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Il porto degli spiriti, di John Ajvide Lindqvist

By Simone Corà | martedì 22 giugno 2010 | 16:00

Marsilio, 2010
494 pagine, 19 euro
ISBN 9788831705684

Isola di Domarö, Svezia. Anders e Cecilia si conoscono da quando sono ragazzini, ora sono sposati e hanno una bellissima bambina, Maja. Un giorno come un altro, durante una passeggiata fino al faro di Gåvasten, accade una disgrazia: Maja scompare. Nessuna traccia sulla neve, nessun indizio a cui aggrapparsi, nessun testimone, Maja è semplicemente svanita nel nulla.
Alcuni anni dopo, Anders, ormai alcolizzato e separato dalla moglie, torna sull’isola, e lì ritrova il vecchio amico Simon, un illusionista in pensione, e la sua compagna Anna-Greta. E mentre ricorda i bei tempi, con Cecilia e Maja accanto a lui, iniziano ad accadere cose molto strane: incendi improvvisi, cadaveri ritrovati in mare, apparizioni di persone che credeva morte. E forse Maja, proprio sua figlia, che cerca di comunicare con lui…


Non sono bastati che pochi anni di carriera letteraria, e John A. Lindqvist ha raccolto consensi unanimi di critica e pubblico, divenendo con soli due romanzi autore importante, se non fondamentale per la salvaguardia della narrativa di genere. E se dapprima si poteva pensare che Lindqvist potesse rientrare nel calderone della recente e tutt’altro che imprescindibile moda svedese, esplosa in Italia con i vari Larsson e figliocci come se gli autori scandinavi avessero iniziato a scrivere soltanto in questi anni, è facile riconoscere qualità, nelle sue dita, una qualità che l’ha portato a raccontare di vampiri e zombie con delicata innovazione, e che torna, con questo nuovissimo Il porto degli spiriti, per portare un respiro fresco e genuino all’archetipo del fantasma.

Naturalmente, non ci sono spettri convenzionali, su queste pagine, e la sinossi ingannatrice, là sopra, è poco più di un incipit a una storia molto complessa, ricca di personaggi ed eventi, spunti e quesiti, contorta nel suo dipanarsi tra vari punti di vista e flashback spazzanti, e lunga, molto lunga ma necessaria per raccontare la bizzarra, singolare storia di Anders in cerca della figlia scomparsa.

Tra mitologie marittime, culti innominabili, dimensioni parallele, possessioni pseudo-demoniache e strane, deformi creature che vivono nell’acqua, Lindqvist fornisce al lettore tonnellate di elementi che incuriosiscono per la stralunata disparità, elementi che poi collega lentamente, prendendosi tutto il tempo necessario per mezzo di un’elegante quanto semplice scrittura, di una scorrevolezza unica nel tratteggiare tanto i momenti più leggeri quanto quelli più pesanti e drammatici.

Non credo che il suo sia stile esemplare, a tratti la semplicità diventa eccessiva, le frasi si fanno troppo esili e in alcune occasioni ripetitive (ma forse incide anche una traduzione non perfetta), e sicuramente marcare certi passaggi avrebbe fortificato il romanzo intero (penso all’adrenalinico finale e a quel preciso momento in cui l’orrore dovrebbe esplodere e che invece Lindqvist liquida in due povere righe).

Abbiamo comunque a che fare con una pulizia espositiva spaventosa, che punta moltissimo sul realismo, una credibilità che più di una volta lascia basiti (la notte in cui Anders è terrorizzato sotto le coperte), e si resta piacevolmente turbati dalle immagini create e soprattutto inquietati da certe domande lasciate in sospeso (l’ultimo paragrafo è sublime e terrorizzante, una conclusione magistrale).

Romanzo di grande impatto, per certe soluzioni e svolte potrebbe ricordare il King di una volta, Il porto degli spiriti è una storia soprannaturale ricca di fascino, ennesima conferma di una penna su cui puntare molto, se non tutto, per avere narrativa di genere di qualità nei prossimi anni.

16 commenti:

  1. Il romanzo l'ho comprato sabato scorso dietro consiglio di Elvezio.
    Sicuramente un libro da consigliare più di tanti sopravvalutati autori in circolazione.

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  2. Lo sto leggendo e mi sta piacendo (sono circa a metà). Belle atmosfere molto perturbanti nella loro semplicità descrittiva.

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  3. Uno dei libri che voglio assolutamente leggere. Dopo queste rece entusiastiche poi.
    Però in giro non l'ho visto.

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  4. @Matteo Poropat
    IO l'ho comprato alla Feltrinelli più vicina a casa mia dopo averlo cercato un pò ovunque,prova a cercarlo nei punti vendita di quella catena,lì sicuramente lo trovi.

