Regia: Toshiki Inoue
Episodi: 37
Durata: 22 minuti cad.
Anno: 2006/2007
Light Yagami, passeggiando nel cortile della scuola, trova uno strano diario: è il Death Note, un potentissimo strumento di morte, lasciato cadere sulla Terra da un annoiato Shinigami, un dio dela morte. Con il Death Note è possibile uccidere chiunque si desederi: è sufficiente scrivere il nome dell’interessato e immaginare il suo volto. Light, ebbro di potere e guidato da un ideale utopistico di pace, inizia così a togliere di mezzo ogni malvivente infesti il Giappone. Per contrastarlo scende in campo un famoso investigatore, Elle.
Non è troppo difficile spiegare lo smisurato successo che l’Italia ha inaspettatamente riservato a Death Note. Tra sterminate esposizioni pubblicitarie, che ne imprimono il caratteristico logo in ogni fumetteria e negozio specializzato in materiale dagli occhi a mandorla, e l’agevolazione ottenuta con la messa in onda su Mtv, il marchio Death Note (manga, anime e realtivi gadget e cotillions assortiti) si è infatti trasformato in una sorta di piccolo fenomeno di massa, ovviamente circoscritto entro determinati limiti, ma che sta lasciando il segno.
Siamo un popolo di pecore abituato a repliche su repliche di serie infinite e inguardabili come Dragonball Z e One-Piece (ops, All’arrembaggio!), oppure a porcherie che infestano i pomeriggi di Italia1. Ci accontentiamo senza farci vincere dalla curiosità, e al massimo i più grandicelli rimpiangono i vecchi canali regionali che, trasmettendo tonnellate di serie super robot (i vari Jeeg Robot, Vultus V, Daltanious) e fanta-mitologiche (Ken il Guerriero, I Cavalieri dello Zodiaco, Conan), hanno indubbiamente cresciuto una generazione.
L’unica àncora commerciale a cui aggrapparsi, al giorno d’oggi, rimane ahimé Mtv, che si è ritagliato uno spazio felice offrendo, da una manciata di anni a questa parte, anime magari oggetto di discussione, ma sicuramente di buona qualità oggettiva (Evangelion, I Cieli di Escaflone, Full Metal Alchemist), che hanno spezzato l’anonimato italiano in fatto di animazione orientale.
Death Note, che si immerge in temi seri e adulti come la strumentalizzazione del potere e la storpiatura odierna di un termine come ‘pace’, viene così visto come un’incredibile ventata d’aria fresca in un mondo, quello occidentale, che dimostra sempre di più di non avere una cultura in fatto di animazione, continuando infatti a catalogarla come infantile prodotto per bambini.
Abbiamo i Simpson, certo, e i Griffin e American Dad e soprattutto South Park, ma al di fuori di un contesto cinicamente ironico cosa rimane? Le produzioni Pixar e Dreamworks? Per carità, ottimi prodotti, per lo più, ma distanti dal concetto di animazione adulta.
Il problema, inesistente agli occhi di uno spettatore medio, è che i tanto bistrattati ‘cartoni animati’ giapponesi (teniamo da parte gli inutili moralismi che possono nascere trattando questo argomento, vi prego) trattano argomenti maturi, indirizzati a un target altrettanto maturo, dall’alba dei tempi, e che Death Note è, sì, una buona serie, intelligente, sagace e con certi risvolti sicuramente originali, ma che impallidisce di fronte a prodotti di una profondità sconcertante (Infinite Ryvius, Code Geass) che in Italia non arriveranno mai o, al massimo, saranno disponibili a pochi eletti (Ghost in the Shell Stand Alone Complex, Planetes – probabilmente il picco inarrivabile dell’animazione adulta e pensante).
Ci si trova infatti in un dannato circolo vizioso dal quale è impossibile uscire: da una parte, l’animazione nipponica non tira e quindi non ci si scommette, dall’altra i modi con cui approcciarsi alla cultura animata jappo sono pochi e costosi (un dvd con quattro episodi viene venduto mediamente a un prezzo sconvolgente di 25 euro).
