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Giant Robot: il giorno in cui la Terra bruciò

By Simone Corà | lunedì 28 giugno 2010 | 08:00

di Yasuhiro Imagawa (testi) e Yasunari Toda (disegni)
Ronin manga, 2010
#1, 5,90 euro
ISBN 9788874712465

Durante il volo che lo sta riportando a riabbracciare il padre, il giovane Daisaku viene salvato dalla bellissima e misteriosa Ogin, che gli impedisce all’ultimo secondo di bere una bevanda avvelenata. Una volta atterrati, Daisaku, inseguito dagli spietati membri dell’Organizzazione di polizia internazionale, viene tratto in salvo dallo zio Cervantes, facente parte dei loro rivali, l’Èlite dei dieci, i membri più forte del gruppo Big Fire. Ne nascerà una lunghissima battaglia, che potrà essere risolta soltanto con il risveglio di una gigantesca creatura robotica, custodita sottoterra: Giant Robot.

Non è un caso aver citato a più riprese l’immenso regista/sceneggiatore Yasuhiro Imagawa nei giorni precedenti, nelle fumetterie è disponibile da maggio il primo numero di Giant Robot: il giorno in cui la Terra bruciò, una sorta di rilettura/prequel variopinto e incontenibile del suo anime più conosciuto e amato, di cui cura i testi per i disegni dall’esperto Yasunari Toda.

A oltre quarant’anni di distanza dalla creazione del primo, vero Giant Robot, serie tv supereroistica realizzata da Mitsuteru Yokoama, che nello stesso periodo disegnerà anche il manga, e a venti dal remake animato, Imagawa ritorna così a mettere mano sui personaggi che gli hanno dato prestigio.

I ruoli appaiono per ora invertiti, con i Big Fire che sembrano rappresentare il bene, mentre i membri dell’Organizzazione internazione di polizia fanno la parte dei goffi, buffi cattivi tipici dell’autore nipponico; Daisaku nemmeno sa cosa sia il colossale Giant Robot che nell’anime pilotava sin dal primo episodio, e Ogin è un cane sciolto impegnata a proteggere il ragazzino.
Poi è un delirio, anche solo anticiparlo sarebbe impossibile.

Imagawa non è affatto facile, e chi non lo conosce potrebbe rimanere traumatizzato, o peggio, sdegnato da questo numero uno, tanta, tantissima è la carne che viene messa al fuoco (basti pensare che nelle prime venti pagine vengono presentati oltre quindici personaggi, che raddoppieranno poco più in là), e le vignette, prive come sono dell’impatto grafico spettacolare di un anime, complici anche i disegni non proprio incisivi di Toda, appaiono grossolane e superficiali nel raccontare una storia sovrumanamente contorta.

Era impossibile mantenere lo stesso appeal impressionante di una qualsiasi opera di Imagawa, e sicuramente il fumetto non è il contenitore ideale per il suo mischiare wuxia, fantascienza robotica, steampunk, horror e un certo umorismo grottesco, ma trovo sorprendente l’imbattersi in un colpo di scena in ogni pagina, il continuo ammucchiare informazioni su informazioni in una storia che però è perfettamente controllata, l’incessante ribaltamento di ruoli e l’alternarsi di presente e flashback in vortici deliranti.

Apocalissi, ingegneria genetica, uomini dotati di superpoteri, robot immensi, gigantesche creature alate, samurai, arti marziali, dimensioni parallele, miscuglio di sogno e realtà, doppi/tripli/quadruplogiochi, in questo primo numero di Giant Robot c’è davvero di tutto, impossibile negarlo, e inutile sarebbe lamentarsi di una velocità narrativa eccessiva, di dialoghi rapidissimi anche quando dovrebbero rallentare per affrontare sequenze importanti e drammatiche, di decine e decine e decine di personaggi che spuntano da tutte le parti.

Questo è Yasuhiro Imagawa.

Il consiglio è, magari, di concedersi un suo anime e notarne le strepitose qualità registiche prima di scoprirlo nelle vesti di semplice sceneggiatore, il rischio di rimanere delusi, o anche schifati, dopo che Simone vi ha rotto le balle costringendovi a conoscere il suo regista di anime preferito, nonché enorme fonte di ispirazione per la sua, ehm, carriera di scribacchino, è bello alto, e io i vostri reclami mica li voglio sentire.

7 commenti:

  1. Lo vedi che non capisci un cazzo?
    I disegni sono MOLTO particolari e certo possono piacere o no, ma la regia delle tavole è un CAPOLAVORO, non c'è quasi nulla di più cinematografico delle vignette gigantesche, semi-grottesche e STRACOLME di dettagli di Yasunari Toda (già ammirato su Gundam SEED Astray R).

    Ma va a recensirmi Dennou Coil va!

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  2. Oltretutto...
    Con ste perle di idiozia che scrivi stai più facendo disinformazione che cultura sull'argomento manga e anime!

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  3. Ma dal mio punto di vista l'impatto grafico non si limita solo alla regia delle vignette, dev'essere continuativo, e Imagawa è certamente coerente nella spettacolarizzazione della vicenda, ma c'è confusione, E TANTA, e non me ne frega niente della regia se c'è CONFUSIONE.

    L'impatto grafico che trovo mancante è l'insieme registo che Imagawa sfrutta al meglio nell'animazione, e con insieme registico intendo tutto, dalla gestione dei dialoghi alla componente action.

    Nel fumetto tutto questo è scheletrico, come fosse abbozzato, suggerito. Per questo "grossolana" e "superficiale", perché non è sufficiente per raccontare una storia così complessa.

    Ma vai a guardare Angeli e demoni, va' XD

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  4. Caro Silente ammetto la mia ignoranza.
    Non conosco molto i manga a parte Otomo,Miyazaki,Asamia e pochi altri.
    Fu una scelta di qualche anno fa esclusivamente dettata da motivazioni economiche(non potevo comprare tutto quello che usciva in edicola).Sicuramente mi sarò perso tante cose interessanti.
    Da come ne parli(ma forse ho interpretato io male)non lo consiglieresti ad un lettore che si vorrebbe riavvicinare ai manga.
    Sbaglio?
    Ed altrimenti quale opera consiglieresti nel caso?

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  5. @Corà: allora te la stai prendendo con lo storyboard, che a quanto ne sappiamo potrebbe essere anche di Imagawa stesso...

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  6. Ma vedi che capisci quello che vuoi?

    Io ho scritto che le vignette, intese come carta stampata, come fumetto, non sono sufficienti a raccontare la straripanza di idee di Imagawa, e che forse i disegni, che a me non hanno fatto impazzire, sono complici in una messinscena velocissima e densa di avvenimenti, che in animazione avrebbero reso molto, molto di più.

    E ora fila a ripassare l'itagliano! XD

    Nick ti rispondo brevemente domani che ora crollo.:)

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  7. @ Nick: no, infatti, non consiglio Giant Robot a chi non conosca il particolare stile di Imagawa, c'è il rischio che non piaccia.

    Guarda, ti segno due titoli che sto seguendo in questi mesi: Pluto, di Naoki Urasawa, e Vinland Saga, di Makoto Yukimura.

    Il primo è un complicatissimo sci-fi/horror, remake imprevedibile dell'Astroboy di Osamu Tezuka. Bimestrale, ne sono usciti sette volumi, e dovrebbe concludersi a breve.

    Il secondo parla di vichinghi, una storia avventurosa di guerra e vendetta, con disegni eccezionali. Una lettura piacevolissima. Tre volumi per ora, a cadenza mensile. :)

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