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Recensione: Sons of Anarchy - stagione due

By Simone Corà | venerdì 11 febbraio 2011 | 13:00

2009, USA, 13 puntate, 42 minuti cad
Creato da: Kurt Sutter
Network: FX

La brigata mascolina motorizzata da Kurt Sutter si era congedata con una discreta prima stagione, lasciando dietro di sé fumi di scarico forse un poco inconsistenti, fatti di saltuari episodi vuoti ed eccessive semplicità organizzative. Solo la crudele, spiazzante seconda metà aveva fatto rizzare le antenne televisive, installando speranze, per questa seconda manche di puntate testicolari, che paradossalmente vengono sbriciolate da una qualità complessiva addirittura sorprendente. Pur non spostandosi dalle coordinate rockeggianti della prima stagione, Sons of Anarchy acquisisce infatti una sicurezza espositiva che fa tremare le gambe sin dal primo episodio, creando un catenaccio solidissimo nel prosieguo della storia.

Via ogni tipo di riempitivo, via le pallide puntate autoconclusive, Sutter imbastisce una vicenda di sadico fascino, assai completa nel suo complesso meccanismo criminale che vede nell’avvocato ariano Zobelle uno degli strateghi del male più potenti, sicuri di sé e imbattibili che si siano mai visti in tv. La sua schiacciante superiorità, la perfezione del suo disegno, l’articolata e imprevedibile mole di idee si incastrano meravigliosamente in un mosaico corale dove le vite personali dei Sons e una manciata di comprimari sapientemente caratterizzati (Gemma, lo sceriffo Unsel, Weston, l’agente Stahl) sono tasselli pazzi e instabili. È proprio nell’incontro/scontro di personalità così forti e discrepanti che Sons of Anarchy mostra la sua vera anima di strada: l’inevitabile rapporto conflittuoso tra l’inossidabile Clay e il ribelle Jax, le difficoltà di Opie nell’affrontare il mondo dopo il lutto e il rifiuto di appoggiarsi agli altri, il progressivo cambiamento di Tara e il suo trovare aiuto in Gemma, donna che ha sempre odiato… Scopriamo in questa maniera un compatto, eccezionale quadro psicologico – messo sempre a soqquadro dalla demoniaca perfezione criminale di Zobelle – che soltanto negli ultimi episodi si concede a un eccessivo sentimentalismo, forse evitabile nella sua lunghissima sequenza di lacrime e abbracci.

Splendido, splendido il cast, dall’energia giovanile di Charlie Hunnam allo statuario sguardo psicopatico di Henry Rollins, dalla saggia sofferenza interiore di Dayton Callie all’arrogante debolezza di Ally Walker, senza dimenticare ovviamente la mascella squadrata e i muscoli rocciosi di un Ron Perlman, volto tra i preferiti di sempre qui a Midian, che sprizza carisma a ogni alzata di sopracciglio.

Scritta con estrema cura nel dosare i colpi bassi, le frustate e le frustrazioni, la seconda stagione di Sons of Anarchy appare studiata meticolosamente in ogni suo aspetto (regia e colonna sonora conferisco ora dinamicità ora funesta drammaticità, i magnifici cliffhanger conclusivi lasciano tutto in sospeso con il giusto, intelligente taglio epico), e la progressiva gratificazione che se ne ricava è sicuramente quanto di meglio possa esserci stato in questo aridissimo 2010 televisivo (la serie è del 2009, ma ovviamente qui deve sbarcare con puntuale ritardo e con immancabile doppiaggio osceno).

Recensione di Sons of Anarchy - stagione uno

6 commenti:

  1. Sì, la seconda stagione era davvero ottima.
    Con la terza invece la qualità cala vistosamente, anche se il season finale è da applausi.

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  2. Concordo con Re Ratto, la terza serie è inferiore e parte lentissima.
    Poi si riprende e ha un'ottima ottima ultima puntata che mi fa guardare con ottimismo alla futura quarta stagione.

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  3. Della terza ho visto il primo episodio, che ho trovato davvero ben fatto e intenso. Ero molto fiducioso ma così mi smorzato l'entusiasmo maledetti... ;)

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  4. Purtroppo la terza serie si imbarca in un'improbabile faida con l'IRA dai risvolti Beutifuleschi... comunque, come già detto, il season finale è talmente figo che vale la pena di sorbirsi anche un tot di puntate davvero sottotono.

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  5. Ma a me basta solo che ci sia Ron Perlman che fa cose da duro e sono contento. :)

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