2006, USA, colore, 84 minuti
Regia: Mike Judge
Sceneggiatura: Mike Judge, Etan Cohen
Risvegliatosi nel 2505 a causa di una stupida dimenticanza nell’esperimento di congelamento criogenico in cui era coinvolto, il soldato Joe si ritrova a vivere in un mondo dove l’intelligenza è totalmente scomparsa, lasciando spazio a persone dal bassissimo quoziente intellettivo che governano il pianeta in modi alquanto inconsueti.
A metà strada tra farsa demenziale e intelligente estremizzazione sci-fi dei giorni nostri, Idiocracy è un film che brilla per molti aspetti ma che rimane inevitabilmente azzoppato per molti altri. Insicuro nel colpire a fondo e lasciare il segno, il papà di Beavis and Butt-head Mike Judge crea sì uno scenario bizzarro e inconsueto, ma non una storia che riesca a elevarsi da un contorno a suo modo geniale. E quindi ci ritroviamo con grappoli di idee stimolanti sviluppate, purtroppo, attorno a una vicenda esile e sboccata che superficializza ogni buon intento.
Nonostante sia la fantascienza il genere di appartenenza, Idiocracy può rientrare senza problemi nel girone delle commediole retoricamente fracassone, che preannunciano fuochi artificiali ma lasciano soltanto piccoli scoppi innocenti.
L’umorismo oscilla tra sprazzi di ingegno clamoroso (l’irresistibile prologo, il tentativo di spiegazione del ciclo naturale delle piante, la ciclopica macchina di morte del Riabilitatore) e squallide depravazioni tanto care a una certa commedia vuota e infantile (il presidente Camacho su tutti), e si prova quindi un grande senso di sofferenza per quello che Idiocracy avrebbe potuto essere e invece non è.
Anche il contesto sci-fi al centro della trama è altalenante, e se la stupidità dell’uomo del futuro a tratti è esilarante, in altri momenti Judge si adagia a dipingere scenari post bellici banali e poco interessanti.
Quello che più dispiace vedere, però, è l’insignificante predica buonista che, come in ogni commedia politically-uncorrect-ma-non-troppo, va a tappare la bocca urlatrice di verità per imbastire un happy ending con tanto di amore che sboccia, buoni che trionfano, cattivi che capiscono di aver sbagliato e fiocchi rosa e blu a coronare il ritrovamento dell’equilibrio.
Bravo comunque un Luke Wilson incredibilmente uguale a Matthew Fox, sia per taglio di capelli che per espressioni facciali, e simpatici i personaggi di contorno, in particolar modo Dax Shephard nei panni dell’ebete Frito.
Tante buone idee ma scarso impegno e dedizione, ecco cos’è Idiocracy. Rimane un film comunque da vedere, perché l’esagerazione futurista della nostra società lascia un piccolo graffio, e, tutto sommato, non è poco.
Tutto vero! Che sia uno sviluppo volutamente "idiota" quello che hai riscontrato come difetto? Chessò: una ridondanza stilistica della tematica?
RispondiElimina