Back
in the eighties once again, and again, and again, and again
Time travel e anni Ottanta sono un
connubio pazzesco e mi stupisco che nessuno, in questo revival di
sintetizzatori e culture passate, non ci avesse seriamente pensato. E non
parlo, come a proposito di Turbo Kid, di parodie, scherzoni e divertimento a
lungo andare poco interessante, bensì di una riproposizione di atmosfere,
ambienti e scelte visive che facciano sembrare un film del 2015 come se
realmente provenisse dagli
indimenticabili Ottanta, senza per forza riderci sopra.
E tutto, in Synchronicity, grida “ridateci gli Eighties” perché, proprio come
accadeva in Lost After Dark e
ovviamente nel piccolo capolavoro neozelandese, ci sono soluzioni e idee che
mai si spingono oltre, come se l’era successiva non fosse mai avvenuta.
L’enorme macchina del tempo a cui lavorano
i tre scienziati protagonisti è un colosso di ferro e fili che sbuffa fumo ogni
qualvolta si muova un pistone o un ingranaggio, l’ambientazione è una citta in
una notte perenne dove aloni di luce sbiadita entrano dalle finestre di
qualsiasi appartamento, c’è una megacorporazione malvagia per il gusto di
essere malvagia con a capo Michael Ironside, ovviamente ci sono i synth che
scorrazzano avanti e indietro senza limiti…
Insomma, non c’è elemento che non provenga
da quella fonte infinita di spunti che è la fantascienza di trent’anni fa, e il
modo in cui viene costruita la storia ricalca non solo gli stessi schemi visivi
ma impiega anche le medesima strutture concettuali, vuoi un po’ ingenue, vuoi
un po’ semplici, eppure perfettamente integrate nell’atmosfera disegnata e per
questo mai invasive o sgradevoli.
La mancanza di CG o comunque la povertà
tecnica e in generale economica non impediscono infatti di espandere la potenza
fisica della macchina di tempo, così come la miseria di ambienti, limitata a
pochi interni tra cui un immancabile attico disordinato, non compromette lo
svolgersi di un classico paradosso.
Quello che piace è quindi la cura
nostalgica di una serie di elementi cardine che, paradossalmente, non sono la
vera forza del film, perché a risaltare sono due aspetti garantiti da un autore che già da qualche anno si muove bene nel genere, Jacob Gentry: il ritmo forsennato e i
dettagli chirurgici.
1) Il primo scoppia con un bombardamento
di scene efficaci, rapidissime, dove i dialoghi si rincorrono sottolineando con
un lessico discreto tutto ciò che serve sapere senza dire o spiegare troppo, e
rimane inalterato fino alla fine, senza alcuna sosta, anzi, con un boost
improvviso quando il protagonista deve farsi una certa sniffata per tirare
avanti: certo, la storia è scarna, il paradosso è piacevole ma visto molte
volte e non cerca alcuna soluzione innovativa o diversa dalla sci-fi
tradizionale (come per esempio si cercava di fare in Time Lapse), eppure regge perché
2) i dettagli permettono di dare valore a
una storia d’amore in apparenza stramba e poco credibile, e invece è proprio in
questi aspetti che Synchronicity mostra
una cura che va più in là della semplice nostalgia, perché il modo in cui si
dipana l’intreccio sentimentale è molto più spesso e attento di quello che può
sembrare e di informazione in informazione il film ne guadagna in profondità e
coinvolgimento.
È un peccato che vengano a mancare certe
solidità con cui dare più risalto all’intero lavoro, elementi come il mancato
approfondimento di personaggi potenzialmente interessanti come i due amici del
protagonista, o il ricorrere a spiegazioni un poco bislacche quando non serviva
giocare queste carte per dare forza all’intreccio, o ancora un vago senso di
comodità nello scambio verbale tra personaggi e soprattutto in certi loro
incontri, ma è in un insieme di mancanze che in fondo non ha molto peso
nell’economia complessiva e per chi si sa accontentare c’è del buon materiale.
Come contorno bene la colonna sonora,
vivace, sincera e vera come poteva esserla quella di Turbo Kid, simpatiche le scelte scenografiche che stampano il film
in un futuro indefinibile che però conosciamo tutti, grande Michael Ironside
alle prese con un cattivo senza scrupoli come non ne fanno più.
Nonostante la nota finale, voglio recuperarlo
RispondiEliminaMagari è solo cosa mia, ma su certe pecche per me è facile soprassedere se gli intenti e le aspirazioni sono buoni e validi. :)
EliminaSembra davvero interessante, poi oh insomma, viaggi nel tempo! Lo recupero now. L'unico dubbio è la reperibilità con almeno i sub in ita, dato che spesso parli di roba introvabile con i suddetti...maledetto!
RispondiElimina:)
Eh, lo so, ma coi sub eng non ce la fai? Questo ce li ha, ita non mi pare. Comunque alla fine non ci sono grandi dialoghi, non bastano grandi conoscenze... :-)
EliminaMah non so dovrei provare, è che qualcosa lo perderei sicuro e la cosa non mi garba molto..proverò. Per lo stesso discorso non ho potuto ancora guardare Howl, e sono incazzatissimo.
RispondiElimina:)
Hai pregato il dimonio e... sub ita disponibili :)
EliminaFuck yeah!!!!!!!!!
Eliminaè disponibile su netflix
RispondiEliminaIo ragazzi non ci ho capito un piffero sull'intreccio temporale, qualche hint?
RispondiEliminaNon mi sembrava troppo complesso, il problema era forse un po' di confusione nella parte finale, che metteva qualche cosa di troppo in gioco. Qui qualche spiegazione, credo: http://taylorholmes.com/2016/01/24/synchronicity-time-travel-reviewed-and-explained/
Elimina