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Recensione: Tartarughe divine, di Terry Pratchett

By Simone Corà | martedì 26 luglio 2011 | 08:00

Salani editore, 2011
346 pagine, 16 euro

C’è poco da fare, quando leggo Pratchett io mi sciolgo e non ho alcuna possibilità di giudizio critico. Non è un mostro di tecnica, la sua narrazione è spesso troppo frammentata e di complessa lettura, e tanti aspetti descrittivi, necessari per un universo vastissimo e impossibile come il suo Mondo Disco, vengono talvolta a mancare in favore degli infiniti spunti comici anche laddove non funzionali o paradossalmente dannosi, ma uno stile tanto fresco e innovativo, pur nella sua tortuosità, è per me una continua fonte di meraviglia per l’eleganza della costruzione ironica, per la spassosa e rocambolesca attitudine dialogica, per l’intelligenza nel delineare personaggi brillanti con pochi cenni.

Tartarughe divine è del 1992 ed è la regolare traduzione annuale con cui Salani cerca, con qualche pigrizia, di recuperare i quaranta e passa romanzi dello scrittore britannico bene o male poco noto in Italia. Se già conoscete Pratchett e avete avuto modo di apprezzarne la carica umoristica, con Tartarughe divine si può andare sul sicuro: ennesimo buon romanzo, è il consueto, tostissimo manifesto della nostra realtà stravista, rivoltata e ironizzata stavolta da una guerra religiosa tra la città-stato monoteista Omnia e lo stato politeista Efebe, con il quale Pratchett analizza profondamente e distrugge, senza soffrire più di tanto dei vent’anni trascorsi dalla prima pubblicazione, debolezze, contraddizioni e incoerenze dei credi umani. C’è spazio per ogni punto di vista, in un’imparziale coralità di riflessioni rese esplosive da spunti e trovate esilaranti (le genesi degli dèi, i filosofi di Efebe, la visione religiosa di Vorbis, la biblioteca e il modo per salvarla) che si inseguono in una trama forse un poco gonfia di avvenimenti, non tutti adeguatamente sviluppati (la ribellione contro Omnia, il ruolo degli dèi supremi), ma sempre ritmata e curiosa nella sua evoluzione.

Gran merito spetta allo Scuotivento di turno, il tipico protagonista pratchettiano, ingenuo e coccoloso, che in Tartarughe divine si chiama Brutha e spartisce la scena con il potente dio Om, reincarnatosi senza sapere il perché in una tartaruga. La naturale saggezza dei loro scambi di battute, in almeno un paio di occasioni, mostra una valutazione attenta, e divertita, del dilemma religioso, e in fondo risiede qui la bellezza del romanzo, quella capacità di interrogarsi sui mali della società fornendo risposte cattive e brutali che l’ironia sa ancora maggiormente accentuare (e basterebbe leggersi le recenti dichiarazioni di Pratchett sulla malattia che lo affligge ormai da qualche anno, per capire quanto sia pungente il suo sarcasmo).

Chiaro che se non apprezzate Pratchett e il suo fantasy-umoristico, poco o nulla potreste ricavare dalla lettura di Tartarughe divine, ma tanto a voi spettano innumerevoli punizioni divine e io me lo godrò tutte, maledetti. Per i curiosi, invece, il consiglio è sempre quello di avvicinarsi allo scrittore britannico con la saga delle Guardie cittadine, a partire da A me le guardie! (che è prima di tutto un ottimo thriller, cosa che facilita parecchio nell’addentrarsi in uno scenario tanto assurdo), disponibile anche in edizione economica, sperando che traducano presto i restanti romanzi (ché morirei a leggerli in inglese perdendomi chissà quante sfumature) senza miseramente lucrare sul suo destino ormai inevitabile.

14 commenti:

  1. Quindi a me che non ho mai letto Pratchett tu consiglieresti di partire con A me le Guardie?
    E poi con cosa?

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  2. Sì. E poi con il seguito, Uomini d'Arme. E poi con il terzo capitolo, Piedi d'argilla. E poi, be', poi diventi un esperto e puoi pigliarne uno a caso. A parte Il tristo mietitore, che è il meno ispirato. :)

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  3. Brutto stronzo!!!! A me però quella volta hai consigliato proprio Il tristo mietitrebbia che tuttora considero come una delle più grosse merde che abbia mai letto!
    Merdaccia di un Corà! Ce l'hai con me?!

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  4. Ma non è vero, bugiarda! Potevi chiedermi invece di comprarne uno a caso! Così impari!

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  5. ma guarda
    non t'arrabbiare
    ma io questa rece non te la leggo
    e pratchett non so quando lo riaffronterò
    mi sembra uno che piace solo a te
    con delle battute che fanno cadere le palle ai sassi
    ma io già ti vedo che a te fanno ridere
    mah...
    misteri... :)

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  6. leggo ora il messaggio della cyb e sono con lei
    tu mi hai fatto leggere quella merda di libro che veramente, arrivato alla fine volevo strappare la pelle ai neonati, dalla rabbia
    anzi
    lo regalai
    pensa
    e dopo
    a) vollero a tutti i costi che me lo leggessi
    b) vollero che dopo averlo letto me lo riprendessi indietro
    pratchett merda! ecco cosa penso veramente! :P

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  7. voglio che si sappia che quest'uomo mi consigliò di leggere "stelle cadenti".
    le uniche cose che sono cadute sono state le mie palle.
    e ora lo stesso destino toccherà a david riva, che ha malauguratamente vinto il libro alla gelotteria :P

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  8. E' arrivato il giorno del giudizio Corà! Basta Pratchett! Tientelo per te!

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  9. A parte che nessuno di voi può parlare perché Gelo tu disprezzi la guida galattica e ti meriti un sacco di cinghiate e Vampiro a te piace la Paquin e questo è dire tutto che madonna mi viene già il vomito, ma se voi comprate i libri meno belli non è colpa mia, io non ve li ho mai consigliati, io vi ho consigliato tutt'altro maledetti!

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  10. @ Cyb: vai a mangiare un po' di cacca, va', visto che ti piace tanto.

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  11. io di terri praciet non ho letto niente, ma non vedo motivo di mettere in dubbio le parole di gentiluomini come Vampiro, Gelostellato e la Parise.

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  12. A me Pratchett piace. Anzi, mi sa che questo me lo faccio regalare a Natale.
    L'hai letto "Il piccolo popolo dei grandi magazzini"?

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  13. Brava (e non dare ascolto agli altri, ché hanno letto mezza pagina e poi a dire uuuh che brutto che sarebbe un po' come leggere soltanto Pigmeo di Palahniuk e poi dire che Palahniuk fa schifo e non lo leggerò mai più ;) )

    Sì, ho letto Il piccolo popolo, è molto simpatico ma un po' troppo sbrigativo, comunque è come sempre una lettura piacevole e divertente. :)

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