Canali come Mtv in chiaro, o Hiro e Cooltoon a pagamento, fanno la loro buona parte (e lasciamo perdere il materiale a volte discutibile che viene proposto, come gli obbrobriosi prodotti targati Gonzo, si apprezza quanto meno la buona volontà, soprattutto se vede finalmente la luce lo storico Z Gundam – assieme al suo predecessore, Mobil Suit Gundam, la migliore serie robotica di tutti i tempi), ma per il resto, a un appassionato non resta che rivolgersi ai fun-sub (tra l’altro cosa ampiamente consigliata dal sottoscritto, visto che in questa maniera si può apprezzare l’estrema cura del doppiaggio originale, neanche lontanamente accostabile all’immondizia vocale spaghettosa de noatri).
Premessa piuttosto lunga, portate pazienza. Sono rimasto un po’ in superficie, visto che ci sarebbero molte altre cose da dire, ma è meglio se la smetto di martoriarmi con l’amarezza della situazione italiana e ritorno a Death Note.
Ciò che più piace della creatura di Tsuguma Ohba e Takeshi Obata (i creatori del manga a cui l’anime è fedelmente ispirato) è il lasciarsi gradevolmente trasportare dalla singolarità con cui vengono strutturati gli episodi. Light e Elle si sfidano infatti in un continuo duello di strategie mentali con cui cercano di anticiparsi e prevedere le rispettive mosse, e si arriva, in pochi episodi, a ragionamenti complicatissimi e, per quanto assurdi, consolidati da una logica innegabilmente di ferro.
È una progressione di masturbazioni cerebrali che spesso lascia basiti per la quantità di variabili tenute da conto e per le numerevoli strategie di risoluzione applicate per sgambettare l’avversario.
La serie subisce però un brusco calo narrativo con l’innesto di Misa, un personaggio che dovrebbe alimentare una sdrammatizzazione ironica, ma che in realtà fallisce negli intenti, scatenando soltanto sbadigli per una manciata di puntate di transizione in cui Death Note si adagia, quasi indeciso su quale direzione prendere. La vicenda viene diluita e boccheggia di sterilità narrativa che blocca, quasi di colpo, l’inarrestabile macchinazione mnemonica dei primi 10 episodi.
La storia ritrova comunque una certa agilità stilistica alla conclusione di quello che può considerarsi il primo arco narrativo (episodio 25), dove tensione e palpabile eccitazione vengono frullati con inaspettati simbolismi e duri colpi allo stomaco.
La serie sfocia quindi in una sorta di sequel, ambientato alcuni anni dopo, che però si mostra incerto e traballante, visto che, in 12 episodi, viene inserita una quantità esagerata di personaggi senza saperne tenere le redini. La storia ora si annacqua ora si fa troppo tesa e complessa, e i ragionamenti mentali perdono la freschezza degli esordi in quanto confinati in lunghissimi spiegoni che riassumono lunghe sequenze di comportamenti bizzarri e apparentemente incomprensibili.
Vengono così a mancare scaltrezza e freschezza, per colpa di una sceneggiatura eccessivamente contorta, che mostra numerosi segni di cedimento sotto forma di momenti poco chiari e improbabili.
Resta comunque una trama avvincente ed eccentrica, che termina con un ultimo episodio magistrale per connubio di epicità, pathos, animazioni, dialoghi e interpretazioni vocali, agevolato tra l’altro da una prestigiosa OST, che mescola indimenticabili melodie post-rock e porzioni sinfoniche di indubbio fascino.
Evidenti alti e bassi quindi distruggono in parte le ottime basi di partenza della serie, ma non intaccano comunque il legame affettivo che si crea con personaggi ben caratterizzati e carismatici. Gli indistruttibili e spietati ideali di Light contrapposti alla bizzarra genialità di Elle, passando per la goliardica rappresentazione dello Shinigami Ryuk, l’ingenuità di Matsuda, la caparbietà degli agenti di polizia, o anche solo per l’isterismo riscontrabile in una manciata di comprimari, sono elementi che rimangono impressi. A serie conlusa, infatti, si prova un genuino senso dispiacere come per ogni cosa che volge al termine e, complice sicuramente l’impareggiabile colonna sonora, che sfrutta un tema portante di grande atmosfera, si soffre di un inevitabile smarrimento post-ending.
