiEliminaBelle le foto! Sembra che abbiamo obbligato la gente a fare pubblicità occulta! In realtà io e Simone eravamo daccordo coi distributori di bevande e ci hanno dato una quota|!| XD
RispondiElimina@ Cyb: come ti permetti di parlare così di Mr. Newman????????????ti meriti di vedere l'uncut di morituris + backstage!
@ Giovanni: sì, + avanti scriverò la recensione di trollhunter e ne parleremo :)
Crescizz
Non perdere tempo a scrivere qui, muoviti cone le recensioni! :D
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