Ci sono alcuni motivi che mi spingono a parlare di Drive adesso, nonostante la blogosfera e internet in generale sia zeppo di riflessioni sull’ultima opera di Nicolas Winding Refn. Reduce da una visione avvenuta con notevole ritardo nonostante l’acquolina mi riempisse la bocca ogni qualvolta ripensavo ai dieci sbalorditivi minuti iniziali visti in anteprima più o meno un mesetto fa, non avevo intenzione di scriverne una recensione perché convinto che niente avrei avuto da aggiungere alle lodi con cui bene o male chiunque inneggiava al capolavoro, o giù di lì. Certo, Refn mi aveva distrutto i coglioni con Valhalla Rising, tra le visioni più atroci, sonnolente e fastidiosamente snob della mia vita, ed ero già pronto a inginocchiarmi e chiedere scusa perché Drive, ehi, è così capolavoro da cancellare tutti i suoi peccati registici, ma invece mi ritrovo a riflettere su un difetto enorme, cosa che mi fa sbandare da una recensione vera e propria a una riflessione che mi gira per la capozza da un bel po’ di tempo.
Mi chiedo infatti come un film effettivamente bellissimo da un punto di vista registico, come in fondo lo era anche Valhalla Rising, possa venire sopravvalutato quando soggetto e sceneggiatura si presentano così banali, fiacchi, deboli e confusi da non riuscire a sorreggere tanto splendore visivo. In Rete ho letto analisi profonde e intelligenti che io non sarei nemmeno in grado di concepire, eppure a me Drive ha lasciato un po’ così, con quella faccia scontenta modello Steve Buscemi, proprio perché al di sotto dei piano sequenza vertiginosi, al di sotto del ritmo lento che di colpo si squarcia diventando serratissimo, al di sotto delle improvvise e stupefacenti esplosioni di violenza, al di sotto insomma di una messa in scena estremamente personale e in più di un’occasione straordinariamente affascinante, be’, io non ho mica visto niente.
E non voglio parlare, come ho evitato tante volte, di quanto la semplicità di un soggetto sia più o meno irrilevante nei confronti della riuscita del prodotto finale se la sceneggiatura sa essere attenta, abile, ben costruita e approfondita. È chiaro che non parlo nemmeno del dialogo scarno e frammentario, scelta particolare che ho apprezzato molto, soprattutto per il ruolo degli sguardi e dei silenzi tra una (rara) voce e l’altra. Parlo invece della narrazione: Drive ha una trama particolarmente sempliciotta, okay, ma questa è una considerazione superflua se lo script di Hossein Amini l’avesse srotolata confezionando buoni personaggi e solide situazioni, e non si fosse invece limitato, come è invece avvenuto, fornendo un banale, questo sì, assist a mr Refn per le sue mirabolanti riprese. Ma più di un intreccio semplicistico e rinsecchito, il problema di Drive è che è raccontato male, ed è probabilmente questo l’aspetto che più di tutti mi ha infastidito. È raccontato male perché Amini non scioglie progressivamente la trama, ma la butta là con spiegoni imbarazzanti che linearizzano malamente una storia dove le immagini e il non-detto dovrebbero farla da padrone.
Ron Pearlman/Nino ha agito così perché, Albert Brooks/Bernie ha agito così perché, Bryan Cranston/Shannon ha agito così perché.
Si spiega, si spiega, si spiega in maniera atroce laddove l’intero film è un’incantevole serie di immagini che non hanno bisogno di alcun dialogo che le sostenga (gli sguardi tra il driver e il bambino, il bacio nell’ascensore), si raccontano catastroficamente retroscena di una trama che non aveva bisogno di retroscena, in special modo se scritti così male, si parla quando in Drive non si parla mai, distruggendo qualsiasi buono, ottimo, spunto visivo. E la pellicola non riesce a trasmettere quello che dovrebbe, perché ingabbiata in una trama banale e pessimamente esposta, e non può esserci cosa peggiore perché da questa trama e da questi personaggi io non riesco a cogliere nulla, non un lato caratteriale, non un sentimento, non un’emozione trasmessa. Tutto viene vanificato se non c’è struttura, se non c’è narrazione. E ancora, ancora meno resta dell’enigmatico finale, simbolismo forse fine a se stesso che arriva a coronazione di una pallida vendetta personale conclusa con quella stessa confusione, quel disordine, quell’incertezza narrativa di cui è pregno il film.
