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Quei libri che sono morto prima #2

By Simone Corà | lunedì 14 maggio 2012 | 08:00


Periodo di magra narrativa, non riesco a trovare niente che mi piaccia o che non mi faccia sbuffare dopo venti pagine. Ripesco quindi questo vecchio post con una seconda tornata di libri interruptus perché no, proprio non riuscivo ad andare avanti. 

L’occhio del tempo, di Arthur C. Clarke e Stephen Baxter: di per sé non sarebbe un brutto libro, questo primo tassello di una trilogia che inizia esattamente coma la ben più nota saga di 2001 ma ne prende uno sviluppo parallelo, perché in fondo è scritto benino (e visto chi sono gli autori ci mancherebbe) e ci sono personaggi simpatici a cui ci si affeziona, ma la trama è talmente banale e preconfezionata che mi è stato proprio impossibile resistere per più di 100 pagine. Anche perché vedere Alessandro Magno vs Gengis Khan in questo mondo distrutto da impossibili eruzioni temporali è qualcosa di così insipido da far partire gli sbadigli dopo aver letto il titolo. Chiaro che con Clarke dovevo preferire qualche altro romanzo, sputi in faccia a Simone – ma sicuramente, in futuro, ritenterò sperando nella fortuna.

Mistborn – L’ultimo impero, di Brandon Sanderson: a quanto pare Sanderson è il salvatore del fantasy, o giù di lì, e non dubito che nella sua già sostanziosa bibliografia abbia avuto un bel ruolo nel togliere al genere i suoi aspetti più infantili e inflazionati, anche perché in questo primo capitolo della trilogia Mistborn di idee notevoli ce ne sono, su tutte la magia e i meccanismi che la mettono in moto, un qualcosa, quindi, di così originale e ben realizzato che stava quasi per convincermi a tener duro per le oltre 600 pagine del librazzo. La storia, tuttavia, è lunga, annacquata e soprattutto raccontata, e prende spunto da eventi talmente noiosi e classici che dopo un centinaio di cartelle ho dovuto arrendermi. Un sovrano immortale e cattivissimo, dei ribelli pronti a tutto per detronizzarlo, vari prescelti a loro insaputa fortissimi, e insomma, il solito tran tran scritto, tra l’altro, con uno stile elementare e fin troppo semplicistico, danneggiato da una traduzione comunque non all’altezza. Mi sa che per il fantasy non c'ho proprio più l'età.

Il tempo del vuoto, di Peter Hamilton: ho un debole per i libroni, lo so, non posso farci nulla, non so perché la mole di pagine mi affascini tanto da gettarmi in tomi lunghissimi quasi fossero libretti da un centinaio di cartelle. Avevo letto Il sogno del vuoto, il capitolo precedente, e pur apprezzandone certe idee e la vastità dello scenario, non mi era piaciuto, proprio no, chissà perché ho quindi iniziato l’episodio due, interrompendolo l’autunno scorso e tentando anche di riprenderlo in mano per poi, chiaramente, interromperlo di nuovo. La space opera di Hamilton, oltre alle consuete battaglie interstellari, mette insieme spunti cyberpunk e fantasy, ed è proprio su questi punti che la lettura è grossomodo indigeribile. Scritto con gran cura, per carità, con una proprietà di linguaggio notevole, ma Hamilton indugia troppo, troppo tempo su aspetti insignificanti lasciando sullo sfondo tutto quello che c’è di bello. Con una guerra spaziale fighissima, zeppa di alieni malvagi, marziani sconosciuti e super astronavi, liquidata però in pochissime pagine, Hamilton descrive per centinaia di cartelle cosa faccia quel mattacchione di Edeard, giovanotto a capo della guardia cittadina di un paesotto e alle prese addirittura con le bande criminali che fanno baccano! Uau!

4 commenti:

  1. E tu dicci che tipo di libro ti piacerebbe leggere in questo periodo, e sono sicuro che quattro o cinque titoli validissimi pioveranno in men che non si dica... prooova! :-)
    Tra l'altro può essere utile a molti! Quanto è brutto incappare in una striscia consecutiva di tre o quattro libri deludenti... ti lascia in bocca quel saporaccio di mela marcia...

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    1. Non è mica una brutta idea, la tua, chissà che magari spunti qualche titolo che non conoscevo. Allora, diciamo, un horror recente, facciamo degli ultimi 2-3 anni, meglio se in lingua... qualche salvatore che mi fa contento? :)

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  2. Non c'è ancora la folla che mi aspettavo di evocare ma... non disperare. :-) Rompo io il ghiaccio.

    Negli ultimi due/tre anni l'horror l'ho frequentato molto meno che in passato essendomi spostato sul noir/crime nelle sue varie declinazioni, tuttavia condivido con te un paio di nomi o titoli che ho nel mirino; puoi fare una ricerchina e vedere se le varie recensioni sono stimolanti quanto basta anche per te:

    - Jonathan Maberry (iniziando ad esempio con Patient Zero)
    - Scott Sigler (partendo con Infected)

    Ambedue sono già tradotti in Italia ma andrei sull'originale.

    Se devo consigliarti una cosa che ho letto e che in qualche modo penso possa intrigarti, opto invece per: The Cold Kiss di John Rector. Un thriller divertente che tratta in modo superiore alla media (per me) lo stereotipo della "coppia intrappolata nel motel durante tormenta di neve". Non è horror ma merita. Veloce, ben scritto, gustoso.

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    1. Eh eh, fa niente, grazie invece per le dritte! Sigler, ora me lo fai venire in mente, me l'ero segnato a suo tempo, quand'era uscito per Fanucci, senza però poi approfondire, mentre di Maberry ho letto qualche racconto e lo proverò sicuramente. Anche The Cold Kiss mi ispira parecchio, devo dire... :)

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