Streghe, demoni e rane malvage nel nuovo programma di Real Time
È abbastanza stramba la frase di lancio
che accompagna il trailer di They’re
watching, perché scrivere a caratteri lampeggianti una cosa come “dai
creatori di Spongebob e Call of Duty” è qualcosa che non rientra
molto nella concezione horror che abbiamo da queste parti, e se accogliere chi
arriva dalla commedia con certe sottili vene di cattiveria è sempre cosa bene
accetta (Brian James O’Connell ha fatto un ottimo compito con Bloodsucking
Bastards, per non parlare di Seth Rogen e della sua combriccola comica
con Facciamola
finita, o di una certa accoppiata ancora che, nel 2004, con un certo film sugli zombie ha inventato
la nuova commedia horror), è ancora un po’ strano favorire il trasloco delle
penne videoludiche.
Se fosse questo il solo problema di They’re
watching non la farei tanto lunga e andrei dritto al dunque, compito
promosso con sufficienza e piacevole attesa per un prossimo ritorno del duo, ma
in realtà c’è qualcos’altro che è giusto approfondire in modo da valutare se un
film come questo possa essere comunque salvato o meno.
Abbiamo una troupe televisiva in
trasferta in un paesino minuscolo della campagna più dispersa della Moldavia,
sono impegnati nella realizzazione di una versione internazionale di House
Hunters, l’obiettivo è quello di vedere i progressi fatti da una famiglia
americana dopo l’acquisto, sei mesi prima, di un rudere sul limitare del bosco.
E come può reagire un branco di yankee in terra straniera? Eh, sì, ecco...
C’è modo e modo di offendere: se non ci
sono dubbi che Jay
Lender e Micah
Wright l’abbiano presa troppo alla leggera nel dipingere un paese estero, e
se è vero che, nel trattare certe materie scherzose, sia fondamentale conoscere
background e spessore di chi applica questo umorismo, bisogna anche dire che
una simile ironia non viene replicata con cattiveria e insistenza, ma
semplicemente appare qua e là come prolungamento dell’intelligenza very low dei
protagonisti.
Ehi, non basta per difendere il film
(sarebbe come dire eh, sti registi son stupidi, cosa vuoi farci, mica è colpa
loro se vedono il mondo in questa maniera), ma trovo molto più offensivo
l’encefalogramma piatto che contraddistingue molti protagonisti dell’horror
recente, con ragazzetti impegnati a urlare e con una sola concezione del
divertimento alcolico/sessuale copiaincollata ovunque; o il ricorso ai nudi
gratuiti per dare, boh, tipo un tocco in più al film (oh, mi venisse in mente
un film recente che mi è piaciuto pur con questo aspetto terribile… ah, sì,
dai, Redd Inc., visto
poco tempo fa). Per non parlare della figura della donna, che se si inizia non
si finisce più…
Ma forse è sufficiente per chiudere
quell’occhio e prestare attenzione al fatto che, non solo il film sul piano
orrorifico ha molte carte da giocare, ma nonostante questi ostacoli ne ha
paradossalmente più di qualcuna anche nel definire i personaggi stessi.
Seppur appartenenti ai circuiti più
balordi dei classici schemi psicologici, seppur fissati su binari piuttosto
regolari e prevedibili, con storie d’amore e traumi passati che emergono
presto, traspare comunque quell’impegno nel dare loro quel minimo di
personalità che manca alla stupidità con cui è di solito plasmato un cast di
ragazzi alle prese con un orrore estero.
Può bastare? Già, non è molto, ma hanno
delle motivazioni che determinano obiettivi precisi, hanno personalità che li
definiscono all’interno del gruppo, e hanno reazioni mediamente credibili e
interessanti allo scatenarsi dell’orrore, che è il momento in cui il film
ingrana bene. Quindi sì, perché no.
La loro è psicologia comoda e spicciola,
creata per risate facili, e… be’, in fondo funziona. A patto di bloccare le
riflessioni, che mi hanno perseguitato per tutto il film e mi hanno fatto
sentire anche un poco sporco (e poi eccomi qui a mettere le mani avanti per tre
quarti di articolo), They’re watching è filmetto godibile e curioso
proprio nel momento in cui si stacca da ciò su cui è facile (e giusto) puntare
il mirino.
