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United we stand

By Simone Corà | mercoledì 25 novembre 2009 | 13:18

di Simone Sarasso (testi) e Daniele Rudoni (matite)
Marsilio Editori, 2009
174 pagine
14 euro

2013: mentre la tensione tra USA, Korea del Nord e Cina sfocia a poco a poco in un conflitto nucleare, in Italia, dopo la salita al governo del Partito Democratico guidato da Stella Ferrari, un commando militare, l’organizzazione di estrema destra Ultor, prende comando del paese con un colpo di stato e installa, come dittatore, Andrea Sterling. Ma Stella Ferrari, ancora viva e in forze, si allea con il ladro Ettore Brivido e una resistenza improvvisata, e dichiara guerra al tiranno.

Credo che Simone Sarasso sia una delle penne più originali, fresche e innovative dei nostri giorni. Con Confine di stato e Settanta ha rielaborato la storia politica più buia dell’Italia, trasformandola in una frizzante, originalissima epopea pulp, ricca di personaggi fuori dagli schemi e intriganti soluzioni narrative. E mentre Current tv trasmette un’insolita ma noiosa serie tv interattiva da lui scritta, Frammenti, di cui parlerò a breve, Marsilio pubblica la sua prima graphic novel, realizzata grazie ai disegni del noto Daniele Rudoni.

Terza ipotetica parte della Trilogia dell’Italia Sporca, ma più una parentesi, un intermezzo che un vero e proprio capitolo, a causa anche di una manciata di licenze che si prende con i suoi personaggi, United we stand è pura pazzia sarassiana, con golpe improvvisi, carismatici estremisti, minacce guerrigliere, flashaback che scaraventano in un passato sovversivo e un nugolo di personaggi che, come tradizione, deve moltissimo al poliziottesco italiano.

Tuttavia, nonostante le appetitose basi di partenza, con questo scenario fantapolitico tremendamente intrigante (occhio agli headshots su Berlusconi e Fini!), United we stand si rivela invece un’inaspettata delusione, a causa di un’estrema, contorta complessità che, soffocata in 170 pagine, viene follemente alleggerita e semplificata tanto da perdere di consistenza già dopo poche pagine.

Tutto viene narrato a una velocità supersonica, una sveltezza inopportuna che cancella mordente e profondità narrativa, elimina i momenti necessariamente introspettivi, o al massimo li banalizza, e sembra togliere veri e propri pilastri, importanti, fondamentali, all’intreccio, senza contare il ruolo di rullo compressore che assume verso ogni personaggio, rigurgitando personalità piatte e incolori, e non un singolo istante di meraviglia caratteriale a cui ci aveva abituato Sarasso con i suoi precedenti romanzi.

Impossibile infatti tifare per Stella Ferrari e la resistenza nella lotta contro Ultor, quando viene dedicata una sola vignetta per spiegare la situazione dell’Italia combattente dopo il colpo di stato; o affezionarsi al carisma di Ettore Brivido (comunque tale solo per chi ha letto Settanta e già conosce il personaggio), qui ridotto a un pessimo vecchietto impegnato in rapidissime sequenze priva di qualsiasi grinta; o ancora riporre speranza in Giada, che fondamentalmente ricopre, nonostante la trama cerchi di dire il contrario, un ruolo inutile; o percepire tensione di fronte a una parte finale terribile, di una semplicità sciocciante.

Ci sono troppe parentesi narrative, troppi flshaback fulminanti, troppe divagazioni improduttive (su tutte la guerra tra USA e Cina, a conti fatti estremamente insignificante nell’economia generale dell’opera) che dovevano essere tolte, polverizzate in favore di una maggior solidità della trama principale, che potesse quindi dare più respiro a ogni personaggio e a ogni momento importante.

La difficoltà, spiegata nella postfazione, di trasformare e rimpicciolire quello che era un vero e proprio romanzo breve in una sceneggiatura è piuttosto evidente, ma la scelta di una gabbia schematica con solo tre vignette per pagina, nonostante Rudoni (molto buoni il tratto e i disegni) ne spieghi ampiamente il motivo, è errore madornale per una storia sì veloce, ma che necessitava di molte, molte, molte più pause per poter essere digerita.

United we stand è quindi una graphic novel superficiale e approssimativa, che non appaga né cattura, e scorre via senza il minimo sussulto. E se dessi i voti, cosa che trovo spesso fastidiosa ma che, in effetti, a volte sa riassumere più che bene fiumi di parole in un solo carattere, non potrei andare oltre il 5.

4 commenti:

  1. A me non è dispiaciuta, ma sul fatto che è frettolosa e confusionaria hai pienamente ragione.
    Potevano suddividere il lavoro in una trilogia (va pure di moda) e proporre una saga più esaustiva, completa.
    Comunque, visto la media del fumetto italiano, non mi sento di bocciare UWS.

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  2. Mah, guarda, sull'ultimo punto hai perfettamente ragione, ma conoscendo le capacità di Sarasso, e avendo adorato i suoi libri, veder sprecata una storia potenzialmente molto buona per una scelta strutturale (quelle maledette tre vignette per pagina) davvero folle, e rendere così tutto iperveloce e confusionario, mi ha davvero deluso.

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  3. In questo senso hai del tutto ragione.
    Anche a me non è piaciuto bruciare in così poche pagine una storia tanto affascinante.
    Ma la proporrà anche in formato romanzo, che tu sappia?

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  4. Non saprei, ma non credo.
    Anche perché immagino che Sarasso stia lavorando al capitolo conclusivo della trilogia, e UWS, come dice nella postfazione, si prende molte licenze coi personaggi (Sterling su tutti, che dovrebbe avere più di 90 anni e invece ne dimostra fumettisticamente 50).

    Peccato.

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