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2LDK

By Simone Corà | giovedì 15 gennaio 2009 | 12:41

2003, Giappone, colore, 69 minuti
Regia: Yukihiko Tsutsumi
Sceneggiatura: Yukihiko Tsutsumi

Nozomi e Lana sono due aspiranti attrici che dividono un appartamento a Tokyo. Entrambe sono in ballo per il ruolo di protagonista in un film importante, e attendono con impazienza la telefonata del produttore, che svelerà la prescelta.
Nonostante il sogno che le accomuna, però, sono una l’opposto all’altra, in quanto a gusti, interessi, caratteri e modi di fare. La convivenza è quindi piuttosto forzata, difficile e, quando le loro psicologie crollano, anche molto sanguinosa.

Sorprendente resa dei conti al femmile, 2LDK è un grottesco inno all’ascolto e alla comprensione. Nozomi e Lana, le due giovani aspiranti attrici che che vivono nello stesso appartamento, sono così diverse che si odiano a morte: la situazione è al limite, e i loro caratteri diametralmente opposti non permettono nemmeno l’accenno di una riconciliazione.
Nozomi è di estrazione popolare, è timida, impacciata, vergine e tremendamente attenta all’ordine. Lana invece si sente già diva: cura molto il suo aspetto, è esuberante ma spocchiosa, disordinata e instabile.

Si crea quindi un rapporto che consente da una parte una riflessione amara sull’incapacità di comunicazione, e dall’altra un trampolino di lancio per situazioni grottesche che solo un universo femminile può concepire. Inezie come capelli sul tappeto e profumi non ben avvitati sono il punto di partenza per discussioni e litigi interminabili, esilaranti quanto tristi.

Tsutsumi cattura sguardi e movenze con cura meticolosa, attraverso inquadrature affascinanti e singolari, e fa intervallare i lunghi dialoghi dai pensieri che le due protagoniste hanno l’una sull’altra. Scelta vincente che, per mezzo di una sceneggiatura che calcola bene i tempi e offre dialoghi asciutti e ponderati, permette alla pellicola una fonte inesauribile di freschezza e curiosità.

Quando la sopportazione fra le due fanciulle giunge al punto di non ritorno, il film sfuma in un graduale delirio di cattiverie e di bassezze. Dai capelli tirati e ai vestiti sporcati di ketchup, si passa a duelli di motsega e katana e tentativi di affogamento, in un continuo morire e resuscitare che però, a lungo andare, stanca un po’ la visione.
Piace infatti il continuo ribaltarsi della situazione e la verietà di tecniche omicide a cui può portare la rabbia femminile, ma nonostante la durata molto contenuta (un’oretta scarsa), l’apparente invulnerabilità delle ragazze avrebbe colpito di più se il film fosse durato 10 minuti di meno.

Il buon finale beffardo, comunque, arriva al momento giusto, dopo una pausa diabolicamente commovente che mostra, come se ancora ce ne fossa bisogno, l’eccellente struttura narrativa di uno script d’acciaio. Cattivo e ironico, chiude nel modo e con il registro migliore che ci si potesse aspettare.

2LDK è un ottimo, a tratti esaltante, esempio di come si possa fare cinema fresco e accattivante con due attrici, una stanza e un po’ di sangue finto. Zero budget ma tante idee: sembra impossibile che semplicità ed essenzialità, a volte, siano la carta migliore da giocare.

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