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Guida Galattica per Autostoppisti

By Simone Corà | sabato 26 aprile 2008 | 18:22

Regia: Garth Jennings
Sceneggiatura: Douglas N. Adams, Karey Kirkpatrick
Cast: Martin Freeman, Mos Def, Sam Rockwell, Zooey Deschanel, Billy Nighy, Warwick Davis, John Malkovich
Durata: 110'
Produzione: USA/GB
Anno: 2005

Arthur Dent, inetto terrestre, e Ford Prefect, inetto alieno, fuggono dalla Terra un istante prima che il pianeta venga distrutto dei terribili Vogon, per lasciar spazio a una superstrada intergalattica. Poi, dopo essere scampati alle terribili poesie marziane, si ritrovano sull’astronave di Zaphod Beeblebrox, incontreranno la bella Tricia McMillian e saranno protagonisti di avventure che solo gli autostoppisti galattici possono vivere.

Trasformare in immagini il contorto universo narrativo di Douglas Adams e della sua indimenticabile trilogia in cinque parti, si dimostrerebbe un progetto irrealizzabile per qualunque persona. Eccetto lui. Ma nonostante il papà di Arthur Dent e dei suoi bizzarri amici abbia curato in prima persona la prima stesura della sceneggiatura (ripresa, dopo la morte dell’autore, da Karey Kirkpatrick), poco più di cento minuti per contenere una trasposizione grossomodo fedele al primo omonimo romanzo, sono sicuramente troppo pochi. Le strampalate peripezie della combriccola spaziale vengono raccontate a velocità supersonica, e in questa maniera soltanto il fan devoto è in grado di seguire il vorticoso spiraleggiarsi degli eventi, mentre chiunque altro sarà costretto a laboriosi ragionamenti mnemonici per cercare uno straccio di filo conduttore che leghi l’ambaradan fantacomico.

D’altro canto, la magia di vedere Arthur Dent e soci in carne e ossa porta sorrisi e luce agli occhi, perché, tolti alcuni straripamenti di una trama fin troppo ingarbugliata e stravagante, il passaggio da carta a pellicola è piuttosto riuscito. Anche il raffinato e ricercato umorismo inglese, caratteristica vitale della saga cartacea, nonostante i limiti imposti dalle barriere cinematografiche, è pensato, scritto e utilizzato con intelligenza, e le gag comiche si rincorrono numerose.

Martin Freeman dona volto e vestaglia a un Arthur forse troppo furbo e poco tonto, mentre particolarmente riuscita è la prova di Sam Rockwell , nelle vesti di un Zaphod Beeblebrox spigliato e demente. Nella media tutto ciò che rimane del cast, compreso il grande Warwick Davis, anima di Marvin, l’androide depresso (forse l’unico personaggio sottotono, non tanto per le movenze, ma per via delle battute non propriamente memorabili che recita, di sicuro non irresistibili come quelle del suo doppio cartaceo) .

CG libidinosa e musiche efficaci contornano il lavoro pulito di Garth Jennings alla sua prima regia cinematografica: grazie alla sua provenienza videoclippara, porta sì vivacità al lungometraggio, ma talvolta incontra qualche ostacolo nella gestione dei ritmi, soprattutto in certi siparietti comici.

In definitiva un buon film, nonostante il baratro della mediocrità tanto minaccioso. Il pericolo che gli autostoppisti letterari rimangano insoddisfatti del viaggio è per fortuna scampato.

5 commenti:

  1. senti belloccio
    io volevo leggermi il libro
    non ho letto la tua recinzione
    posso?
    o mi rovina il libro?
    e poi
    vale la pena del libro? che dici?

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  2. L'unica cosa che spoilero è un aspetto della trama che nel film è il punto di partenza, mentre nel libro avviene dopo una cinquantina di pagine. Quindi basta che salti la sinossi della trama :-)

    Il libro sì, certo che vale la pena, soprattutto il primo. Umorismo dissacrante e irresistibile, e trama complicatissima e stravagante.

    I quattro libri che vengono dopo sono di un'intricatezza incredibile, e non so se ti piacerebbero (anche se tutti molto brevi, la tua lunghezza ideale di 200/250 pag).

    Il primo però è un must.

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  3. ok mi hai convinto
    non lo leggerò

    ah ah
    scherzo
    :)

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  4. la guida galattica è nella mia lista da una vita, un giorno la leggerò...

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