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Mostruosa nostalgia: Blue Monkey (1987)

By Simone Corà | lunedì 26 giugno 2017 | 00:01

Dopo una puntura di insetto, tra larve viscide e mantidi gigantesche uno stravagante manipolo di eroi cerca di fare il miracolo                                              

Ci sono film che non hanno bisogno di grandi iniezioni per funzionare, perché sanno giocarsela bene con quello che hanno a disposizione. Blue Monkey è ambientato in un ospedale che, nel sotterraneo, ospita un laboratorio segreto dove si svolgono strani esperimenti laser. È una cosa abbastanza improbabile ma viene inserita in uno scenario a cui non serve più di tanta credibilità, perché quella che lo solidifica in fase iniziale è sufficiente per tenere in piedi tutta la storia.
Abbiamo a che fare con una puntura d’insetto, una larva gigante e un successivo stadio che porta alla nascita di una colossale mantide religiosa, libera di muoversi nell’ospedale. Che ci siano test più o meno inverosimili e ben poco spiegati è cosa che acquisisce valore quasi scientifico perché sono la causa, come succedeva in molti monster movie degli anni 50-60, della mutazione di un qualcosa di piccolo in qualcosa di così grande da dover mobilitare l’esercito.

Configurato quindi questo prologo, va detto che Blue Monkey è scritto da quattro mani che, seppur con un curriculum ben poco significativo, prendono una bella distanza da molti colleghi del periodo: ottima costruzione degli eventi, narrazione robusta, dialoghi sempre al punto giusto con qualche parentesi ironica per stemperare, e soprattutto piacevolissimi e sfaccettati personaggi con cui è facile andare d’accordo. Tra bambini avventurosi, poliziotti tutto d’un pezzo e strambi professori, il registro delle personalità è briosamente vario e sferra gustosi modi di intendere e affrontare l’orrore.
La mantide mostruosa pesca, anche troppo, dall’immaginario gigeriano, in un macello di bave, liquidi viscosi, zampe traslucide e morsi letali. Ma anche intenzioni e funzionamenti ricordano molto quelli dello xenomorfo, con una madre che depone uova a manetta e vittime imprigionate da schifose incrostazioni organiche. Per fortuna la qualità complessiva è molto più sostanziosa di un banale rip off come andava di moda ai tempi, a partire dagli effetti speciali artigianali, che impreziosiscono il mostro di atteggiamenti furiosi in uno spreco di fluidi corporei.
Compatto sul piano narrativo, inattaccabile sul piano degli f/x, Blue Monkey soffre di un eccessivo buonismo che in un film di questo calibro tende a rimarcare eccessivamente alcune mancanze. William Fruet nel 1987 ha già all’attivo svariati horror, tutti abbastanza mediocri, e gli aspetta un futuro quasi esclusivamente televisivo, conosce quindi il suo mestiere e fa quello che serve, ma nonostante non manchino improvvisi scoppi gore e sequenze stomachevoli (teste amputate, larve che escono da tutte le parti), è tutto troppo composto e quasi timido rispetto alla bestialità della creatura in movimento. Non solo il body count è ai minimi storici, ma si avverte una certa facilità nell’approccio al pericolo, cosa che rende fin troppo accentuata la palese immortalità dei protagonisti (che non è per forza un male, ma sgretola, almeno in superficie, il bel lavoro edilizio all’interno dell’ospedale), quasi avessimo a che fare un PG-13. 

Ma al di là di questo, Blue Monkey è davvero un gradevole b-movie, con le tipiche sciocchezze degli anni ben camuffate da un’inusuale corazzata narrativa e mostruosa che spazza via ogni lacuna. A quanto sembra esiste un'edizione dvd abbastanza rara, ma non sono riuscito a trovare informazioni più dettagliate sulla sua qualità, che dovrebbe provenire da un rip da VHS, come la versione che ho visto io - da qui l'impossibilità di recuperare un'immagine decente, sostituita da una nostalgica locandina. 

2 commenti:

  1. Non lo avevo mai sentito nominare, complimenti a me per l'ignoranza!
    Nel frattempo hai un Liebster Award che ti aspetta dalle mie parti! :)

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    Risposte
    1. Non è un film molto conosciuto, non preoccuparti.
      E per il Liebster, be', grazie per il pensiero, ma non riesco mai a seguire bene queste catene e mi perdo sempre nel mezzo. :-p

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