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Santa's Slay

By Simone Corà | lunedì 5 gennaio 2009 | 17:05

2005, Canada/USA, colore, 78 minuti
Regia: David Steiman
Sceneggiatura: David Steiman

Babbo Natale esiste realmente, ma in realtà è il figlio di Satana, e nell’ultimo millennio ha consegnato i regali la notte del 25 dicembre solo per una scommessa persa contro un angelo. Ma ora che il tempo delle pene è scaduto, Babbo Natale è libero di vagare sul mondo e vendicarsi con chiunque per la lunga umiliazione subita.

Potenziale massacro natalizio ricco di frattaglie e graziosi copricapi rossi, Santa’s Slay è invece uno dei film più falsi che abbia mai visto. A discapito di un prologo esilarante, dove la viziata famiglia della tata Fran Drescher viene sterminata da un Santa Wrestler interpretato da Bill Goldberg, i restanti 70 minuti scarsi sono una slavina di omicidi insensati e demenziali sotto il segno della fiacchezza e della noia.

Orfano di idee chiare e lucide, Steiman veste il suo virtuale splatter movie di un tono da commedia natalizia da domenica pomeriggio, vanificando qualsiasi buono spunto (e, maledizione a lui, ce ne sono tanti) offra la pellicola.
Candelabri come coltelli, teste che esplodono, lanciarazzi, bisonti che trainano slitte, questo e molto altro si può rintracciare in Santa’s Slay, ma non c’è mai un minimo di coinvolgimento emotivo che impedisca sbadigli esagerati e palpebre calanti.

La totale assenza di sangue è infatti una scelta sconcertante, che lascia basiti in più di un’occasione, dove un bagno emoglobinico si mostrava come naturale prosecuzione di violenza illogica ma fasulla. Oltre a una simile sconsideratezza, Steiman , alla sua prima regia, è goffo e incerto, e la varietà omicida sponsorizzata da Babbo Natale svanisce a causa di tempi mal gestiti e accelerazioni spropositate.

Certo, la sua sceneggiatura presenta buoni spunti, anche molto divertenti (la sfida tra Babbo Natale e l’angelo realizzata con i pupazzi in stop motion), ma anch’essa incappa in momenti bui che fanno alzare gli occhi al cielo. Leggerezze dialogiche e comportamentali sono troppo repentine per essere giustificate dall’atmosfera idiota che satura il film, e non aiuta per niente l’anonimato di Douglas Smith, pessimo protagonista incolore.
Molto meglio Emilie de Ravin, ma giusto perché è bella, e Bill Goldberg, che concede molte più espressioni facciali di quanto previsto.

Non lasciatevi contagiare da un po’ di sana brutalità natalizia: qui non ce n’è. Meglio bruciare da soli i Babbini arrampicatori in giardino: è più soddisfacente.

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