Dopo una puntura di insetto, tra larve viscide e mantidi gigantesche uno stravagante
manipolo di eroi cerca di fare il miracolo
Ci sono film che non hanno bisogno di grandi
iniezioni per funzionare, perché sanno giocarsela bene con quello che hanno a
disposizione. Blue Monkey è
ambientato in un ospedale che, nel sotterraneo, ospita un laboratorio segreto
dove si svolgono strani esperimenti laser. È una cosa abbastanza improbabile ma
viene inserita in uno scenario a cui non serve più di tanta credibilità, perché
quella che lo solidifica in fase iniziale è sufficiente per tenere in piedi
tutta la storia.
Abbiamo a che fare con una puntura d’insetto,
una larva gigante e un successivo stadio che porta alla nascita di una
colossale mantide religiosa, libera di muoversi nell’ospedale. Che ci siano
test più o meno inverosimili e ben poco spiegati è cosa che acquisisce valore
quasi scientifico perché sono la causa, come succedeva in molti monster movie
degli anni 50-60, della mutazione di un qualcosa di piccolo in qualcosa di così
grande da dover mobilitare l’esercito.
Configurato quindi questo prologo, va detto che Blue Monkey è scritto da quattro mani
che, seppur con un curriculum ben poco significativo, prendono una bella
distanza da molti colleghi del periodo: ottima costruzione degli eventi,
narrazione robusta, dialoghi sempre al punto giusto con qualche parentesi
ironica per stemperare, e soprattutto piacevolissimi e sfaccettati personaggi con
cui è facile andare d’accordo. Tra bambini avventurosi, poliziotti tutto d’un
pezzo e strambi professori, il registro delle personalità è briosamente vario e
sferra gustosi modi di intendere e affrontare l’orrore.
La mantide mostruosa pesca, anche troppo,
dall’immaginario gigeriano, in un macello di bave, liquidi viscosi, zampe
traslucide e morsi letali. Ma anche intenzioni e funzionamenti ricordano molto
quelli dello xenomorfo, con una madre che depone uova a manetta e vittime
imprigionate da schifose incrostazioni organiche. Per fortuna la qualità
complessiva è molto più sostanziosa di un banale rip off come andava di moda ai
tempi, a partire dagli effetti speciali artigianali, che impreziosiscono il
mostro di atteggiamenti furiosi in uno spreco di fluidi corporei.
Compatto sul piano narrativo, inattaccabile sul
piano degli f/x, Blue Monkey soffre
di un eccessivo buonismo che in un film di questo calibro tende a rimarcare
eccessivamente alcune mancanze. William Fruet nel 1987 ha già all’attivo
svariati horror, tutti abbastanza mediocri, e gli aspetta un futuro quasi
esclusivamente televisivo, conosce quindi il suo mestiere e fa quello che
serve, ma nonostante non manchino improvvisi scoppi gore e sequenze
stomachevoli (teste amputate, larve che escono da tutte le parti), è tutto
troppo composto e quasi timido rispetto alla bestialità della creatura in
movimento. Non solo il body count è ai minimi storici, ma si avverte una certa
facilità nell’approccio al pericolo, cosa che rende fin troppo accentuata la
palese immortalità dei protagonisti (che non è per forza un male, ma sgretola,
almeno in superficie, il bel lavoro edilizio all’interno dell’ospedale), quasi
avessimo a che fare un PG-13.
Ma al di là di questo, Blue Monkey è davvero un gradevole
b-movie, con le tipiche sciocchezze degli anni ben camuffate da un’inusuale
corazzata narrativa e mostruosa che spazza via ogni lacuna. A quanto sembra esiste un'edizione dvd abbastanza rara, ma non sono riuscito a trovare informazioni più dettagliate sulla sua qualità, che dovrebbe provenire da un rip da VHS, come la versione che ho visto io - da qui l'impossibilità di recuperare un'immagine decente, sostituita da una nostalgica locandina.
Non lo avevo mai sentito nominare, complimenti a me per l'ignoranza!
RispondiEliminaNel frattempo hai un Liebster Award che ti aspetta dalle mie parti! :)
Non è un film molto conosciuto, non preoccuparti.
EliminaE per il Liebster, be', grazie per il pensiero, ma non riesco mai a seguire bene queste catene e mi perdo sempre nel mezzo. :-p