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Recensione: Casa di foglie, di Mark Z.Danielewski

By Simone Corà | mercoledì 4 gennaio 2012 | 08:00

Lo definiscono libro-labirinto, e non credo possa esserci definizione più azzeccata per il chiacchierato esordio di Mark Z. Danielewski, un mammuth di oltre ottocento pagine indiscutibilmente amato e odiato allo stesso tempo da chiunque si sia avventurato per i corridoi sbilenchi della casa protagonista. È naturale rimanere perplessi a fine lettura, sfido chiunque a uscirne pienamente soddisfatto, ma sia che si appoggino i detrattori che i sostenitori, Casa di foglie rimane un romanzo di indubbio fascino del terrore, più per l’atmosfera evocata che per le trovate visive che probabilmente lo hanno portato al successo.

Casa di foglie contiene sostanzialmente due storie: la prima è quella del saggio di una sorta di vecchio critico cinematografico, tale Zampanò, che offre una profonda analisi dell’immaginario film The Navidson Record, mentre la seconda è quella di Johnny Truant, che impazzisce rapidamente dopo aver letto e assemblato proprio gli scritti di Zampanò, ritrovati dopo il misterioso decesso dell’anziano e diventati una mortale ossessione. Si intuisce quindi un intreccio, tra le due vicende, ma è bene chiarire sin da subito che il legame è troppo sottile per dare piena giustificazione ai deliri di Truant, rendendo di fatto estremamente soporifere e irritanti le sue pachidermiche digressioni sul sesso e sulle donne conquistate. Truant parla, parla, parla, ma in fin dei conti parla del vuoto, del nulla, produce migliaia di parole su fatti insignificanti, che non solo hanno rilevanza trascurabile con il saggio su The Navidson Record, ma sono soprattutto di indigesta lettura per totale inutilità e ripetitività degli argomenti trattati.

Ma delle vicende di Truant non mi interessa nulla, come nulla devono in fondo interessare a chi rimanga incuriosito da questo particolare caso letterario.

Il vero cuore del romanzo è infatti l’analisi di Zampanò, un’attentissima critica a un mockumentary che, dati i dieci anni impiegati da Danielewski per scrivere il libro, si rivela precursore del mio amatissimo The Blair Witch Project e della recente moda documentaristica che sta disgraziatamente distruggendo l’ingegnosa bontà di una simile invenzione registica. The Navidson Record racconta della famiglia Navidson, famoso fotografo lui ed ex modella lei, che tentano di ricostruire un rapporto sulla via dello sgretolamento acquistando una casa che, come nella più classica storia del terrore, poggerà invece una pietra tombale sulle loro psicologie. Nell’abitazione sembrano infatti esistere legge fisiche estranee alla nostra realtà, dapprima la casa appare più grande all’interno che all’esterno, poi spunta una porta in soggiorno e, quando Navidson la apre, si immerge in un corridoio di tenebre che si ingrandisce e ramifica man mano che lo si esplora.

E da quel momento The Navidson Record fa una paura fottuta.

Un bravo scrittore di genere può essere capace di incutere timore, con i suoi scritti, può creare un’inquietudine palpabile, può immergere in un’aria sinistra e diffidente, ma credo sia raro che un autore possa realmente terrorizzare il lettore, il mezzo è ben diverso da quello cinematografico e serve un’abilità fuori dal comune per costruire un’atmosfera credibile, realistica, così potente e vivida da poterla vedere e lasciarsi vincere e spaventare come di fronte alla più paurosa delle pellicole horror. E Danielwski, utilizzando tra l’altro un metodo – l’analisi critica, appunto – che apparentemente sembra disastroso per generare quel clima necessario alla riuscita della storia, riesce nella più difficile delle imprese, concependo uno sviluppo talmente perturbante che, a leggere l’esplorazione del labirinto misterioso di notte, più di una volta mi sono ritrovato a chiudere il libro, con gli occhi fuori dalle orbite, annichilito dalle immagini evocate da descrizioni – e sensazioni – fin troppo efficaci.

Anzi, l’espediente della critica cinematografica permette a Danielweski di spaziare citando autori immaginari e non (nella parte finale ci sono brevi interviste a Stephen King e Stanley Kubrik), che rafforzano la storia, rendendola vera e ancora più paurosa nella sua descrizione dell’ignoto più puro e inconcepibile, con teorie su teorie innescate dalla visione della pellicola, il tutto in uno stile esemplare, ricchissimo e colto, che garantisce una lettura di certo non facile ma estremamente appagante, anche, e forse soprattutto, nei momenti in cui l’orrore travalica le pagine, modificandone la struttura e la disposizione del testo. A seconda che le pareti si allarghino o restringono, a seconda che Navidson e compari si trovino in piedi o a testa in giù nell’assurdo labirinto di buio all’interno della casa, le parole si ordinano nella forma più congeniale a dare piena espressione della vicenda, costringendo quindi il lettore a capovolgere il libro o a leggerlo allo specchio mentre il protagonista viene progressivamente distrutto dall’orrore sprigionato dall’abitazione.

