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Detroit Metal City

By Simone Corà | sabato 6 giugno 2009 | 13:24

Regia: Hiroshi Nagahama
Anno: 2008
Serie: 1
Episodi: 12 OAV
Durata: 14 minuti cad.

Soichi Negishi, ragazzo alla moda e amante del pop, si ritrova contro la sua volontà a essere il leader dei Detroit Metal City, death metal band che sta riscuotendo un successo inimmaginabile in Giappone. Johannes Krauser II, questo il nome dell’alter ego di Soichi, è però uno psicopatico, che scrive testi inneggianti all’omicidio, allo stupro e alla violenza. Succube di questa doppia personalità, Soichi si caccierà in un sacco di guai.

Avevo già parlato dell’opera originale, qui, ed essendo l’anime una trasposizione fedelissima dei primi tre numeri, non credo sia necessario ripetere quanto già scritto allora.

Era inevitabile che le matite nipponiche, dato il successo spropositato ottenuto con il manga, animassero Johannes Krauser II e soci, donandogli voci, movimenti e soprattutto musiche, aspetti che, per ovvie caratteristiche, il fumetto non poteva offrire. Ma proprio per mezzo del trionfo ottenuto da Wakasugi Kiminori e dai suoi disegni, era lecito attendersi una trasposizione animata meno spartana e statica.
Abbiamo infatti a che fare con una semplice copiatura delle vignette, a cui sono stati aggiunti colori e animazioni minimali (i vari personaggi sembrano burattini che vengono mossi in maniera scattosa e limitata).

Da un lato, appare una scelta quanto meno originale: l’impostazione è insolita, con uno schermo nero sul quale vengono ritagliati rettangoli di varie dimensioni in cui prende vita l’azione, e il gioco di taglia e cuci, supersonico, rende il ritmo molto veloce ed efficace.
Dall’altro, però, l’eccessiva staticità dei personaggi lascia terribilmente insoddisfatti, soprattutto pensando alla fedeltà delle disavventure di Soichi con la controparte cartacea. Zero sorprese e zero sussulti, e per quanto le gag tragicomiche e politicamente scorrette abbiano mantenuto la stessa verve, il malcontento esigerà i suoi sacrifici.

Tutta un’altra storia invece le canzoni, aspetto su cui la produzione ha incentrato i maggiori sforzi. I brani dei Detroit Metal City, com’era logico aspettarsi, sono bordate death’n’roll veloci e trascinanti, ricche di rallentamenti groove e irresistibili, e refrain memorizzabili al primo ascolto (quel Satsugai, Satsugai seyo – letteralmente, Trucida, trucidalo – della canzone d’apertura è già anthem).
C’è spazio anche per un paio di canzonette pop, mielose e orecchiabili, nate dalla chitarra del Soichi solista: stupide e bambinesche quanto basta, sono intervalli perfetti ed esilaranti tra un fuck e l’altro.

Eccellente anche il doppiaggio, su cui svetta, naturalmente, la doppia voce di Soichi/Krauser, tanto ridicola, infantile e incerta quando è il turno del mocciosetto amante del pop, quanto roca, carismatica e demoniaca quando veste i panni del leader dei Detroit Metal City.

Dispiace quindi che, per un prodotto così carismatico, sia stata riservato un trattamento fin troppo veloce ed essenziale, ma la natura comica di Detroit Metal City è per fortuna rimasta inalterata, e tra ottime musiche, voci splendide ed effettiva breve durata complessiva della serie, si può lasciarsi vincere dalla curiosità e scatenarsi con il donwload selvaggio.

Quanto meno si spera che il lavoro svolto con il live action (adattamento del manga con attori in carne e ossa, tra i quali figura nientemeno che Gene Simmons nella parte dell’imperatore del black metal, Jack Ill Dark) superi, e di gran lunga, questo gradevole ma povero anime.

2 commenti:

  1. Ti sei dimenticato di criticare la vena politically correct dell'anime: dove sono finite le siringhe della presidentessa della Death Record?

    Mistè

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  2. Mah, oddio, tante cose bastarde sono state mantenute, tipo l'aggressione al vecchietto vicino di Soichi.

    Penso forse c'entri di più il fattore tempo, e che abbiano dovuto tagliare di qua e di là.

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