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Quando la malattia è figlia d'arte: Antiviral (2012)

By Simone Corà | venerdì 21 dicembre 2012 | 08:00


USA, colore, 108 minuti 
Regia: Brandon Cronenberg 
Sceneggiatura: Brandon Cronenberg 

Quando si nomina un figlio d’arte si è soliti rizzare le antenne, non tanto per l’attesa di vederlo alla prova quanto più per il timore che il babbo abbia forse aperto porte che dovevano rimanere chiuse, ma è sempre bello quando anche il pregiudizio più lontano e timido viene smentito, evento di certo abbastanza raro come di rara bellezza è l’esordio di Brandon Cronenberg. Dal papi il ragazzo ha ereditato l’amore per il disgusto armonioso, per il rigurgito poetico, per la scultura organica e carnosa, tanto che Antiviral sembra uscito dal miglior Cronenberg sr., quello di una volta, quello difficile e disturbante, quando ancora si sporcava le mani nella fantascienza e nell’horror e le sue carnografie meccaniche inondavano lo schermo di sangue.

Sottile, filosofico e provocatorio, Antiviral possiede quella progressione chirurgica, quella gestione minuziosa che ne enfatizza ogni aspetto, ogni dettaglio, studiati con un equilibrio che lascia basiti. La costruzione registica distorce e aliena nei primi piani silenziosi su volti afflitti, crucciati, pensierosi, tramortiti, mette a disagio nell’esplosione fotografica di bianco allucinante e doloroso, sparge eleganza nel muoversi con originalità durante i dialoghi, ed è quindi strumento perfetto per dare immagine a una storia sceneggiata con profonda attenzione, dove l’immersione nel contesto fantascientifico è totale sin dai primi minuti per essere poi svelato lentamente durante lo sviluppo. 

Un feticismo esasperato e malato porta i fan dei vip ad acquistare e a farsi iniettare le loro malattie, ma non solo, la realtà creata da Brandon Cronenberg mostra macellai che vendono disgustose fette di carne organica creata con cellule di artisti famosi, impianti cutanei di grandi star per personali piaceri sessuali, guerre mute tra multinazionali farmaceutiche che detengono i diritti sullo sfruttamento virale degli idoli della folla, il tutto esposto con una glacialità raffinata, implacabile e inquietante che cerca quel gusto nell’orrido che solo papà Cronenberg aveva saputo dare al cinema. Dai cottonfioc lunghi venti centimetri infilati nel naso all’aspetto tridimensionale dei virus, dalla carne organica esposta nella vetrina della macelleria alla ricostruzione cellulare di tessuti che crescono e vivono, ogni finezza colpisce stomaco e mente come un enorme carrozzone di freak capitanato dal bravissimo Caleb Landry Jones, appena 22enne, ma volto, movenze e tono vocale perfetti per il disagio evocato da Cronenberg jr.

Pellicola impressionante e stupefacente, si spera destinata a fare storia.  

[Simone & Crescizz]

17 commenti:

  1. Beh, dai ultimamente c'è qualche figlio d'arte che merita. Vedi ad es. Duncan jones...
    Qua mi hai messo una curiositabbestia. Hanno dato una data di uscita?

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    1. E' vero, Duncan Jones mica scherza, però il suo papi non era un regista, proveniva da un altro mondo. Comunque Cronenberg jr ha grande abilità e una gestione della camera impressionante già adesso... Data d'uscita nun so, non credo però impieghi troppo tempo prima di essere disponibile... ;)

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  2. Bene, bene. Finalmente qualcosa di succoso per le nostre papille. Lo cerco e magari ne scrivo pure io.
    Buone Feste!

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    1. Allora buona ricerca, come diceva sopra non dovrebbe passare troppo prima di trovarlo :)

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  3. che come in una staffetta olimpionica abbia raccolto il testimone che il padre ha dimenticato da qualche parte in casa?

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    1. Pare di sì, ogni immagine, ogni lentezza, ogni suggestione è tutta sua padre.

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  4. Bella idea, bella sceneggiatura ed effettivamente il Cronenberghino se la cavicchia abbastanza con un film molto complesso e che di sicuro il pubblico italiano non apprezzerà. In dubbio aggiungo che o era l'ora tarda, o era la complessità della trama, o era io che ero stanchissimo/morto/sonno (nonostante le poltrone degne di una panca di chiesa)ma una cosa che non capisco erano i (troppi) silenzi, i primi piani senza che accadesse nulla e una lentezza che a tratti ti faceva apprezzare il film e a tratti aveva un chè di camomilloso... Ok, di certo non pretendevo una regia alla Jhon Woo e che effettivamente ci stavano bene...ma il troppo stroppia...

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    1. Dovevi bere più Red Bull, pirl8! Seriamente, capisco quello che dici, però a me quei momenti "de noia" a me piacciono sempre assai, soprattutto se inseriti in un film come questo :)

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  5. quindi non è un figlio d'arte alla federico moccia?Bene

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  6. simone ti ho nominato per un meme sulla fine del mondo,se ti va eh...^_^Le domande le trovi sul mio blog

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    1. Non ci ho mica il tempo per farne un reprise, magari lo faccio mentalmente eh ;)

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  7. Salve,
    augurandoti un buon Natale e un felice anno nuovo, ti invito a votare migliori film del 2012 sul mio blog. Nella pagina trovi anche il link per votare come "blogger cinematografico". Ovviamente, l'invito è esteso a tutti i blogger di cinema che non sono ancora riuscito a contattare e a tutti gli amanti del cinema.

    A presto!!!

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  8. P.S. Mica l'ho ancora trovato 'sto "Antiviral", però...

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    1. Ma non è ancora uscito manco nei cinema, l'ho visto a un festival ;)

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