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Let Her Out (2016)

By Simone Corà | mercoledì 26 aprile 2017 | 00:01

La storia di una ragazza con una sorella incastrata nel suo cervello. Ah, una sorella cattiva, con una predilizione per la carne umana.                                                        

Mi sembra che Cody Calahan sia uno che ci arriva sempre dopo, quando i furbi, i curiosi e soprattutto i più bravi ci sono già passati, e il mondo dell’horror si sta già spostando verso la prossima tendenza da spolpare. Con Antisocial arrivava parecchio in ritardo sulla questione zombie sociale (tra l'altro dovrebbe essere in uscita un sequel che, boh, non so in quanti possa attrarre), ma se con i morti viventi mezzo mondo ha cercato di dire la propria e in fondo si può anche perdonarne l’ingenuità, con questo nuovo Let Her Out poteva essere più difficile accettare la ripetizione di un argomento già sfruttato senza avere poi così tante cose da dire, ma per fortuna, nonostante le basse ambizioni, il film funziona benino e si presta anche a una gradevole visione.
Non che ci sia molto da approfondire, la tematica è riconducibile a quella di un doppelganger primitivo e impossibile da controllare, un mostro che abita sottopelle e dentro le carni e saltuariamente deve uscire per saziare una fame di sangue e violenza, e Calahan la sviluppa in maniera piuttosto essenziale, limitandosi a una funzionalità espressiva senza faticare troppo. E va bene così, non mi dispiace questo approccio all’horror, credo che ci sia posto per tutti a patto di un impegno creativo/produttivo che dimostri, prima di tutto, di avere intenzioni solide e un minimo di preparazione – se poi a mancare sono il vero talento e l’ingegno più arguto pazienza, siamo sommersi da film mediocri e vediamo quanto meno di spulciare quelli più meritevoli.

Ci sono accorgimenti kinghiani piacevolmente nascosti che rimandano a quel La metà oscura che era stato ben ricreato da George Romero, riferimenti più o meno velati al cinema body horror esploso negli ultimi anni, ci sono le stomacate brutali alla Eat e i preziosismi grafici che richiamano inevitabilmente The Neon Demon, ma in questa ragnatela di facili ispirazioni quello che viene a mancare è un guizzo di personalità. È un aspetto forse non fondamentale nei primi passi cinematografici, ma che diventa essenziale se le aspirazioni sono così trattenute e se i tentativi orrorifici così miti: Let Her Out ha ottimi elementi, come il montaggio di grande effetto, gli improvvisi cliffhanger che lasciano storditi e la buona costruzione a tasselli che gradualmente vanno a incastrarsi, e non dovrebbe essere impresa impossibile farli maturare con un po’ di impegno. La profondità narrativa, si spera, arriverà di conseguenza.
Ciò che rimane di questa ragazza semplice e carina, che scopre di avere i resti di una sorella incorporati nel cervello, è l’esplosione animalesca che prende il sopravvento e annienta chiunque ne intralci la strada, e una manciata di scene di automutilazione di una ferocia ripugnate. Ferite che crescono sotto medicazioni di fortuna e una muta di pelle grondante liquidi luccicanti accompagnano un’impostazione da slasher che non ha nelle costruzioni degli omicidi il suo punto di forza, ma nei malesseri fisici che li precedono. E in questo bisogna dire che Calahan sa il fatto suo, come esposto nell’affascinante e cruento prologo e nell’imponente sbudellata finale.


Il circo dei personaggi ha una sua rispettabilità e i dialoghi non girano a vuoto, il cast pende forse per una ricerca di volti troppo ammiccanti per il pubblico giovane ma lavora bene e questo è l’importante. Let Her Out è quindi un film già visto e di cui forse nessuno aveva bisogno ma, dato che c’è, una sbirciatina di certo non farà male.

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