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Recensione: Ultracorpo

By Simone Corà | giovedì 27 gennaio 2011 | 13:00

2010, Italia, colore, 31 minuti
Regia: Michele Pastrello
Sceneggiatura: Michele Pastrello

Solitario, taciturno e scontroso, Umberto campa facendo piccoli lavori su commissione. Ingaggiato per riparare un guasto idraulico in un appartamento di periferia, Umberto, già diffidente di suo, scopre che il suo cliente è un omosessuale. Convinto che voglia spudoratamente provarci, rimane preda di rabbiose fissazioni e, per entrambi, inizia per lui un’odissea infernale.

Con Ultracorpo, Michele Pastrello recupera il carattere sociale che negli anni passati, prima delle mode dei vuoti remake e dei sequel milionari, aveva dato impronta sicura e forte al genere horror. Spogliandolo degli incubi serpentiformi e dei deliri stordenti, Ultracorpo potrebbe addirittura non essere catalogato come horror, tanto è forte la sua anima di denuncia, quest’accusa contro l’omofobia raccontata però coraggiosamente dal punto di vista di un uomo alienato, violento, asociale, un tizio facilmente irritabile che scatta con chiunque, dalla prostituta da cui trova settimanalmente sollievo all’amico che gli offre il lavoro. C’è forse un’esagerazione, nel dipingere Umberto, immergendolo in una sudicia atmosfera di debolezze sessuali (guarda solo film porno) che ne delinea in maniera eccessivamente quadrata la personalità, ma c’è un lavoro più che discreto nello scolpirne l’aspetto irascibile dovuto ai suoi mille preconcetti.

È proprio in questi preconcetti che prende vita il significato dell’opera: Umberto teme e odia la realtà, la distorce tanto da venirne inseguito in sogno, e l’incubo che lui stesso genera diventa scusante per reagire e abbaiare con buona prestazione da parte di Diego Pagotto. Pastrello lo dirige in trenta minuti dilatati che donano plumbea sgradevolezza alla storia, riesce nella difficile impresa di dare obliqua sensazione al tutto, si oscilla infatti tra realtà e immaginazione, tra vero e falso, un’angoscia onirica resa alla perfezione dall’aliena espressione di Felice C. Ferrara, ambiguo e sfuggente come richiede il suo personaggio. Ultracorpo è quindi un mediometraggio di durezza narrativa, non facile da assorbire per la sbieca atmosfera e per l’opprimente aria che si respira, ma è prodotto interessante e soprattutto, come già ha ottenuto Pastrello con i precedenti lavori 32 e Nella mia mente (vincitore del PesarHorrorFest 2006) audace – di questi tempi, specialmente in Italia, cosa non da poco.

5 commenti:

  1. Uh grazie molte per la segnalazione nonchè recensione di questo nuovo Pastrello che mi era totalmente sfuggito. Farò in modo di procurarmelo. :)

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  2. Te sei un fenomeno, come fai a trovare e vedere tanta roba lo sapete solo tu e il tuo video-pusher. °_°

    Ecco perché - tra le altre cose - anche io ti ho assegnato un Sunshine Award. :)

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  3. @ Psiche: credo proprio non ti deluderà. :)

    @ Giudino: no, i complimenti no, sennò arrossisco tutto! :-p
    Grazie mille per il Sunshine Award! :)

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  4. Sembra interessante. Non è che sei stato magnanimo perché il film è indipendente? Di solito gli indipendenti italiani girano amatorialmente... Ma come si può vedere il film? Dove l'hai recuperato?

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  5. Ciao Giò!

    Chiaro che il fantastico indipendente italiano non può offrire quelle meraviglie che vorremmo tutti, ma ci sono molti autori di qualità, come lo è Michele Pastrello, che sanno ben padroneggiare i mezzi e che se solo avessero delle concrete possibilità (ovvero tutte quelle che da sempre mancano al fantastico italiano, di qualunque tipo: soldi, promozione, interesse del pubblico mainstream) potrebbero dimostrare parecchio.

    E mi sembra un po' brutto etichettare, in generale, la scena indipendente come amatoriale.

    Io ho contattato l'autore, puoi farlo cliccando sul sito www.michelepastrello.it :)

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