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Recensione: Devil Red, di Joe R. Lansdale

By Simone Corà | lunedì 18 luglio 2011 | 12:30

Fanucci, 2010
283 pagine, 17 Euro

Joe Lansdale è principalmente famoso per due saghe, quella del Drive-in e quella di Hap & Leonard, ma se la prima si è ormai fossilizzata con un tremendo terzo capitolo (La notte del Drive-in 3), che si spera possa essere l’ultimo, la seconda ha recentemente ripreso il largo dopo una pausa di quasi dieci anni. Difficile dire cos’abbia tenuto lo scrittore texano così lontano dai suoi personaggi più amati, se una generale stanchezza e relativa voglia di cambiare storie o lo sbandamento che in questi ultimi anni lo ha portato a produrre forse troppi romanzi in troppo poco tempo. Sappiamo però che il ritorno sugli scaffali, con Sotto un cielo cremisi, non era di certo una roboante storia alla Hap & Leonard, giusto qualcosa di più timido e comodo, che viaggiava su binari parecchio sicuri, come lo è in fondo questo Devil Red.

L’intreccio ha infatti un peso più o meno irrilevante, la storia è poco appariscente e presto scivola nelle retrovie come se non ci fosse più spazio per una buona trama, ma solo per i due detective e per la loro mole di battute. Non c’è rischio che la grinta ironica di Hap & Leonard possa venire meno, anche in questa occasione duettano volgarmente e filosoficamente senza incappare in ostacoli, forzature o momenti di stanca, ma forse esagerano troppo. Le 283 cartelle di Devil Red sono costituite infatti da un unico, incessante dialogo tra i due, che studiano, approfondiscono, discutono e risolvono il caso senza praticamente fare nulla che non sia parlare. E sembra addirittura che Lansdale non voglia mai disturbarli: caccia spesso via Brett e rende Marvin poco più di una figura di contorno, spariscono quindi i comprimari e con loro se ne va anche un certo crescendo epico e sofferto dei romanzi storici della saga, come Il mambo degli orsi e Bad Chili: resta solo una tipica trama lansdeliana, con un’iniziale, insolita complessità e i suoi ottimi momenti (i villain, le false piste), certo, ma semplicisticamente condotta fino alla facile conclusione.

Non che si tratti di un brutto romanzo, per carità, per lunghi tratti Devil Red è davvero un gran bel leggere, è trascinante, è gustoso, è combattivo, e, oh, siamo parecchio lontani dai lavori più trascurabili dello scrittore texano per idee, energia e soprattutto stile. Lansdale infatti si mostra in gran forma: è agile, svelto, coinvolgente nonostante il monolitico avanzamento, e il suo classico uso della metafora è ben colorito e vispo. L’ironia fiocca attraverso dialoghi e situazioni irresistibili (il cappello di Leonard, i due scippatori), lo sviluppo della trama, quanto meno nella prima metà, è gradevole e interessante nella sua ambiguità, e in generale non c’è niente, ma proprio niente che non vada. Difficile però aggiungere qualcosa a quanto detto per Sotto un cielo cremisi: Hap & Leonard hanno già fatto tutte queste cose, hanno già fatto incazzare gente cattivissima e hanno già risolto situazioni impossibili, e per quanto Devil Red si divori con piacere e diverta in più di un’occasione, dispiace che sia proprio una saga così spumeggiante e irriverente a venire ridimensionata dal placido mestiere dell’autore texano.

12 commenti:

  1. Uffa,
    che piattola che sei
    io mi accontento
    purtroppo ho notato che molto viene peggiorato dalle traduzioni, mi sa, soprattutto in casa fanucci
    quindi se qui almeno lo stile rende
    beh
    fanculo
    mi accontento
    sulla trama è vero, quelli là sono inarrivabili, e difficilmente poteva inventarsi di far fare ha hap e leo quacosa di nuovo, se non cadaverizzarli :)
    quindi tocca tenerci la saga che si siede su se stessa. se lo fa bene, lo leggo anche volentieri. Non mi aspettavo di più, comunque.

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  2. Mi hai ammazzato il drive-in?!?!?
    Ok, non sei più mio amico ;)

    sai che ho sempre avuto un rifiuto per hap e leonard dopo il primo libro? Non so perché, però questa recensione mi conferma la sensazione... mah!

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  3. @ gelo: sì, ma, mentre leggevo, mica pensavo a tutti sti pipponi, dicevo figo uau mitico fa un sacco ridere e Leonard è più in forma che mai. E' però una riflessione che viene dopo, proprio per quei 2-3 elementi di comodità che a me son stati un po' sulle palle...

    @ Eddy: be', dai, il terzo capitolo è un obbrobrio rispetto ai primi due. E, oh, guarda che la saga di HAp e Leonard ingrana proprio con il secondo romanzo, il primo non è niente di niente di niente in confronto a quelli che vengono dopo! Prova, prova almeno Mucho Mojo, è tutt'altra storia rispetto a Un'estate selvaggia. :)

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  4. Comunque a me, nonostante sia tu che gelo mi abbiate fatto una testa così su Un'estate selvaggia, è piaciuto. Certo, no roba da orgasmi multipli però la voglia di continuare con tutti gli altri è arrivata alla facciaccia vostra che mi avete detto di saltarlo.
    Tiè.

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  5. Ma vaccadue! ok, vedo di leggere "molto bagnato"...

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. A me questo libro non è dispiaciuto affatto, anche se ammetto che parlando della serie di Hap e Leonardo sono troppo di parte, perchè riesco a divertirmi sempre e comunque. E comunque, un pò di accomodamento, visto l'arco temporale che si copre dal primo romanzo a questo ci poteva anche stare (personalmente ho trovato molto più seduto il libro dopo questo).

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  8. @ Cyb: leggi gli altri, allora, su!

    @ Eddy: ecco, bravo.

    @ weirdcave: ma anche a me è piaciuto, la riflessione in sede di recensione nasce per via di un po' di, boh, rammarico per certi aspetti visti nei precedenti che adesso ci sono solo in (minima) parte.

    Cielo di sabbia l'ho appena finito, vero, sì, romanzino discreto, 200 pagine veloci veloci che all'inizio fanno credere a un bel romanzone tipo Tramonto e polvere, e poi invece è una cosuccia innocua e leggera, però carino, dài. :)

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  9. allora
    io non ho detto di saltare stagione selvaggia
    per completezza va letto prima
    ma solo se uno sa che gli altri due ce vengono sono di un altro pianeta, rispetto a stagione selvaggia
    se uno fa l'errore di eddie
    e si ferma lì
    allora non va bene
    tanto valeva che cominciasse con mucho mojo e bad chili che ritendo inarrivabili, per la serie hap e leonard, assieme al mambo degli orsi. e rumble tumble. poi gli altri son meno belli,
    Questo lo leggerò
    anche se credo che anche io leggerò prima cieli di sabbia, mi sa :)

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  10. Scorrevole e divertente ma non credo che ai cari vecchi Hap&Leonard sia rimasto molto da dire. Ho appena cominciato Freddo nell'anima, che non fa parte di nessuna saga, e mi sta piacendo molto di più

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  11. Già, un sacco di battute, però...

    Freddo nell'anima non mi aveva entusiasmato molto mentre lo leggevo, ma più ci penso e più ne ho un ricordo positivo per la stranezza del protagonista e un po' di particolari bizzarri della storia. :)

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