La componente soprannaturale viene gestita con una semina appropriata di elementi orrorifici, le rane, i dipinti e le stesse intenzioni dei paesani sono dispensati con un crescendo che, pur nei limiti di una storia stregonesca che non aspira a grandi miracoli, riserva ben più di una sorpresa. Tempi, ritmi e creazione delle scene permettono una diluizione strutturale che evita squilibri e favorisce una progressione (di informazioni e malvagità) piacevole e coinvolgente, e si resiste senza troppi problemi alle varie mancanze d’intelletto che colpiscono qua e là i personaggi (la scena della messa su tutte) proprio perché sono lacune presto colmate da atti d’umanità che forse non si incontrano spesso in film come questo (di nuovo, la lunga sequenza nella locanda, ma anche il racconto tragico sul fatto di guerra).
Inaspettato e, sulla carta, glorioso
infine il bagno di sangue conclusivo che funge da esplosione all’accumulo di
situazioni senza risposta: bella creatività sanguinaria tra corpi strappati,
raggi laser che disintegrano teste e mutilazioni di ogni tipo che potrebbero
soddisfare i palati gore più esigenti, peccato solo per degli effetti speciali
davvero indecenti nella povertà grafica che sembra provenire da preistorie a
pochissimi bit.
E su tutto vanno sottolineati gli spunti
metanarrativi che irrobustiscono lo spirito di un film sfortunatamente troppo
scemo e distratto per essere davvero preso in considerazione per le qualità
mostrate, ma che se preso nella giusta misura sgancia una manciata di
intuizioni indovinate.
Insomma, se siete in linea con un'idea horror povera ma con i suoi punti di interessi, e se potete staccarvi da una certa miseria psicologica nella definizione a monte dei personaggi, magari provatelo, poi ditemi come è andata.
Concordo perfettamente, è un filmetto assai godibile che non meritava la caterva di ingiurie rivoltegli a destra e a manca. E il finale cheap-gore (che ha fatto inc@zzare un sacco di spettatori) è cultissimo.
RispondiEliminaBlissard
No, be', credo che le critiche se le meriti tutte, o almeno, si meriti ogni dubbio riguardante l'impostazione di personaggi e scelte dialogiche: troppo stupidi, troppo scemi, nonostante abbiano un loro perché e alla fine si comportino in maniera più intelligente di tanti altri, partono sempre da un intelletto pari a zero, e sarebbe ora che il cinema horror imparasse a dare qualcosa in più ai suoi protagonisti.
EliminaSul soprannaturale e sull'orrore invece non ho nulla da dire (ed è il motivo che mi ha spinto a parlarne), proprio perché è piacevole e sulla carta bene - poi l'uso di quegli fx terribili non mi è dispiaciuto e su questo argomento è un b-movie anche abbastanza valido. :-)
Tu hai ragione, perché alla fine lo guardi e ti diverti pure. E sì, quando poi l'orrore esplode, al netto della povertà di mezzi, lo fa sul serio.
RispondiEliminaSolo che io, davvero, non ce l'ho fatta a sorbirmi tutta quell'idiozia gratuita.
E non ce la faccio neanche con altri film, non solo con questo. Solo che questo mi ha fatto incazzare un pochino di più perché poteva davvero essere un piccolo cult.
La penso come te, e di solito mi bastano pochi dialoghi per giustiziare un film e chiuderlo nel giro di qualche minuto. Ma, boh, ho visto personaggi peggiori, e questi anche nella loro deficienza e nella solita sequenza di insulti senza rendersene conto e scelte del tutto illogiche (perché vanno in chiesa durante un funerale? perché???), in molti altri momenti reagiscono con del cervello che non credevo possedessero, e dev'essere questo che mi ha convinto a tenere botta fino alla fine. Che è stato bene perché quando l'orrore comincia è valido. :)
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