Ingiudicabile il doppiaggio italiano, al quale sono sopravvissuto non più di dieci secondi, visto il modo in cui la grottesca parlata di Ryuk viene trasformata in un rantolo gutturale, o l’assoluto anonimato di Elle, sviscerato del buffo e incerto tono vocale originario.
Perlomeno, come da tradizione Mtv, sono rimaste inalterate le sigle: qua da noi si scrivono appositamente cazzate danzerecce da classifica, mentre in Giappone inseriscono tranquillamente due cazzutissimi pezzi metalcore (di quello rabbioso e frenetico, non cose emo e mielose à la Killswitch Engage, eh). Insomma, differenze culturali che non potranno mai essere equilibrate.
Death Note non merita il successo che sta raccogliendo: sono troppe le incertezze e le lacune che feriscono la qualità generale dell’opera, abbondantemente sopravvalutata. Ma tutto sommato è un buon punto di partenza per dirigersi verso il cuore dell’animazione nipponica: segnatevi un paio di titoli citati là sopra e fatevi un regalo.
Bell'articolo, complimenti.
RispondiEliminaAl di là di Death Note, che mi hai fatto venir voglia di vedere, è interessante il tuo ragionamento sul destino dei "cartoni animati" (passami questo vetusto termine) in Italia.
Le serie trasmesse da Mediaset fanno mediamente cagare, tranne rarissimi casi. Delle replice di Dragonball ne siamo tutti pieni, eppure continuano a mandarle. Per il resto: zero assoluto.
Un tempo le gloriose reti locali trasmettevano il meglio, in un mix tra vecchio e nuovo.
Ricordo pomeriggi che alternavano i G.I.Joe a Kenshiro, I cinque samurai a Daltanious.
Mtv trasmette le sole cose buone, è vero, ma una sola sera a settimana è un po' poco, e non so se valga la pena abbonarsi a canali come Hiro (dovrei studiare meglio la programmazione).
Certo, nelle fumetterie c'è una vasta sceglie di DVD d'importazione, ma sono mediamente tutti cari.
A questo punto mi chiedo se c'è una vera e propria politica di ostracismo contro tutta una serie di manga e anime.
Penso solo all'azione nefasta, oscurantista e fascista di quei cazzoni del MOIGE, che oramai hanno poteri trasversali che vanno da destra a sinistra :-(
A proposito di limitazioni, Death Note è stato piuttosto censurato, nel doppiaggio, per motivazioni anti religiose, ma giusto perché Light, in quanto megalomane, si professa più e più volte come un nuovo dio (dove 'dio', in italiano, diventa 'signore', ma dimmi te). Tutto qua.
RispondiEliminaFa un po' te quant'è tragica la situazione.
Che poi, lasciando stare la robaccia mediaset, è tutta una questione di ignoranza, ma di ignoranza in senso letterale, non dispregiativo.
L'animazione jappo piace fino a un certo punto, di conseguenza vende (anche in termini di audience) fino a un certo punto.
Alcuni anni fa era stata ridoppiata la storica serie di Gundam del '78. Programmazione iniziale su Italia 1 in fascia 'adolescienziale' (14.30), per poi essere slittato al sabato mattina, e infine sparire dio solo sa dove.
Capirai che se i riscontri sono questi, tra l'altro su una serie che comunque ha un certo nome anche in Italia, non vale la pena rischiare.
Mtv per certi versi è una manna dal cielo (e non importa la programmazione settimanale, anche in Giappone si trasmette un episodio alla settimana). Saranno ormai 10 anni che trasmette anime, e insomma, tra tante cagate che mandano avanti la baracca (Inuyasha su tutti), qualche perla l'ha anche infilata (quelle citate nella rece).
Il successo di Death Note è una fortuna, perché potrebbe smuovere le acque.
