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Km 31

By Simone Corà | giovedì 14 febbraio 2008 | 12:03


Regia: Rigoberto Castañeda
Sceneggiatura: Rigoberto Castañeda
Cast: Iliana Fox, Adria Collado, Raul Mendes
Durata: 103’
Produzione: Messico/Spagna
Anno: 2006

Agata, per evitare di investire un bambino, causa un incidente e rimane in fin di vita. Sua sorella Catalina, aiutata dal fidanzato Nuno e da Omar, cercherà di capire cosa sia veramente successo all’altezza del km 31.


Bambini ju-oniani e fantasmi rancorosi si trasferiscono in Messico, per imbastire una ghost story tradizionale e poco appariscente. Rigoberto Castañeda, all’esordio su lunga distanza, attinge con avidità da ogni cliché possibile (la ragazza problematica, la storia d’amore tormentata, la medium e, appunto, l’ormai insopportabile bambino fantasma), maltrattando i protagonisti e trascurando aspetti vitali per la natura di un film come questo.

Se la trama può avvalersi di una prima mezz’ora curiosa e con un spunto imprevedibile che fa ben sperare per i restanti due terzi di pellicola (che rivelano invece una natura ordinaria e prevedibile), difficile trovare qualche spiraglio di luce in un campionario di dialoghi antiquato e disastroso, passabile di denuncia in ogni momento di introspezione psicologica. Gli stessi protagonisti, mutilati di qualsivoglia personalità, vagano incerti e dubbiosi tra strade nebbiose e boschi misteriosi, guidati da comportamenti inspiegabili e da saltuarie parentesi di intelligenza einsteniana. Aggiungiamoci un cast freddo come la luna, e si può completare il quadro.

A questo punto diventa impossibile difendere il lavoro di Castañeda, ma d’altro canto, Km31 si avvale di innesti onirici e disorientamenti visivi e sonori, inscenati abilmente da una regia di qualità, che alterna istanti di rabbia incrollabile a calme riflessioni e docili movimenti, senza dimenticare qualche gustosa trovata (la scena conclusiva, di un’inquietudine quasi commovente).
Ne resta quindi una pellicola inesistente dal punto di vista strutturale, ma con una regia in grado di tappare i baratri narrativi e ingannare con astuzia anche l’occhio esigente. È impensabile dare anche solo un sei accademico a un film come Km31, ma meglio tenere d’occhio Castañeda: diamogli uno sceneggiatore che gli costruisca un intreccio valido, e in futuro avremo qualche sorpresa inaspettata. Magari anche quel Blackout, tratto dall’omonimo romanzo del nostro Gianluca Morozzi.

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