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CUBE ZERO

By Simone Corà | sabato 16 febbraio 2008 | 17:14


Regia: Ernie Barbarash
Sceneggiatura: Ernie Barbarash
Cast: Stephanie Moore, Zachary Bennett
Durata: 97’
Produzione: Canada
Anno: 2004

Rains si sveglia in un labirinto formato da stanze perfettamente cubiche, indossa una strana uniforme e non ricorda nulla del suo passato, nemmeno il suo nome. Non sa di essere controllata da due individui misteriosi che seguono ogni suo movimento all’interno del cubo.

Il ritorno nell’universo fantametamatico della saga del cubo si tinge di prequel, con questo terzo episodio che regala spiegazioni a iosa sui perché dell’indimenticabile capostipite The Cube. Se l’idea di partenza può essere condivisa (frequenti escursioni fuori dal cubo, dove misteriosi MIB decidono per le sorti dei disgraziati rinchiusi), nella sua voglia di distaccarsi dai primi due episodi copiaincollati, è davvero difficile trovare spunti anche solo vagamente interessanti in questi lunghissimi cento minuti.

La colpa ricade su uno script indecoroso fatto di voragini narrative, che tratteggia personaggi facilmente dimenticabili e mossi da comportamenti che spaziano dall’incomprensibile all’indecenza pura, e che risulta incapace di sorreggere una vicenda scandalosamente lineare e incolore. E sa già questo è sufficiente per bollare la pellicola con un NO WAY!, bisogna aggiungere la sfilza di spiegoni che il maledetto Barbarash ha voluto inserire con l’infimo scopo di razionalizzare il primo episodio. Spiegazioni di cui non solo non si sentiva il bisogno, ma che soprattutto non si voleva avere: troppo facile rovinare la magia, l’originalità, la genialità del non dare risposte che aveva trasformato quel piccolo film del 1998 in un cult. E Barbarash riesce in un tutto questo, trovando, come scusante che giustifichi l’ambaradan di ferro e trappole, un’idea vergognosa e imperdonabile. Non servono a nulla poi il continuo gettare carne sci-fi sul fuoco e il collegamento diretto con The Cube – forse unico momento prezioso dell’intero film – visto che Cube Zero in realtà non è altro che un’enorme scopiazzatura del capostipite.

Se sul piano registico non si riscontrano passaggi memorabili, ma nemmeno sconcezze visive, è doveroso lasciar completamente perdere la prova di un cast freddo, impassibile e svogliato. Nemmeno lo splatter insistito riesce nel suo intento, a causa di un budget limitatissimo che impone effetti dubbiosi e stomachevoli soltanto in parte.

Difficile portare rinvigorimento a un intreccio narrativo che aveva detto tutto con il primo episodio, è vero, ma Cube Zero, dopo i primi curiosi dieci minuti, si trasforma in un’indegna conclusione (?) di una saga che aveva fatto ben sperare con un sequel non privo di difetti ma sorretto da un’idea ingegnosa e ben riuscita (e che, a quanto pare, ha colpito soltanto me).

9 commenti:

  1. Aridatece Nicole De Boer (la protagonista del primo Cubo)!!!!

    Fab

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  2. io già non avevo digerito tanto l'ipercubo (soprattutto quel finale del cacchio...), questo non lo guarderò mai!

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  3. Secondo me l'ipercubo aveva un gran potenziale, poco sfruttato da una regia nauseante e da dialoghi e recitazioni leggerini.
    Ma la storia c'era, e il finale mi è piaciuto parecchio

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  4. Il finale di ipercubo come idea ci poteva pure stare, ma visivamente pareva uno screensaver anni Novanta.
    Questo Zero me lo perdo volentieri. Grazie, Bavoso.

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  5. PS Oh, ma i RSS li attiviamo o no? A me mi piacciono tanto.

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  6. Ah ma ipercubo merita?

    Ho visto cinque minuti e ho avvertito una fitta come se mi stessero mettendo delle matite nel naso ("er cubo" mi era piaciuto parecchio).
    Devo insistere?

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  7. Guarda, l'ho visto ieri sera, e poi, dopo aver detto la mia nel mio blog, sono andato in cerca per vedere se c'era qualcun altro che avesse visto un film altamente squallido come cube zero...e ...ho avuto praticamente le tue stesse impressioni....

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