Una donna. Uno zombie. Un deserto. It stains the
sands red è una cronaca dell’amicizia più incredibile del cinema horror
All’ennesimo film di zombie sono arrivato ad
avere anche una certa ammirazione per chi decide di affrontare l’argomento e
dire a testa alta “sì, voglio fare un film di zombie anch’io”. Siamo infatti
giunti a un punto dove bastano due secondi del trailer per capire con cosa
avremmo a che fare, anche perché non è che le opzioni siano poi molte. Io,
questo autore che vuole proprio fare un film di zombie, posso anche ascoltarlo
mentre mi racconta di come vuole imbastire l’apocalisse, e dell’uso della prima
persona, e del gore, e della massa di resuscitati, ma non guarderò mai il suo
film. Sarà ben diverso se questo autore che vuole proprio fare un film di
zombie mi dice “be’, ho un’idea”. E l’idea di It Stains The Sands Red ha tutto quel che serve per fare di un
piccolo film un grande film. Di zombie, va bene.
Siamo nel bel mezzo dell’apocalisse, i morti
hanno invaso le città e i sopravvissuti abbandonano come possono i grandi
centri verso i luoghi più isolati. Nick e Molly non danno l’idea di essere i
più furbi del globo, lui ha i muscoli in sovraimpressione e l’intelligenza di
un comodino, lei veste leopardata e sniffa a più non posso, si stanno dirigendo
verso un fantomatico punto d’incontro dove li aspetta la gang di amici tamarri
e un aeroplano per volare in Messico, ma pare che neanche si accorgano del
pericolo che hanno alle spalle, quindi è chiaro che, se l’hanno sfangata finora,
è stato più culo che altro. E infatti, in mezzo al deserto, con un solo,
innocuo morto vivente che appare in fondo alla strada, un unico pezzo di carne
marcia che barcolla nemmeno si sa il perché, Nick ci lascia le penne in maniera
abbastanza stupida, costringendo Molly a proseguire da sola. Con uno zombie
alle calcagna.
Lo spunto meraviglioso di questo film, che
purtroppo è a un solo passo dall’essere altrettanto meraviglioso, è quello di
legare una donna sbandata, egoista e senza alcun mezzo per sopravvivere, a uno
morto vivente che la insegue nel pieno del deserto. Lei non ha modo di fuggirne
perché non ha con sé nulla con cui prevalere su di lui, neanche l’intelligenza.
Lui, dal canto suo, non ha altro da fare che starle appresso e tendere le mani
nella speranza di strapparle un morso. Due personaggi che si spartiscono il
novanta percento del film, una logorroica mentre l’altro muto, una che fugge e
l’altro che incalza: paradossalmente It
stains the sands red è tutto qui, eppure vive di una così grande idea che
tutto il resto che raccoglie potrebbe essere pura rendita.
L’accoppiata tra Molly e il morto vivente Smalls,
oltre a flirtare sin da subito con la commedia a suon di battute e offese, fa però
germogliare quello che è il maggior pregio del film, e cioè la maturazione di
un personaggio arrogante e ingenuo come Molly in una donna che finalmente
prende possesso del suo ruolo e delle sue responsabilità. Mette gradualmente in
secondo piano sé stessa e ogni suo problema non è più un peso da portarsi in
groppa, bensì un ostacolo da superare per raggiungere un bene superiore, in
questo caso la salvezza del figlio dato in affidamento.
Pare impossibile che dietro tanta delicatezza ci
sia un regista grezzotto come Colin Minihan, che dal film precedente non usa
più firmarsi Vicious Brothers con Stuart Ortiz, con il quale scrive comunque la
sceneggiatura. Dalla penna di questi due bamboccioni sono uscite sciocchezzuole
adolescenziali come ESP ed Extraterrestrial, e sembra un miracolo
che si sia sviluppato uno sguardo più profondo e un interesse sincero verso
qualcosa che non sia una becera rappresentazione umana in favore di mode
cinematografiche troglodite o bassa macelleria.
Non è tuttavia migliorata la tecnica, perché
visivamente il film inciampa in parentesi da videoclip sbronzo mentre laddove
si cerca di far andare avanti la storia viene chiesta davvero troppa pazienza a
chi guarda. Sequenze improbabili come l’arrivo dei militari o il soccorso dei
due redneck, per quanto significative, mostrano tutta l’inconsistenza narrativa
di un film che comunque non perde mai un grammo di potenza, ponendo nei ringhi
di Molly, nel suo incedere zoppicante, nelle sue rasoiate ironiche e nella sua
testardaggine, il cuore di un’opera che forse nessuno si aspettava, di certo
non dai Vicious Brothers, e che forse per questo si può apprezzare anche di
più.
Mi son divertito moltissimo a guardarlo, non è certo un capolavoro ma la protagonista è bravissima e ci sono delle trovate niente male!
RispondiEliminaSì, è un film davvero piacevole e divertente, affronta l'argomento in maniera leggera ma anche con una sua profondità e originalità. Niente male. :)
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