Si torna quindi al discorso iniziale: Drive è bello, a tratti bellissimo da vedere, ma è una meraviglia priva di consistenza e di fondamento, è diretto da Dio ma è scritto sulla carta igienica, è emozionante da commuovere e allo stesso tempo non lo è. E a me non basta. Non basta perché Drive non è quel filmetto d’azione, non è una tamarrata alla Fast and Furious, non è quell’horror sempliciotto, non è quello splatter divertente dove la trama può essere pretesto, dove la storia può essere semplice, divertito collant tra le immagini, dove la sceneggiatura può essere povera perché l’impatto visivo wow! Potreste dire che Simone è ipocrita perché ha apprezzato Insidious dicendo proprio il contrario di quanto afferma qui sopra, ma Insidious è in fondo un filmuncolo che ha l’unica pregio di far paura, nient’altro, Drive viaggia, o avrebbe dovuto viaggiare, su binari ben superiori, concettualmente e filosoficamente. Poi potreste anche dire che Simone parla in terza persona e magari non sta molto bene, resta però un fastidioso appunto mentale, un urticante tarlo, un maledetto interrogativo che chiaramente non riguarda le merdate alla Bay ma quei prodotti con un certo valore (il primo che mi viene in mente è The Fall, di Tarsem Singh, altra pellicola che mi ha lasciato parecchio insoddisfatto, mentre Immortals mi puzza tantissimo): fino a che punto la storia rivesta un ruolo d’importanza?, e fino a che punto la regia può farne a meno?
Dunque, ho letto la tua recensione e sono d'accordo in parte con te.
RispondiEliminaA me il film è piaciuto, ma non hai torto quando dici che si regge sulla fuffa, parla di aria fritta. O meglio: a differenza tua i primi minuti mi hanno quasi convinta a interrompere la visione. Bellissimi, sicuramente, ma che palle giganti. E' quando subentra lo spiegone, o meglio, l'azione sanguinaria senza troppo spiegone che il film è riuscito a catturarmi.
Poi, per carità, la storia era già stata sviscerata meglio da gente come Scorsese, solo per citare un nome, ma nonostante questo Drive mi ha soddisfatta.
Non un capolavoro, ci mancherebbe, ho visto molto meglio, ma neppure un film da gettare banalmente nella mischia di altre migliaia di mensili produzioni.
Anche a me non è piaciuto molto, tanto da "regalargli" un bel 4 in pagella. Le mie critiche: troppo lento e poco coinvolgente, nonostante il bel finale
RispondiEliminaDopo quest'ennesima discordanza - e soprattutto per aver apprezzato l'inutile Insidious, che non fa paura neanche per sbaglio -, direi che qualche punticino in più per essere il mio secondo rivale te lo sei guadagnato. ;)
RispondiEliminaSecondo me sarebbi bastati che tu ci dicevi "non mi è piaciuto perchè sono sciemo" noi eravamo tutti d'accordo con la tua recensione.
RispondiEliminaInsidious putza.
Firmato: Anonimo.
@ Bollalmanacco: fuffa, esatto, credo sia la parola giusta, che racchiude tutto il film. In tanti hanno detto che Refn ha finalmente saputo liberare la sua vera vena registica perché supportato da una sceneggiatura non sua, ma se è questo il copione che gli offrono allora meglio Valhalla Rising che almeno mi faccio un pisolino. :)
RispondiElimina@ Affari Nostri: addirittura, siete stati più cattivi di me! ;)
Io credo che la lentezza sia uno dei suoi pochi pregi, poi, certo, condivido il fatto che non è assolutamente coinvolgente, perché c'è zero lavoro sui personaggi.
@ Ford: ahahaha, ma io non voglio essere tuo nemico!
