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Scare Campaign (2016)

By Simone Corà | venerdì 10 novembre 2017 | 00:01

Dagli autori di 100 Bloody Acres, uno slasher che, mentre ammazza un sacco di gente, si interroga anche sul cinema horror                        

Avevamo lasciato i fratelli Cairnes con 100 Bloody Acres, un piacevole duello sanguinario tra redneck australiani, sempre in bilico tra commedia e slasher. Era facile pensare di ritrovarli con un nuovo film su simile coordinate, e infatti, a quattro anni di distanza, ricompaiono con Scare Campaign, che non solo riprende le medesime tematiche con la stessa abilità narrativa, ma le ampia e le sottopone a un meta interrogatorio per ridere e deridere le nuove istituzioni del cinema horror.
Da una parte abbiamo uno show televisivo di scherzi molto cattivi, dove gli autori ci vanno giù pesante con apparizioni di fantasmi, cadaveri che ritornano in vita e barili di sangue. Dall’altra troviamo invece una serie web dove dei killer senza scrupoli accontentano le richieste del pubblico filmando morti e uccisioni violentissime. Nel mezzo c’è la storia di Emma, che è stanca del suo ruolo di attrice e forse avrebbe bisogno di cambiare ambiente, ma naturalmente l’ultimo scherzo costruito è quello fatale destinato alla persona sbagliata.
Non è difficile intercettare la riflessione posta dai fratelli Cairnes, che mettono a confronto, in modo non così simbolico come può sembrare, una concezione old school di cinema horror, meticolosa, attenta, fatta di passione e sudore anche per il più insignificante dettaglio, e una più moderna dove a risaltare sono gli aspetti più superficiali, quelli legati a una più sbadata mercificazione della violenza, al banale impatto visivo e ai facili balzi sulla sedia. Non sono poche le stoccate che le due squadre si sferrano durante la battaglia, sembra di assistere a una discussione sull’horror tra un quarantenne e un adolescente, intenti a difendere i loro film preferiti per motivi diametralmente opposti.
Scare Campaign è quindi un gioco intelligente e in molte sequenze si respirano ingegno e piena ispirazione, eppure siamo forse un passo indietro rispetto a 100 Bloody Acres a causa di un disegno dei personaggi piacevole ma non così genuino e carismatico come allora. Le vicende di Emma e del suo team non si fanno mai troppo intense da stringere il collo, né il body count ha mai qualche impatto che torca davvero lo stomaco.
È allora forse un film fatto senza graffiare troppo, si rimane sempre in un limbo di sufficienza quando voglia e capacità avrebbero potuto e dovuto fare la differenza. Un lavoro fatto a modo, bello e intrigante ma che purtroppo si ferma quasi mancassero vere ambizioni per dare quel quid in più.  
 

2 commenti:

  1. Concordo ancora una volta. 100 Bloody Acres mi era piaciuto sicuramente di più, questo resta un po' nel limbo, è più banale e anche registicamente mi sembra un passo indietro. Non brutto, ma mi aspettavo di più

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    1. Che è un peccato, perché il concetto di fondo è splendido e in fondo il film è molto piacevole, ma manca quel qualcosa...

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