Ma in realtà servirebbe un colosso che rischiasse davvero TANTO per far conoscere l'animazione nipponica. Ovviamente è utopia e non accadrà mai (i distributori italiani di Planetes hanno rischiato grosso e per questo sono sono falliti, o giù di lì, qualcosa del genere).
E' una situazione di stallo che non si smuoverà mai.
(E comunque Hiro e Cooltoon non passano granché, eh, adesso fanno più che altro roba vecchia e di seconda mano. Oltre a quell'imprescindibile Z Gundam, sono abbastanza trascurabili).
Non ho la TV da troppi anni per sapere cosa trasmettono.
RispondiEliminaUn Death Note epurato è già qualcosa.
Cose realmente notevoli, tipo Lain, immagino siano state accuratamente evitate, giusto?
O anche film d'animazione di grandissimo livello, tipo Paprika, quelli immagino siano snobbati alla grande. Sbaglio?
Stai diventano logorroico... sappilo!
RispondiEliminaSinceramente non so se Lain sia mai passato, in chiaro o criptato, però di lungometraggi, come per esempio Paprika, passano su Sky varie volte. In chiaro, comunque, lo vedo come un traguardo irraggiungibile.
RispondiEliminaA me piaceva il pigiama tuta di Lain mi pareva bello comodo. Però ricordo che i fili dell'elettricità facevano un rumore ronzante che mi turbava.
RispondiEliminaAh Simone madò quanto scrivi per ora hai la scusante che fuori fa ancora troppo freddo sappilo ma poi no.
E' l'ultima volta, giurin giurello. Poi vado fuori a incendiare le tane delle talpe.
RispondiEliminaMa guarda sto infame del Silente che mi cita Ryvius per fare figo pur avendolo abbandonato a 2 ep dalla fine XD
RispondiEliminaCmq MTV non trasmette "anime buoni", affatto: l'unico suo vero merito è di non tagliare l'animazione come fa mediaset, ma col cavolo che si può parlare di "roba buona" pensando a produzioni tipo PlanetEs, Brain Powerd, Gundam etc che nessuno si sogna di trasmettere (tantomeno MTV) per non rischiare flop.
MTV è brava unicamente a trasmettere anime dall'appeal fortemente commerciale che le passano le case editrici italiane gratuitamente. Con questo non voglio dire che Cowboy Bebop, Alexander ed Evangelion siano robaccia (quest'ultimo forse sì XD), ma semplicemente che c'è roba cmq abbastanza oggettivamente migliore.
God87
Un giorno ritornerò sul Ryvius, in qualche maniera. :D
RispondiEliminaPer il resto, sì, in parte sono d'accordo con te, tolto il fatto che tu racchiudi le cose nel girone dei Capolavori o in quello delle Schifezze, e insomma, o bianco o nero, senza mezze vie.
Mtv trasmette anche roba orribile e insignificante, ma alla stessa maniera ha mandato in onda anime discreti, come Death Note, e ovviamente i blockbuster di critica e pubblico tipo Cowboy Bebop.
E in ogni caso, meglio 1000 Death Note osannati dal pubblico che, be', niente. Se serve ad avvicinare la gente alla Luce, è cosa buona e giusta. :)
(Ma ti rendi conto di quanti avverbi hai usato, dannato?)
Più che avvicinare la gente alla luce, MTV semplicemente la avvicina a determinati anime, che poi divenuti oggetti di culto rimarranno tali e stop, senza ulteriori ripercussioni sulle mode (non c'entra nulla, ma per capire questo meccanismo pensa a Teusch che, visti Death Note e Code Geass non prova neanche nient'altro, dando per scontato che non esista più nulla a quel livello).
RispondiEliminaSe MTV avesse davvero finalità di "evangelizzare" l'animazione made in Japan, allora dovrebbe dare agli anime MOLTO più spazio, evitando di puntare su 2/3 titoli per volta ma continuando a trasmetterne mille altri di ogni altro genere e per ogni fascia d'età.
