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Resident Evil: Degeneration

By Simone Corà | lunedì 23 febbraio 2009 | 13:40


2008, Giappone, colore, 97 minuti
Regia: Makoto Kamiya
Sceneggiatura: Shotaro Suga

Dopo la distruzione di Racoon City, l’azienda farmaceutica Umbrella, produttrice in segreto dei terribili T e G-Virus, ha perso a poco a poco il proprio potere. Per un impero che crolla, però, un altro ne sorge: la WilPharma, infatti, è un nuovo colosso farmaceutico, repentinamente ostacolato da un gruppo di eco-ribelli denominato Terra Save.
È così che, dopo un attacco terroristico atto a incolpare la WilPharma di mostruosi esperimenti su cavie umani, Claire Redfield e Leon Kennedy si ritrovano l’una accanto all’altro per cercare di sconfiggere una nuova orda di morti viventi.

Cronologicamente posto dopo la conclusione del quarto capitolo della saga videoludica, Resident Evil Degeneration rappresenta una sorta di tappabuchi per gli eventi lasciati in sospeso nella continuity storica, e, allo stesso tempo, un prequel per il nuovo videogame, Resident Evil 5, in uscita a breve. Lasciate da parte le discutibili trasposizioni nate dalla mente di Paul Anderson, infatti, la Capcom ha voluto riportare l’attenzione sulla saga originale, senza Alici o Alveari di mezzo, con un progetto d’animazione in CG di per sé ambizioso ma non del tutto riuscito.

Forte della presenza dei protagonisti del secondo episodio, RE Degeneration offre una trama piuttosto basilare, che si àncora saldamente ai canoni dell’epopea creata da Shinji Mikami. Quindi spazio a luoghi chiusi dove poter liberare il virus e riempirli di zombi (un aereporto prima e il quartier generale della WilPharma dopo), e poi via di inseguimenti, sparatorie, headshot e intrighi.

Se da una parte la componente action brilla per un continuo saliscendi adrenalico, dispiace constatare come invece la controparte cospirazionista si adagi su livelli di dubbia elaborazione mentale, a causa di personaggi meschini facilmente individuabili e meccanismi di raggiri e di presa al potere piuttosto scontati.

Il problema maggiore della pellicola Capcom risiede proprio in una standardizzazione esagerata dei protagonisti. Personalità immobili, scolpite in anni e anni di stereotipi, che non lasciano spazio a sorprese ma solo a noiose conferme. È il caso di un Leon impavido e imbattibile, quasi un Dolph Lundgren più roccioso del solito; o del senatore Davis, intrappolato in vesti detestabili sin dal primo istante; o ancora di Frederic, character davvero pessimo sia per costruzione fisica che per processi mentali e comportamenti.
Incolori Claire e Angela, poco più che manichini che saltano e sparano e, all’occorrenza, aprono i rubinetti.

Tuttavia, superato lo scoglio delle caratterizzazioni infime, è facile lasciarsi prendere dalla travolgente tamarraggine del film. Tra animazioni stupefacenti e regia esageratamente spettacolare, si entra in un’overdose di conflitti a fuoco, morsi mortali e, nella lunga parte finale, un figlioccio bastardo del boss di RE 2, potenziato dalla CG e da effetti imprevisti del G-Virus. Azione inverosimile, salvataggi improbabili, leggi fisiche sbriciolate, movimenti matrixiani e molto altro stordimento cerebrale per novanta minuti in cui, perlomeno, piacere visivo e lussuria nerd, da questo punto di vista, sono ampiamente soddisfatti.

Rimane un ultimo grosso ostacolo da superare, ovvero l’imbarazzante qualità dialogica del film, aggravata da un tremendo doppiaggio italiano, nonostante il coinvolgimento di un paio di voci famose. A livello di conversazioni e discussioni ci troviamo nel girone dei cerebrolesi, con almeno un paio di occasioni di ingenuo gongolmento nel ridicolo (l’epilogo, ovvero quanto di più brutto e stupido e involontariamente comico potesse chiudere la vicenda).

È facile capire come Suga, in fase di sceneggiatura, abbia svolto un lavoro dozzinale e poco accattivante, aggravato, tra l’altro, da scelte narrative che omaggiano in continuazione il videogioco (l’esplorazione in solitario del quartier generale della WilPharma), ma che non appena abbracciano il concreto (per quanto virtuale) diventano inconsistenti.
Non che si possa chiedere molto a un film ingabbiato in un genere dai limiti invalicabili, ma ripensando ai complessi autocompiacimenti narrativi della saga videoludica, rimane una spiacevole amarezza per uno svolgimento fin troppo facilone.

Certo, Kamiya alla regia è fonte di entusiasmo e di grande inventiva, ma la tiepida sufficienza RE Degeneration se la guadagna a stento. E visto il potenziale del progetto, si tratta di una grande occasione sprecata.

5 commenti:

  1. Più o meno la valutazione che scrissi io, solo che tu l'hai scritta meglio :-)

    A me il film è piaciuto solo un po', per il resto mi ha annoiato. Sembrava un Resident Evil for dummies...
    Peccato, perchè a livello tecnico ci sono le potenzialità per fare meglio che non nei film della serie... in carne e ossa.
    Ma forse oramai la saga risente di un certo logorio di trama e contenuti.

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  2. Ma guarda, annoiarmi per fortuna no. La spettacolarità della regia tiene perlomeno sull'attenti, anche se la storia non ha nulla da offrire.

    E' che la sceneggiatura è davvero tremenda, una delle cose più povere e scarne e stereotipate di tutti i tempi.

    Bastava poco, pochissimo, per ottenere un risultato migliore. Che insomma, ok i dialoghi di merda, facendo i buoni ci possono anche stare, ma i personaggi, cazzo, uno peggio dell'altro, uno schifo allucinante.

    Peccato.

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  3. "Cronologicamente posto dopo la conclusione del quarto capitolo della saga videoludica"

    Ma parla come mangi!

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  4. Ma è così bello fare i dotti e i sapienti! :D

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  5. :D braccia rubate all'espurgo pozzi neri...

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