Regia: Michael Katleman
Sceneggiatura: John D. Brancato, Michael Ferris
Burundi. Gustave, un gigantesco coccodrillo da molti anni terrore delle acque del territorio africano, uccide una donna americana. Destata l’attenzione estera, Tim, un giornalista, e il suo team vengono spediti nel luogo dell’accaduto per scrivere un articolo. Una volta lì, oltre a Gustave, dovranno fare attenzione anche al terribile signore della guerra, Piccolo Gustave.
Beast-movie che rimanda a pellicole passate più o meno importanti (lo storico Quel motel vicino alla palude, i recenti Lake Placid e Crocodile), Paura Primordiale, per fortuna, è un’onesta pellicola più che altro di avventura, dove componenti vagamente horror come tensione e gore, anche se presenti in dosi sufficienti, non rubano mai la scena al continuo gioco di tradimento su cui si struttura il film.
Ritrovatisi in mezzo all’interminabile guerra civile tra Huzi e Tutsi, infatti, Tim & Co. sono quasi più impegnati a fuggire dai mitra che dall’enorme rettilone che sguazza felicemente attorno a loro.
Si predilige quindi l’azione, piuttosto sostenuta, e una certa natura thrilleristica, che infarcisono Paura Primordiale sin dai primi minuti.
Ritrovatisi in mezzo all’interminabile guerra civile tra Huzi e Tutsi, infatti, Tim & Co. sono quasi più impegnati a fuggire dai mitra che dall’enorme rettilone che sguazza felicemente attorno a loro.
Si predilige quindi l’azione, piuttosto sostenuta, e una certa natura thrilleristica, che infarcisono Paura Primordiale sin dai primi minuti.
Si cerca anche di fare gli intellettuali, con un accenno di interesse verso un’introspezione socioculturale, che purtroppo resta sempre in superficie, creando di fatto situazioni scritturali molto banali, che sarebbe stato meglio amputare in favore di un totale approccio ignorante in materia. Anche l’infantile morale che chiude il film è di una pochezza allucinante («Siamo noi a creare i mostri!» - maddai!), e toglie qualsiasi speranza critica al film.
Ma, emarginata tutta questa fuffa sociologica, Paura Primordiale si mostra solido, avvincente e ben strutturato. Il continuo alternarsi di esterni notturni/piovosi e diurni/assolati è un piacere visivo notevole, reso appagante anche dalle (poche) apparizioni di Gustave, sempre spettacolari ed efficaci (l’arrembaggio finale, molto debitore di Jurassic Park, è attanagliante).
Che poi il coccodrillo si dimostri intelligente perché evita le trappole, schiva le bombe e uccide i cattivi, è una necessaria parentesi idiota di una sceneggiatura comunque ottimamente ritmata, che costruisce piano piano una trama curiosa, con le giuste dosi di umorismo e con un paio di colpi di scena ben assestati.
Che poi il coccodrillo si dimostri intelligente perché evita le trappole, schiva le bombe e uccide i cattivi, è una necessaria parentesi idiota di una sceneggiatura comunque ottimamente ritmata, che costruisce piano piano una trama curiosa, con le giuste dosi di umorismo e con un paio di colpi di scena ben assestati.
Katleman dirige in maniera frenetica e schizzata, accompagnato da un montaggio supersonico che, saltuariamente, rende fastidioso e difficile seguire determinate scene d’azione, e da una colonna sonora di una bruttezza incalcolabile (l’hip hop che si accoppia con canti tribali e accenni orchestrali epici, il tutto con un sottofondo elettronico come unghie sulla lavagna).
Resta un dubbio finale circa l’invulnerabilità del gruppo di Tim, visto che i ragazzi scampano a morsi di coccodrillo, centinaia di proiettili e perfino a un considerevole numero di missili. Ma il bravo Dominic Purcell, qui stupidamente privato della voce che ce lo ha fatto conoscere nella sorpendente serie Prison Break, ha il fisico e lo sguardo giusto per essere un duro, e lo si apprezza per la mascella quadrata e per la camicia aperta che fa molto Haway.
A centinaia di anni luce dall’altro beast-movie di recente uscita, l’orrido Prey (film più noioso della storia del cinema), Paura Primordiale per lo meno intrattiene e diverte. Impossibile chiedergli di più.
0 commenti:
Posta un commento