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Detroit Metal City

By Simone Corà | lunedì 24 novembre 2008 | 14:33

di Wakasugi Kiminori
Volume 1 di 6
192 pagine
Planeta DeAgostini
4,95 €

Soichi Negishi, ragazzo alla moda e amante del pop, si ritrova contro la sua volontà a essere il leader dei Detroit Metal City, death metal band che sta riscuotendo un successo inimmaginabile in Giappone. Johann Krauzer II, questo il nome dell’alter ego di Soichi, è però uno psicopatico, che scrive testi inneggianti all’omicidio, allo stupro e alla violenza. Soichi si ritrova così succube di una doppia personalità che gli creerà una marea di problemi.

Osannato nel Sol Levante tanto da polverizzare, in termini di successo, anche quell’inifinito Berserk che viene pubblicato sulla medesima rivista, Young Magazine Uppers, Detroit Metal City è non solo una bellissima sorpresa, ma anche un’inaspettata ventata d’aria fresca su un certo modo di fare umorismo.

Detroit Metal City, infatti, è la patria del cattivo gusto e del politicamente scorretto, dove la comicità demenziale si sposa con una volgarità estremizzata e addirittura idolatrizzata. I testi di Wakasugi Kiminori non hanno la profonda meschinità intellettuale che, per esempio, si può trovare scavando nelle sceneggiature di una qualsiasi puntata di South Park, ma la distruzione di un certo perbenismo, attraverso valanghe di oscenità, causa spesso e volentieri attacchi convulsi di risate.

La scurrilità delle liriche di Krauzer è di una demenza talmente esasperata (Sono il terrore dell’inferno/Ieri ho stuprato mia madre/Domani massacro mio padre/Ti spaccherò il culo!/Carneficina!) che diventa impossibile non amare un simile personaggio, dotato di un carisma incontenibile.
Kiminori costruisce di conseguenza brevi storielle autoconclusive, che vedono, di volta in volta, la personalità fragile e timida di Soichi cadere vittima dell’esuberante violenza lessicale di quella di Krauzer. Il livello di umorismo è sempre altissimo, tra deliranti duetti coscienza/corde vocali, incomprensioni imbarazzanti, depravazioni di ogni tipo, scambi di personalità al momento sbagliato, e personaggi dotati di una caratterizzazione tanto idiota quanto trascinante (la presidente, Jack Ill Dark, Guri e Gura).

Il tratto di Kiminori è sicuro e snello, e, attraverso divagazioni caricaturali che possono ricordare vagamente i disegni di Beavis and Butthead (guardacaso, anche questo riguardante il mondo del metal), riesce a imprimere una forte personalità a ogni suo pargolo. Sono infatti irresistibili le facce urlanti di Soichi, sia quando interpreta se stesso sia quando veste i panni di Krauzer.

Purtroppo, l’edizione italiana, curiosamente a cura della Planeta, nonostante il benvoluto prezzo accessibile, soffre di balloon qua e là fastidiosamente invertiti e di una traduzione spesso approssimativa. Caso esemplare è il personaggio di Saji che, sebbene il disegno di Kimidori impedisca di capire se si tratti di maschio o femmina, usa l’orinatoio a muro in un’occasione particolare, annullando ogni dubbio. Eppure viene presentato prima come una ragazzina, poi come un maschio e infine ancora di sesso femminile. È inconcepibile questa mancanza di attenzione, e si spera che nei prossimi numeri non si presentino situazioni simili.

Resta il fatto che Detroit Metal City è una lettura piacevolissima e scompisciante, caldamente consigliata per un po’ di sano headbanging al vetriolo. Occhio, però, che il primo volumetto, a pochi giorni dalla sua uscita nelle fumetterie, sta andando a ruba.

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