Emtivì al contrario di merdaset o rai NON ACQUISTA NESSUN ANIME per trasmetterlo, si limita a trasmettere quelli che le REGALANO la Panini e la Dynit come forma di pubblicità. Niente di più niente di meno. Se non glieli passassero gratuitamente non trasmetterebbe nulla.
La soluzione per creare mercato anime in Italia? Non c'è perchè in Italia, semplicemente, non c'è mercato e non ci sarà mai, merito anche dell'equazione fumetti/cartoni = bambini derivante da 50 anni di DC e merdate cattoliche varie. Teniamoci stretto il fansub e applaudiamo quando sporadicamente Dynit riesce a procurarsi qualche blockbuster di valore (che nessuno ovviamente si cagherà).
God87
Che è esattamente quello che ho detto io.
RispondiEliminaSolo che Mtv, in fondo, è una buona vetrina, per quanto abbia l'anima sporca, e per cento cerebrolesi che divinizzeranno Death Note come la summa dell'animazione jappo, uno si incuriosirà tanto da scavare più in profondità.
E questo, per me, nella situazione in cui ci troviamo, è già molto.
ciao Simone! condivido pienamente la tua introduzione. death note io l'ho letto come manga e inizialmente mi è piaciuto molto anche se mi sono incazzato come un'ape (mi si scusi la citazione di south park ma ormai l'ho adottata...) quando avendo acquistato la prima edizione fatta coi piedi dalla panini, aspettando 3 mesi il primo numero tra l'altro, hanno pubblicato quella più grande con sovracoperta e su carta migliore. in seguito, dopo la dipartita di elle, anche qui se è avuta una caduta e si è arrivati a riacquistare un po' di spessore solo alla fine. a parte questo per l'anime provo un misto di attrazione e repulsione, in quanto vorrei vederlo perchè,pur sapendo poco in materia, amo molto gli anime (purchè di un certo livello beninteso) in quanto forma -sottovalutata- di espressività, ma di questo non mi fido sapendo già in anticipo e come mi hai confermato tu che ci si perde in prolisse spiegazioni sulle pensate dei personaggi che spezzano le reni al ritmo della storia. senza dilungarmi ulteriormente su questo concluderei con un secco: accetto consigli.
RispondiEliminaIn secondo luogo penso che qui da noi a questa opera siano state tagliate le gambe da tutto quel merchandising che ci si è costruito attorno, rendendola, a mio vedere, uno dei tanti panettoni commerciali propinati alle masse e perdendo di vista i temi di fondo su cui poggia.
Passando ad altro adoro Planetes di cui ho letto il manga e sto aspettando di avere l'anime e vorrei segnalarti il manga Ikigami: ambientato in epoca moderna vede un paese in cui è applicata la Legge per la prosperità nazionale, la quale prevede che il primo giorno delle elementare ad un bimbo su mille sia iniettata insieme al vaccino una capsula che lo farà morire tra i 18 e i 24 anni. Il tutto per spingere i cittadini a vivere al meglio di loro stessi.
Il filo conduttore è un impiegato statale che deve consegnare l'annuncio di morte (l'ikigami) all'interessato 24 ore prima che muoia. L'autore racconta le singole storie di ognuna delle persone destinate a morire proponendo le diverse reazioni che esse hanno alla notizia: dalla rabbia che li spinge a commettere crimini alla rassegnazione di chi non sa che fare di fronte alla morte, passando anche per chi decide di dare una svolta alla propria vita nelle sue ultime ore. Sullo sfondo vi sono le incertezze del funzionario che non può liberarsi dei suoi pensieri in quanto verrebbe considerato un traditore della patria e come tale incarcerato o "rieducato".
Nonostante un'edizione su carta di qualità poco più che passabile ad un costo troppo alto per come è presentata (ca 7€ al volume) è un manga adulto che non ha paura di trattare temi attuali, contestando la società in cui viviamo. Se hai occasione di averlo fra le mani, ritengo valga la pena di essere letto (alla peggio posso prestartelo). E nel caso capitasse voglio un parere eh ;)
ps. sono interessato a infinite ryvius ma non riesco a reperirlo da nessuna parte...tu ce l'hai?