Wolfhound

2007, Russia, colore, 136 minuti
Regia: Nikolai Lebedev
Sceneggiatura: Nikolai Lebedev

Wolfhound, reso orfano in tenera età, vaga alla ricerca del brutale assassino dei suoi genitori. Sulla sua strada incontrerà principesse, guaritori, traditori, profezie, leggende e dèi.

Dalla Russia con magie, incantesimi e un po’ di sano appetito battagliero, è giunta un po’ in sordina una nuova pellicola che, ancora una volta, mostra quanto l’est Europa non abbia nulla da invidiare al cinema d’oltreoceano in quanto ad ambizione, budget ed effetti speciali.

Fantasy medievaleggiante, più guerra che fantasticheria, Wolfhound, però, appare purtroppo come un film spento, stanco e prolisso. L’ingenuità che ne salda l’ossatura in più di un’occasione avvilisce per la palese mancanza d’ispirazione e per l’insipido trascinarsi degli eventi. Non c’è passione nel raccontare una storia già di suo orfana di curiosità e interesse, e Lebedev si rivela incostante e vacuo tanto come regista quanto come sceneggiatore.

Perché se si può sopravvivere a un minestrone di dialoghi stracotti e soporiferi, è arduo tenere testa a un’azione spesso confusa e spoglia di un montaggio equilibrato e soddisfacente. Non si riscontrano tracce di fervore nemmeno nelle battaglie, che dovrebbe essere il punto di forza del film.

La mancanza di un’adeguata componente sanguinaria, e soprattutto l’assenza di una OST epica e avvicente, elemento fondamentale per una pellicola del genere, rende infatti passivo ogni scontro, dal prologo sbadiglioso fino alla battaglia finale con tanto di spadoni laser e dèi di roccia.

È questo è un vero peccato, perché le splendide scenografie, abbellite da cieli tetri e oscuri, donano un fascino sinistramente fiabesco, e l’occhio è grato di tanta bellezza. Così come si sazierà del meraviglioso sorriso di Oksana Akinshina, unico volto memorizzabile di un cast fiacco e anonimo.

Stay away.

Tweet