@ Elvezio: magari quello per il prossimo film di Refn
Ci credi se ti dico che è la prima recensione che mi ha incuriosito? :D
RispondiEliminaMagari lo guardo proprio per vedere da che parte sto. :D
Ecco, bravo! :D
RispondiEliminaIo ho avuto l'effetto contrario, perché ogni recensione che leggevo mi metteva la bava alla bocca. E poi invece...
Io mi sento direttamente chiamata in causa perché ho usato la parola capolavoro nella mia recensione e adesso a te non è piaciuto ed è anche colpa mia :(
RispondiEliminaNo, davvero. Quello che dici è anche condivisibile, nel senso che Drive non ha una sceneggiatura di ferro.
Il problema, per quanto mi riguarda, è che a me delle sceneggiature interessa il giusto. MI spiego (ed evito di essere logorroica): Drive è un film di pura regia, il racconto si dipana attraverso lo stile di Refn e si regge solo ed esclusivamente su quello. Questa cosa mi ha conquistata, ma credo che possa infastidire altri, che tendono a prediligere altri aspetti in un film.
E' lo stesso motivo per cui ho adorato il cigno nero, e ad altri non è piaciuto. Non è che il cigno nero non sia carente nella sceneggiatura. Lo è, ma è talmente splendido a livello di regia, che io me ne frego.
Stessa cosa con Drive.
L' unico elemento della tua recensione che non riesco a condividere è quando parli di spiegoni, perché in tutto il film ci saranno cinque linee di dialogo...
Ma è proprio il fatto che ci siano cinque dialoghi a renderli esagerati, come quando viene spiegato (in maniera anche abbastanza confusa) il raggiro di Nico, o come quando Shannon fa la spia e spiega perché l'ha fatta. C'erano ben altri modi per narrare queste svolte...
RispondiEliminaPer il resto, certo, visivamente Drive è incredibile, ma a me non basta e ho bisogno prima di tutto di una storia. Che è lo stesso motivo per cui anche Il cigno nero mi è piaciuto gran poco... :)
io lo appoggio alla scimmia malvagia qui: http://emonkeysays.blogspot.com/2011/11/e-finalmente-ci-sono-arrivato-pure-io.html
RispondiEliminaPer il resto, l'esilità della trama era NECESSARIA per il tipo di discorso (come in Valhalla Rising del resto) e, anzi, io ritengo che la sceneggiatura (non il soggetto per carità) non sia così semplice come si creda.
lascia un po' a chiedersi: tutto qua? è come voler guidare una Aventador su una stradina sterrata...bella macchina,ma che gusto c'è?
RispondiElimina@ Valentino: sì, avevo letto la rece di MA a suo tempo, però per me no, proprio no. L'idea di una sceneggiatura così scarna, certo, è fondamentale per poter creare la giusta atmosfera al film, ma non se è scritta e gestita così male.
RispondiElimina@ liber@: la sensazione è quella, già...
ok, ma nella tua analisi hai dimenticato la colonna sonora.
RispondiEliminaquando hai una canzone come "a real hero", la sceneggiatura può essere del tutto superflua... :)
il senso e il fascino del film, o almeno un buon 50%, stanno tutte lì
Mmmh, non credo di essere molto d'accordo, dato che la colonna sonora funziona (bene, chiaro) accanto alla regia. Le lacune nella sceneggiatura restano comunque. :)
RispondiEliminanooooooooooooooo! non me lo dovevi fare!:-)
RispondiEliminaL'ho rivisto e l'ho trovato bellissimo:un poderoso racconto noir che usa al massimo il classicismo e la tradizione del genere, rispetta in modo maniacale le regole e la costruzione dei personaggi e affida il tutto a un grande cast e a una regia superba
Ci tengo anche a precisare che Valhalla è stupendo in modo commovente e che a me "acchiappa" come direbbe Jerry Calà
Per me questo è Cinema Purissimo
Poi chiaramente il capolavoro dei capolavori è The Artist
Madò, tra Valhalla e The Artist potresti scatenare la mia rabbia adolescenziale e adulta mai espressa. Ma non ti picchio perché hai gli occhiali e io sono un gentleman :-p
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