Dagli autori di
100 Bloody Acres, uno slasher che, mentre ammazza un sacco di gente, si
interroga anche sul cinema horror
Avevamo lasciato i fratelli Cairnes con 100 Bloody Acres, un piacevole duello sanguinario tra redneck australiani, sempre in bilico tra commedia e slasher. Era facile pensare di ritrovarli con un nuovo film su simile coordinate, e infatti, a quattro anni di distanza, ricompaiono con Scare Campaign, che non solo riprende le medesime tematiche con la stessa abilità narrativa, ma le ampia e le sottopone a un meta interrogatorio per ridere e deridere le nuove istituzioni del cinema horror.
Da una parte
abbiamo uno show televisivo di scherzi molto cattivi, dove gli autori ci vanno
giù pesante con apparizioni di fantasmi, cadaveri che ritornano in vita e
barili di sangue. Dall’altra troviamo invece una serie web dove dei killer
senza scrupoli accontentano le richieste del pubblico filmando morti e
uccisioni violentissime. Nel mezzo c’è la storia di Emma, che è stanca del suo
ruolo di attrice e forse avrebbe bisogno di cambiare ambiente, ma naturalmente
l’ultimo scherzo costruito è quello fatale destinato alla persona sbagliata.
Non è difficile
intercettare la riflessione posta dai fratelli Cairnes, che mettono a
confronto, in modo non così simbolico come può sembrare, una concezione old
school di cinema horror, meticolosa, attenta, fatta di passione e sudore anche
per il più insignificante dettaglio, e una più moderna dove a risaltare sono
gli aspetti più superficiali, quelli legati a una più sbadata mercificazione
della violenza, al banale impatto visivo e ai facili balzi sulla sedia. Non
sono poche le stoccate che le due squadre si sferrano durante la battaglia,
sembra di assistere a una discussione sull’horror tra un quarantenne e un
adolescente, intenti a difendere i loro film preferiti per motivi
diametralmente opposti.
Scare Campaign è quindi un gioco intelligente e in molte sequenze si respirano
ingegno e piena ispirazione, eppure siamo forse un passo indietro rispetto a 100 Bloody Acres a causa di un disegno
dei personaggi piacevole ma non così genuino e carismatico come allora. Le
vicende di Emma e del suo team non si fanno mai troppo intense da stringere il
collo, né il body count ha mai qualche impatto che torca davvero lo stomaco.
È allora forse un
film fatto senza graffiare troppo, si rimane sempre in un limbo di sufficienza
quando voglia e capacità avrebbero potuto e dovuto fare la differenza. Un
lavoro fatto a modo, bello e intrigante ma che purtroppo si ferma quasi
mancassero vere ambizioni per dare quel quid in più.
Concordo ancora una volta. 100 Bloody Acres mi era piaciuto sicuramente di più, questo resta un po' nel limbo, è più banale e anche registicamente mi sembra un passo indietro. Non brutto, ma mi aspettavo di più
RispondiEliminaChe è un peccato, perché il concetto di fondo è splendido e in fondo il film è molto piacevole, ma manca quel qualcosa...
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