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  5. @ Shaman: madò, ma dove lo vai a cercare, nelle miniere? Ce ne sono decine e decine di copie in ogni libreria! :-D

    In generale le due righette scritte da Angelo riassumo benissimo lo stile di Lindqvist, che con grande semplicità crea immagini molto inquietanti. :)

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  6. "Non credo che il suo sia stile esemplare, a tratti la semplicità diventa eccessiva, le frasi si fanno troppo esili e in alcune occasioni ripetitive"

    Concordo.
    Pur apprezzandolo come autore, le sue frasi troppe spezzate non esaltano come esempio di scrittura.

    Ian

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  7. Sapevo che saresti intervenuto. :)

    Sì, Lindqvist passa da ottimi momenti, in cui le frasi brevi si incastrano benissimo e ben delineano pssaggi veloci e turbanti, ad altri un po' troppo superficiali.

    Mi viene difficile da pensare che uno scrittore così capace, in grado di tenere a bada una storia tanto complessa per 500 pagine, possa anche solo essere soddisfatto di certi passaggi (e ripenso ancora a quella cosa mostruosa nella parte finale.

    Io non me lo perdonerei mai. :)

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  8. Lo sto leggendo, ma in modo meno scorrevole del previsto.
    Il libro è bello, niente da dire, ma la scrittura di Lindqvist l'apprezzo di più nei due romanzi precedenti.
    Qui, come dici giustamente tu, sembra fin troppo kinghiano.
    Che è un complimento ma anche una critica, si capisce.
    Comunque consigliato, visto la penuria di roba decenti (in italiano) che c'è in giro.

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  9. Lo sto leggendo pur io, sono all'inizio. Seguirà rece.
    Ciao!

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  10. ma che kazuo! lo state leggendo tutti?
    Io allora non lo farò
    epperò ne ho voglia
    magari mi leggo solo l'ultimo paragrafo, se dici che è tanto bello :)

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  11. @ McNab: sì, c'è un'atmosfera molto kinghiana, quel tipico soprannaturale fatto di fantasmi del passato che ritornano, adolescenze segnate da traumi, emarginati repressi...

    @ Dadax: bravo.

    @ Gelo: se vuoi te la scrivo in un sms, è giusto una riga. Anzi, lo faccio subito. XD

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  12. D'accordissimo con il tuo commento. La costruzione semplice delle frasi è interessante e piacevole per metà libro, poi diventa ripetitiva e infine rischia di annoiare. Ho trovato l'autore stanco nell'ultimo quarto di romanzo. Ottimo il perturbante, ottimo il realismo, finale però un po' confusionario (non volutamente), e, mi è perso, inutilmente risolutivo. Lindquist arriva spesso, soprattutto nel finale, appena prima dei fuochi d'artificio, ma lì si ferma, ed è questo il difetto del romanzo. SPOILER: lo scontro finale con i due "fantasmi", ad esempio, o con la creatura del mare che diventa quasi inoffensiva. In ogni caso, un buon romanzo, solido, con ottimi lati positivi già indicati nel precedenti commenti (ma NON le frasi brevi!! quelle lasciamole alle storiacce di vampiri!!) SAMUEL M

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  13. Stanchezza, parola giusta, stanchezza che purtroppo ha comportato una spiegazione dei fatti abbastanza sbrigativa.

    La parte finale è narrato alla velocità della luce, con lessico e struttura abbastanza elementari, ed è un peccato...

    Fortuna che almeno c'è quel bellissimo epilogo. :)

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  14. Su questo romanzo pesa, parecchio, il confronto con "Lasciami entrare", che per me è un punto di riferimento.
    Lindqvist ne esce bene, non benissimo. Forse questo libro è tecnicamente scritto meglio, più scorrevole; è apprezzabile la naturalezza con cui l'elemento soprannaturale viene introdotto nella storia, il che lo rende facilmente accettabile. Inoltre i personaggi sonon ben delineati e strutturati, ritagliati finemente (soprattutto Simon e Anna Greta) splendido il flashback in cui viene raccontato il numero con cui Simon si libera dalle catene in fondo al mare sai già come va a finire, eppure ti tiene con il fiato sospeso.
    Però....
    Però alla fine di "Lasciami entrare" Oskar ed Eli mi avevano lasciato i brividi, qui invece rimango un po' deluso, una storia del genere meritava secondo me un finale migliore, magari un po' più approfondito. Resta comunque una lettura da non perdere, Lindqvist e Joe Hill sono i due scrittori di horror più promettenti tra le nuove leve.

    Mario

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  15. Un po' tutti, anche leggendo in giro, sono stati scontenti del finale, ed è un peccato, dopo 500 pagine effettivamente si aspettava il botto, è stato invece uno scoppiettino assai contenuto.

    Ma non importa, c'è costruzione, c'è atmosfera, ci sono personaggi e c'è tanta, tanta inquietudine. :)

    Non ho letto gli altri due suoi romanzi, Lasciami entrare ce l'ho lì sulla scrivania, prima o poi arriverà il suo tempo.

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