Una ghost story svedese, sì spaventi, no Ikea
L’horror in slowmotion da anni non è più
prerogativa asiatica, da quando Ti West ha in parte sdoganato certi ritmi
rallentati si è sviluppata, o più probabilmente è diventata alla portata di
molti più autori, un’idea atmosferica dove la paura e l’inquietudine sono
nascoste nei silenzi e nella placidità narrativa.
Sensoria arriva
dopo vari esempi di cinema horror più raffinato ed elegante, ed è sicuramente
un po’ in ritardo nel presentare certi spunti e soluzioni con i mezzi che
utilizza, Christian Hallman non ha ancora il piglio giusto per spiccare
nell’ambiente ma è sempre un bel vedere come film di così piccola taglia e di
limitata aspirazione abbiano comunque delle carte più che buone da giocare.
Dalla Svezia non ci si può non aspettare un
clima freddo e rigido, e scomodità è un altro termine che li accompagna bene
perché quello che incontra Caroline quando si trasferisce nel nuovo
appartamento è un susseguirsi di situazioni sgradevoli.
Non che il presentarsi insistito della
classica anziana ficcanaso o gli scambi imbarazzanti con l’inquilino cieco
siano eventi così terribili, a tutti è capitata qualche scocciatura anche
involontaria con i vicini, e in fondo anche le occhiate lascive e le
indiscrezioni sessuali dell’inquilino al piano di sopra credo ormai siano ahimè
entrate in una sorta di circolo di vita di certe zone abitative, sono
comportamenti che si impara purtroppo a conoscere e pertanto si sa come
evitarli.
Ma la vera difficoltà di Caroline è il
ripartire dopo la rottura con il compagno, l’essere sola e affrontare la
solitudine, il cominciare una nuova vita quando, credo sulla soglia dei
quarant’anni (non è che ci siano molte informazioni disponibili sull’età dei
protagonisti e imdb non è d’aiuto), tutto le appare finito e sprecato.
Ed è qui che si insinua un bell’orrore
classico, fatto di oggetti che si spostano, credenze che si aprono, piatti che
cadono ed elettrodomestici che si accendono da soli.
Christian Hallman ha di sicuro stoffa e
personalità ma sembra che si sia concentrato sul mostrare a tutti i costi
quanta tecnica possiede: Sensoria è
un susseguirsi instancabile di inquadrature singolari, non c’è una sola scena
in tutto il film che sia filmata come un’altra, si passa da un tecnicismo
all’altro probabilmente per essere diverso dagli altri, per essere il più caratteristico
possibile, a tratti sembra di avere a che fare con una presa autoriale (i
continui primi piani su lavandini e tubature gocciolanti) e in altri momenti
pare invece di vedere un film made in Hong Kong.
È vero, è uno di quei casi in cui il troppo
è eccessivamente abbondante e il rischio di ottenere un riscontro negativo è
abbastanza probabile, ma pur in un insieme sproporzionato non sono pochi i
momenti dove quei legami all’orrore classico di cui sopra vengono risaltati
proprio dall’interessante visione di Hallman.
La carrozzina che si muove nella stanza, il
ronzio dello spazzolino elettrico che interrompe il sonno, la macchia sullo
specchio che non scompare mai sono sequenze di fantastica semplicità, dove il
perturbante esplode con tutta la sua potenza pur non facendo di fatto niente,
ed è così elevata questo studio soprannaturale che anche l’assenza di presenze
impreviste in certi momenti fa schizzare parecchio in alto la tensione.
Sensoria vive di
questo aspetto ed è quello che alla fine spicca maggiormente, assieme alla
marcia lenta e cesellata forma un buon connubio armonico, ma sarebbe cattivo
non coltivare altri apprezzamenti per un film che pur sbagliando parecchio
strafando ogni volta che può, conserva una bella storia soprannaturale,
elementare e prevedibile ma molto, molto ben narrata attraverso un rilascio
essenziale delle informazioni, e soprattutto un ottimo personaggio femminile,
distrutto da una vita passata che non può dimenticare e annientata da una vita
futura che non ha coraggio e voglia di vivere.
Pertanto Caroline sopravvive in un presente
insicuro e per di più sbagliato, dove i fantasmi di colpe a lei del tutto
estranee la tormentano per risolvere trascorsi maligni e riti occulti, e il suo
sforzo per resistere e andare oltre è di quelli importanti, che lasciano un
segno.
È forse un peccato che Sensoria non abbia abbastanza risorse per emergere, salvo la brava
protagonista avrebbe avuto bisogno di un miglior cast e volti più adatti, e Hallman
deve imparare a limitare un ego registico che rischia di seppellire molte buone
intenzioni, ma c’è abbastanza materiale per piacere al fandom più curioso, gli
si può dare una possibilità.
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