Don't Kill It (2016)

By Simone Corà | lunedì 13 marzo 2017 | 00:01

E il divertimento di Dolph Lundgren mentre spiezza in due orde di demoni                                                                                         

Prestare Dolph Lundgren all’horror è una cosa che bisognerebbe fare più spesso. La formula è più o meno sempre quella dei suoi film d’azione, con pochi soldi e ancora meno mezzi, ma è chiaro che da queste parti si fa il tifo più volentieri se quello che prende a fucilate è un demone sanguinario invece che un criminale qualsiasi. C’è più soddisfazione, credo.
Un paio d’anni fa aveva sventato un’invasione di zombie e robot in Battle of the Damned, e giusto l’anno scorso aveva preso a mazzate un sacco di squali, è quindi un piacere rivedere il biondo colosso di muscoli affrontare senza paura e con chili di sarcasmo un antico demone che si intrufola nei corpi di persone ignare.
Non è chiaramente la trama la carta migliore di Don’t Kill It, ma chi ha seguito le cafonate di Mike Mendez sa che a uno straccio di storia corrisponde in realtà un sacco di divertimento a suon di battute ficcanti, personaggi pazzi e azioni spericolate ed estremamente tamarre. Big Ass Spider e Lavalantula, giusto per citarne due, sono dei gradevoli biglietti da visita di un modo di fare cinema sì disimpegnato e stupidotto, ma fatti da uno che sa bene cosa sta creando e che in questa bolgia di macho-umorismo ed effetti cheap si trova benissimo.

Insomma, humor e sangue: d’altronde cosa ci si può aspettare dal buon vecchio Dolph? Okay, lui è come sempre monoespressione e graniticità, e non c’è un solo secondo in cui sembri quantomeno impegnarsi con il suo eroe sopra le righe semplice semplice, ma al di là di un casting trascurabile Don’t Kill It è addirittura sorprendente, perché a paragone con film della stessa minuscola taglia il nuovo lavoro di Mendez ne esce a testa alta grazie a una meravigliosa, inesauribile sarabanda di frattaglie ed esplosioni di sangue.
Tra teste che esplodono, mutilazioni, accette piantate in piena fronte, decapitazioni e fiumi, davvero fiumi di sangue, non c’è un secondo di respiro nei 79 minuti di film. Per fortuna c’è poca CG, si preferisce una bella dose di effetti vecchia scuola, e non si bada troppo al ritmo o alla struttura: qualche scena dialogata a caso per illudere che ci sia una qualche storia, e poi giù a squartare ignari posseduti a suon di martelli e motoseghe.
C’è sostanza, inventiva e un gran divertimento, come poteva succedere tanti anni fa negli Evil Dead o in Braindead, e sarebbe sbagliato chiedere di più. In fondo meglio un bel circo splatter un po’ scemotto fatto da uno senza ambizioni, che un progetto più malandato per cercare di inserirci a forza anche un qualche tipo di spessore.


Devo essere onesto: nonostante le buone intenzioni, va detto che il flusso di viscere non è sempre ispirato, si alternano scene della madonna ad altre un po’ sveltine e trascurabili, cosa non sempre comprensibile visto il budget tutt’altro che ridicolo (chissà quanti dei tre milioni e mezzo a disposizione sono stati spesi per le necessità alcoliche degli autori). Ma su una cosa la troupe di Mendez non sbaglia niente: l’abbondanza. Il body count è alle stelle, la violenza è spesso scorrettissima ed è un piacere scoprire quante armi nascondano gli abitanti di questo paesino. 
È chiaro che ogni risparmio è stato destinato al carnevale ultragore, infatti tutto il resto è piuttosto scandaloso: attori, fotografia, location, tutto è così spartano che nella seconda metà viene gettato ogni tentativo di fare i seri e si finisce a girare tutto di giorno un bosco spoglio e mal fotografato. Ma è questo il compromesso da accettare. Don’t Kill It strappa ben più di un sorriso e ha, per il momento, la più feroce bloodbath di inizio 2017. Dura anche poco, perché non guardarlo? 

3 commenti:

  1. Lo hai appena venduto, non posso esimermi. Dolph + Horror, troppa ignoranza!! *__*

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    1. Ignoranza è la parola giusta. Qui ce n'è a pacchi e non si è mai sazi. :)

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  2. Effettivamente ha convinto anche me non appena ho scoperto che questo film era in produzione. A volte ci accontentiamo con così poco...

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