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Rovine

By Simone Corà | giovedì 24 aprile 2008 | 17:50

di Scott Smith
443 pagine
Rizzoli
9,60 €

Una vacanza da sogno in Messico, tra mare, sabbia, tequila e tramonti da cartolina. Un’avventura tra amici, sulle tracce di un giovane scomparso nel nulla. La fatica, il caldo, gli insetti, la foresta sempre più impenetrabile. E a un tratto, il terrore, crudele, bastardo, senza pietà. Imprigionati nella selva, Jeff, AMy, Eric, Stacy, Mathias e Pablo saranno costretti a fare di tutto pur di uscirne vivi.

Partendo da uno spunto tanto caro al miasma survivor-orrorifico per eccellenza, Smith racconta una storia semplice, diretta e immediata, ma non per questo meno spontanea. Pochi dialoghi, ridotti all’osso, ampie descrizioni e parentesi emotive: è su questo che gioca lo scrittore americano. Rovine è un continuo intrecciarsi di pensieri, sensazioni, dubbi e sospetti. E mentre la trama evolve poco a poco, Smith continua a tornare sul reparto psicologia, ricalcando e soffermandosi sulle percezioni di Jeff, Amy, Eric, Stacy, Mathias e Pablo, dove l’amore diventa odio, dove l’equivoco si trasforma in certezza, dove la rabbia muta in lacrime. Senza MAI stancare, senza MAI essere pesante, senza MAI risultare tedioso, senza MAI sfociare nel ridicolo, senza MAI ripetere se stesso. Sintomo, questo, di grande dottrina narrativa, che permette alle sue parole di essere sempre varie, ma soprattutto fluide e scorrevoli. La scelta di non dividere il romanzo in capitoli, ma semplicemente in paragrafi, infatti, verte proprio sulla ricerca di un’eleganza stilistica capace di ancorare il lettore, farlo immedesimare e contagiarlo di una curiosità che gli impedisca di chiudere il volume

La trama è un sorprendente crescendo d’orrore, che sì, segue ciecamente una linea evolutiva lineare ed evidente, ma si costruisce attraverso una serie di irruzioni inaspettate, che spesso equivalgono a un calcio nei reni, sentimentalmente parlando. La degradazione a cui vanno incontro i sei malcapitati turisti, la spirale di sofferenza e disagio che li avvolge, lo sconvolgimento fisico e mentale che li percuote, tutto è votato a far patire il lettore, negandogli ogni spiraglio di luce e di salvezza narrativa.

Smith sa inoltre prendersi in giro, relegando volontariamente la sua opera nel circondario di spazzatura letteraria-cinematografica (il già citato spunto di partenza che, per quanto affascinante, è molto abusato, e le prime bozze di caratterizzazioni – tutte parti abilmente derise tramite il delirio di uno dei protagonisti), per poi distruggere e spazzare via qualsiasi riferimento banale o derivativo, portando una (poca, ma sincera) ventata di novità dalla metà in poi.

Una prova superlativa, che ha permesso a chi scrive di vivere il romanzo come poche altre volte gli era capitato prima d’ora. Un’esperienza. Ora, mentre si aspetta che la trasposizione cinematografica sbarchi in Italia quest’estate, anche in edizione economica: imperdibile.

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