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Hardcore Henry (2015)

By Simone Corà | martedì 14 giugno 2016 | 00:01

Press start to kill super soldiers                                                                       

Vado un po’ veloce perché dovrei ripetere quanto scritto su Pandemic, Hardcore Henry in fondo ha medesimi pregi/difetti e l’etichetta di culto istantaneo è allo stesso tempo giusta e immeritata per una serie di motivi facilmente identificabili.  
Se la potenza videoludica del film di Ilya Naishuller è inizialmente roboante e atomica, con questa prima persona totale dall’inizio alla fine che inietta un’overdose di frenesia febbricitante, a lungo andare si viene sopraffatti da questa scelta per l’impossibilità, forse oggettiva, di renderla realmente ficcante come suggerivano trailer e pubblicità. L’effetto-rigurgito, che deriva comunque dal malparlare dei mockumentary per il dondolio della telecamera, è abbastanza feroce per la scarica di adrenalina che scaturisce dalle immagini: Henry è hardcore per un motivo ben preciso, e come accadeva per certi versi nei due Crank non ci sono pause, parentesi, soste o anche solo momenti per respirare.
Tutto è una botta tiratissima a velocità raddoppiata, che è un bell’esercizio, è divertente, è forsennato, è un delirio terremotante che ti sventra il cervello, ma che, dopo un po’, comincia a inaridirsi per colpa di una semplice disposizione fatalmente assente: le idee.

Intendiamoci, la rielaborazione videoludica è strepitosa, fedele in dettagli sensoriali grazie a uno spirito che ribolle sincero fin nel midollo, e produce momenti tanto elementari quanto perfetti come il tutorial iniziale, l’aggressione che ne consegue e le piccole pause pseudo-narrative dove la spalla spiega la storia al protagonista muto, sequenze che già da sole assolvono alla richiesta iniziale.
E se a questo aggiungiamo i megablast virtuosistici con esplosioni splatter e gore niente male, il film ha un discreto numero di memorabili spunti da scoppio cerebrale (lo stop and go musicale nella metro, la sparatoria in moto, l’inesauribile sarabanda di botte nella final battle).
Impossibile rimanere indifferenti alle mazzate micidiali con cui Henry si libera di chiunque gli intralci la strada, o alla verve ironica di una spalla che muore e resuscita con la stessa frenesia delle botte del protagonista, o ancora al carisma di un villain sapientemente rubato dai ricordi di generazioni passate dove i cattivi volevano conquistare il mondo senza sé e senza ma perché se si è cattivi lo si è e basta.


Ma se in Pandemic ci si stupiva, pur senza ululare alla luna, per le buone intenzioni nel suggerire piccoli, minuscoli aspetti differenti, in Hardcore Henry, smaltita la sniffata energetica iniziale si comincia a boccheggiare perché l’intero film è un solo, unico susseguirsi di cazzotti, sparatorie, pugni, martellate, and so on.
Henry in fondo è programmato per fare questo, e contro orde illimitate di nemici lo fa meravigliosamente, ma può davvero bastare? La storia è la variante più sciocca e banale possibile dei super soldati, e… be’, non c’è nient’altro. Tolto il simpatico Jimmy e le sue mille personalità caricaturali, e lo sguardo pazzo e storto di Akan, non ci sono soluzioni, spunti, inventive che giustifichino la mole di bombardamenti. Mettiamoci pure una raffigurazione femminile imbarazzante e si rischia di precipitare molto in profondità, eh.
E se l’assurdità è volutamente sproporzionata per l’esaltazione della natura gaming del film (chilometri di nemici e armi sempre diverse con cui triturarli), il carburante è ahimè poco e la fantasia scarseggia nel differenziare le scene.

Vi ricordate Serious Sam? Quel caro ragazzone che sforacchiava tonnellate di mostri scemi il cui unico scopo della loro misera vita era corrergli incontro urlando? Un gioco limitato, consapevole di offrire uno schema immediato ed elementare, eppure divertentissimo. 
Ecco, bisogna riconoscere che vedere questo blast totale su schermo, senza un pad da stritolare, sia molto meno elettrizzante. Insomma, gente, è piacevolissimo liquefarsi dentro quest’esperimento, ma giocare a un fps, eh, giocare rimane un’altra cosa.
Un bel meh e siamo tutti contenti. 

2 commenti:

  1. E' stato un travolgere d'emozione. Una botta potente, che arriva tutta insieme!

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    1. Sì, la botta è forte e l'adrenalina tanta, eppure sono convinto che avrebbero potuto giocarsela molto meglio, asciugando le scene, tagliando le ripetizioni e fermandosi quel tantino prima. Comunque, oh, in qualche modo film-esperienza :)

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