Di ottocento e passa pagina, togliendone almeno un terzo dedicato alla fuffa delirante di Truant e un altro terzo composto da pagine che contengono anche solo una semplice frase, Casa di foglie si compone probabilmente di non più di trecento cartelle, ma l’orrore, in queste trecento pagine, è talmente denso e disturbante da dilatarle proprio come accade al testo.

Chiare le intenzioni sensazionalistiche di Danielewski, che vuole stupire puntando su un’eccentrica sofisticatezza (e certe indicazioni metanarrative lo dimostrano ampiamente), ma l’incompiutezza della vicenda di Truant è tassello veramente penoso e stupido di un racconto di paura strabiliante, nonché una delle letture più soddisfacenti che difficilmente scorderò. Se riuscite a recuperare da qualche parte il romanzo, ormai fuori catalogo, il consiglio, anche se un po’ azzardato, è di lasciare perdere tutto ciò che non sia strettamente legato alla sezione intitolata The Navidson Record: il rischio di rovinare una vera e propria esperienza è troppo grande, e sta a voi decidere se ne valga o meno la pena.

Mondadori, 2005
816 pagine, 22 euro

16 commenti:

  1. Mmh... lasciando perdere la parte di Truant il libro regge comunque, vero?Perchè allora potrei seriamente considerare l'acquisto... non ho più la grinta per leggere libroni da ottocento pagine tutti di fila, sfoltirne la metà potrebbe essere utile :D

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  2. Guarda, io l'ho letto tuttotuttotutto fino alla fine sperando che ci fosse qualche legame più solido, perché qualcosa c'è, ma secondo me è davvero irrilevante. La parte sui Navidson Record invece è precisa, con un inizio, uno svolgimento e una fine, e per me il romanzo rimane solo quello. :)

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  3. Anche a me questo romanzo ha fatto la tua stessa impressione. Le sezioni dedicate al labirinto della casa spaventano sul serio, mentre Truant rompe le palle e basta.
    L' idea di un tizio che impazzisce catalogando le stranezze di Zampanò è anche interessante, però, come dici tu, è fuffa.

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  4. @ mr. Giobblin: vai così! :D

    @ gelo: Sì!

    @ Lucia: infatti, Danielewski si dilunga troppo troppo troppo parlando del nulla, e alla fine quele parti diventano pesantissime e indigerebili e non vedi lora che finiscano.

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  5. una lettura gliela darò,visto i disastri letterari che mi son capitati sottomano ultimamente

    e che trovi qui

    http://bookkakelibriinfaccia.blogspot.com/

    bè,anche parlare del nulla e tirarla a lungo è un'arte no?L'arte de fracassatte le balle,ma lo è !^_^


    ps:ho commentato anche il post di Bubba!Che filmone!

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  6. @ babordo: non mancherò :)

    @ Ian: nun si trova più, a meno che non spunti su qualche bancarella...

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  7. ...il libro è introvabile...che si fa?io volevo leggerlo..

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    1. Prima o poi ci sarà per forza una riedizione della Mondadori :)

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  8. o sto letteralmente impazzendo da due anni per averne una copia.Quanto vorrei leggerlo!La biblioteca più vicina che passiede una copia di questo libro è lontanissima da casa mia t.t

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    1. Eh, purtroppo è fuori stampa da un paio d'anni... Io ho fatto appena in tempo a comprarlo, preso tranquillamente da ibs tipo un paio di mesi prima che sparisse ovunque... :-)

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    2. Sono "Luonix Ruxum" ed ho avuto questo maledetto libro!L'ho letto e mi ha turbato davvero tanto xD Ma ciò che mi ha turbato ancora di più è il modo in cui l'ho ricevuto.Una tizia sapendo che lo cercavo mi contatta su anobii dicendomi di volermi fare un regalo e che dovevo darle l'indirizzo.Dopo tipo quattro mesi di attesa mi arriva a casa il libro con un bigliettino con su scritto "Questo non è per te.".Poi apro il libro e sorpresa!!! xD

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  9. Sono assolutamente d'accordo. Nella mia recensione (qui) ho premiato l'impaginazione e l'idea, ma di certo la storia non è la più originale nè la più interessante del mondo.
    Ho preferito la storia di Navidson rispetto alla vicenda personale del giovane narratore (di gran lunga), ma per il resto un grande boh. Non per tutti, sono d'accordo, e io stessa ammetto che leggerlo è stata una faticaccia... Comunque un'esperienza, ma una faticaccia!

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