In trappola al Gil's Diner

By Simone Corà | giovedì 15 marzo 2012 | 12:00


Parlavo proprio qualche giorno fa del penultimo romanzo di A. Lee Martinez, Chasing the Moon, appena uscito in paperback in concomitanza con la pubblicazione della sua ultima fatica, Emperor Mollusk versus the Sinister Brain (che sfido chiunque a non volerlo solo per la bellezza del titolo). Un autore squisitamente pop ma mai banale, capace di equilibrare con la giusta dose di sarcasmo e malignità horror, dark fantasy e umorismo, senza asservire una componente all'altra. Un autore quindi che potrebbe piacere a chiunque legga Minchiam o gli altri nerd della blogosfera del terrore, e in generale un autore bravo che potrebbe piacere a tanti. Ma un autore che, come vuole la tradizione editoriale italiana, poteva rimanere sconosciuto a chi non legge in inglese, ormai la solita conclusione di qualsiasi recensione che prende in esame un buon libro in lingua.

E invece scopro ieri, con il solito ritardo dato che la notizia girava da un po', che Martinez sbarcherà in Italia fra non molto, probabilmente aprile, con il suo primo romanzo, In trappola al Gil's Diner, pubblicato da Delos Books per la collana Odissea Zombie. Ce l'ho qui da un po' e non l'ho ancora letto, ma avendo divorato altri romanzi di Martinez posso andare sul sicuro dicendo che non si tratta della solita roba di morti viventi che ormai, su, sono storie tutte uguali che non ci piacciono più.

Il Gil's All Night Diner è un posto un po' strano, dove gli zombie arrivano regolarmente per cercare di distruggerlo e papparsi gli ospiti. Almeno fino a quando, fra questi ospiti, non troviamo Duke e Earl. Solo che Duke e Earl sono, rispettivamente, un licantropo e un vampiro, e chi meglio di un paio di mostri può uccidere un sacco di mostri? Se non fosse che di mostri ce ne sono parecchi altri, da un fantasma innamorato a una stregona, passando per una mucca zombificata e uno strano, strano maiale...

Vabbè, la copertina è quello che è e non c'entra nulla con le atmosfere tipiche di Martinez, ma bella lì. E se ancora non basta di corsa a leggere cosa ne scrive il Minuetto Express, che non smetterò mai di ringraziare per avermi fatto conoscere questo folle autore.

7 commenti:

  1. Ma noo... che copertina ci hanno messo?? Non hanno capito proprio niente. Urgono provvedimenti drastici...

    PS: Emperor Mollusk è una figata. Lo sto leggendo or ora. :D

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  2. Non credo riuscirei mai a leggere 'na cosa del genere, però ho letto la simpatica rece del Minuetto.
    Ecco, sei servito a qualcosa :)

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  3. Matte risate! La copertina sembra molto questa The river che ha copiato da questa The grudge...

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  4. Nel titolo c'è "Diner"... metteteci un diner in coperitna no??
    No, meglio l'occhio capelluto...

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  5. @ Matteo: è che sei vecchio, vecchio!

    @ Eddy: è vero, è uguale!

    @ Giobblin/Gigistar: il discorso purtroppo è sempre il solito. Bisogna colpire il potenziale cliente e quindi, se si vende un libro di zombi, dev'esserci una copertina standard tipo mani che escono da una finestra o l'occhio impaurito che ti scruta.

    E' un po' la cosa che succedeva con Help: a Bear is eating me, in Italia, ehm, Missione in Alaska, ovvero che i problemi sono due:
    1) a cosa serve tradurre un simile autore e inserirlo in una simile collana se poi viene spacciato per altro;
    2) c'è il rischio enorme di scontentare il lettore: io che sono il Poropat e sono vecchio e voglio leggere un libro di zombie vecchia maniera e vedo la copertina con l'occhio impaurito che ti scruta e allora lo compro e poi scopro che mi parla di licantropi ebeti, vampiri scemi, maiali zombie e fantasmi innamorati e per di più fa ridere, allora ciao, non comprerò mai più i vostri libri e magari parlerò anche male di voi.

    Poi, oh, io sono contento che lo traducano perché Martinez merita parecchio, e poi sembra che ci si lamenti soltanto perché se non traducono gli autori stranieri allora tutti a protestare, e poi quando li traducono tutti a protestare ancora perché gnegnegne questo e gnegnegne quello, e insomma, sembra che non siamo mai contenti, però magari un po' di rispetto per l'opera originale ci vorrebbe, eh...

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  6. @Simone: concordo, ovviamente. Mi ricorda un po' quello che accadde con "Uccidere o essere uccisi" di cui si parlò tempo addietro su Pegasus Descending:

    http://lideablog.wordpress.com/2009/08/11/uccidere-o-essere-uccisi/

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  7. Adesso mi hai fatto salire la curiosità su quel libro e autore che non conoscevo proprio! :)

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