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It Stains The Sands Red (2016)

By Simone Corà | lunedì 11 settembre 2017 | 09:00

Una donna. Uno zombie. Un deserto. It stains the sands red è una cronaca dell’amicizia più incredibile del cinema horror                                                  

All’ennesimo film di zombie sono arrivato ad avere anche una certa ammirazione per chi decide di affrontare l’argomento e dire a testa alta “sì, voglio fare un film di zombie anch’io”. Siamo infatti giunti a un punto dove bastano due secondi del trailer per capire con cosa avremmo a che fare, anche perché non è che le opzioni siano poi molte. Io, questo autore che vuole proprio fare un film di zombie, posso anche ascoltarlo mentre mi racconta di come vuole imbastire l’apocalisse, e dell’uso della prima persona, e del gore, e della massa di resuscitati, ma non guarderò mai il suo film. Sarà ben diverso se questo autore che vuole proprio fare un film di zombie mi dice “be’, ho un’idea”. E l’idea di It Stains The Sands Red ha tutto quel che serve per fare di un piccolo film un grande film. Di zombie, va bene.

Siamo nel bel mezzo dell’apocalisse, i morti hanno invaso le città e i sopravvissuti abbandonano come possono i grandi centri verso i luoghi più isolati. Nick e Molly non danno l’idea di essere i più furbi del globo, lui ha i muscoli in sovraimpressione e l’intelligenza di un comodino, lei veste leopardata e sniffa a più non posso, si stanno dirigendo verso un fantomatico punto d’incontro dove li aspetta la gang di amici tamarri e un aeroplano per volare in Messico, ma pare che neanche si accorgano del pericolo che hanno alle spalle, quindi è chiaro che, se l’hanno sfangata finora, è stato più culo che altro. E infatti, in mezzo al deserto, con un solo, innocuo morto vivente che appare in fondo alla strada, un unico pezzo di carne marcia che barcolla nemmeno si sa il perché, Nick ci lascia le penne in maniera abbastanza stupida, costringendo Molly a proseguire da sola. Con uno zombie alle calcagna.
Lo spunto meraviglioso di questo film, che purtroppo è a un solo passo dall’essere altrettanto meraviglioso, è quello di legare una donna sbandata, egoista e senza alcun mezzo per sopravvivere, a uno morto vivente che la insegue nel pieno del deserto. Lei non ha modo di fuggirne perché non ha con sé nulla con cui prevalere su di lui, neanche l’intelligenza. Lui, dal canto suo, non ha altro da fare che starle appresso e tendere le mani nella speranza di strapparle un morso. Due personaggi che si spartiscono il novanta percento del film, una logorroica mentre l’altro muto, una che fugge e l’altro che incalza: paradossalmente It stains the sands red è tutto qui, eppure vive di una così grande idea che tutto il resto che raccoglie potrebbe essere pura rendita.


L’accoppiata tra Molly e il morto vivente Smalls, oltre a flirtare sin da subito con la commedia a suon di battute e offese, fa però germogliare quello che è il maggior pregio del film, e cioè la maturazione di un personaggio arrogante e ingenuo come Molly in una donna che finalmente prende possesso del suo ruolo e delle sue responsabilità. Mette gradualmente in secondo piano sé stessa e ogni suo problema non è più un peso da portarsi in groppa, bensì un ostacolo da superare per raggiungere un bene superiore, in questo caso la salvezza del figlio dato in affidamento.
Pare impossibile che dietro tanta delicatezza ci sia un regista grezzotto come Colin Minihan, che dal film precedente non usa più firmarsi Vicious Brothers con Stuart Ortiz, con il quale scrive comunque la sceneggiatura. Dalla penna di questi due bamboccioni sono uscite sciocchezzuole adolescenziali come ESP ed Extraterrestrial, e sembra un miracolo che si sia sviluppato uno sguardo più profondo e un interesse sincero verso qualcosa che non sia una becera rappresentazione umana in favore di mode cinematografiche troglodite o bassa macelleria.

Non è tuttavia migliorata la tecnica, perché visivamente il film inciampa in parentesi da videoclip sbronzo mentre laddove si cerca di far andare avanti la storia viene chiesta davvero troppa pazienza a chi guarda. Sequenze improbabili come l’arrivo dei militari o il soccorso dei due redneck, per quanto significative, mostrano tutta l’inconsistenza narrativa di un film che comunque non perde mai un grammo di potenza, ponendo nei ringhi di Molly, nel suo incedere zoppicante, nelle sue rasoiate ironiche e nella sua testardaggine, il cuore di un’opera che forse nessuno si aspettava, di certo non dai Vicious Brothers, e che forse per questo si può apprezzare anche di più. 

2 commenti:

  1. Mi son divertito moltissimo a guardarlo, non è certo un capolavoro ma la protagonista è bravissima e ci sono delle trovate niente male!

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    1. Sì, è un film davvero piacevole e divertente, affronta l'argomento in maniera leggera ma anche con una sua profondità e originalità. Niente male. :)

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