Ci sono un umano, un vampiro e uno zombie
che combattono gli alieni…
Sembra l’inizio di una barzelletta o di
una storia parecchio discutibile, di certo non sembra promettere particolari
faville o comunque quel tipo di comicità che ha ormai bisogno la scena horror
quando scende in campo su certi elementi.
Parodiare gli zombi è diventato materia
delicatissima e chi ancora vuole gettarsi nella mischia per accrescere una
media clamorosa di, boh, quante zombie comedy usciranno nel corso di un anno?,
dieci?, quindici?, deve possedere una mentalità illuminante e fuori dagli
schemi altrimenti nascono cose anche carine ma totalmente derivative e in fondo
inutili come Scouts Guide to the Zombie Apocalypse a ripetizione (e non oso immaginare quanto possa puzzare un Pride, Prejudice & Zombies).
Tirare in mezzo gli altri archetipi horror
per qualche risata sanguinosa può invece essere ancora interessante se, però,
si risponde sempre alle stesse altissime qualità richieste (come accaduto in Bloodsucking Bastards e
What we do in the Shadows) per dribblare i qualunquismi che ormai
definiscono questo sottogenere.
Freaks of Nature ha la benedizione di Jonah Hill come produttore esecutivo (avrebbe dovuto addirittura esserne regista) e le
comparsate significative di Bob Odenkirk e Pat Healy, sono nomi di un certo
peso e di guadagnata stima, e se c’è il loro beneplacito su un film con una
simile base di partenza viene anche naturale fidarsi e spogliarsi di molti
pregiudizi. Anche perché il film di Robbie Pickering ha un’ottima partenza e
l’energia spesa nel prologo e nella raffica di battute nell’inevitabile
flashback pre-baraonda garantisce parecchi minuti di risate attraverso scambi
molto divertenti, ispirati e ficcanti, frutto di un bel mix tra comicità
demenziale e momenti più surreali che plasmano con la miglior serietà possibile
una città dove umani, vampiri e zombi vivono tranquillamente, gli uni ben
consci della presenza degli altri.
Tranquillità è però il termine meno
indicato, nel sottobosco civilizzato si coltivano ovviamente mal sopportazioni,
critiche, diffidenze e tonnellate di altri preconcetti tra razze, e se era fin
troppo prevedibile un contrasto alimentato dalla natura razziale, molto meno è
la varietà di prodotti impilati nello scaffale comico, a partire dalla cornice
tromiana, a base di una megamultinazionale che produce alette di pollo proto sintetiche, passando per schematismi
comportamentali scellerati e fuori di testa, e finendo con le intenzioni del
popolo alieno che nulla hanno a che vedere con un minimo di logica umana.
Ma quello che forse piace di più è la
qualità del taglio post-adolescenziale, si parla di piccoli problemi di cuore
tra nerd sfortunati e cheerleader mancate ma c’è molto più spessore nel
tratteggiare in primis le difficoltà relazionali, i desideri e le pulsioni, e
in secondo luogo le problematiche più generali legate all’età, con due quadri
famigliari diversissimi ma che ben evidenziano due opposte mentalità yankee.
C’è studio e attenzione dietro
l’impostazione tipica maschio/femmina che si può incontrare in questi film, e
il terzetto di protagonisti è un traino micidiale al carrozzone strampalato delle
vicende anche perché le loro vicissitudini/sfortune brillano in una sequenza di
eventi personali molto più sofisticati e profondi della media: che poi tutto vada
spesso in vacca con ironia becera e truce e/o con svarioni slapstick non ha in
fondo grande importanza, i singoli momenti sono talmente potenti da equilibrare
quelle occasioni in cui le ambizioni del film si ritrovano a zoppicare.
E lo stesso discorso si può affrontare per
il carattere più horror, dove momenti come la terremotante e incontenibile
bolgia di viscere e cazzotti in cui si trasforma l’invasione aliena si
affiancano a scene molto più fiacche e di scarso impatto come il girovagare
delle creature marziane tra le strade, oppure umorismo spietato come quello
riservato alla disabilità del fratello di Ned (e in generale alla sua
famiglia), che ricorda molto certa demenzialità degli anni Novanta, che non
riesce a tenere fino in fondo durante la battaglia finale un po’ campata per
aria.
Sembra insomma che ci siano idee ed
energia da vendere per cercare di rinvigorire il cinema di genere per ragazzi,
come accaduto in Piccoli Brividi: si
può far ridere rimanendo su argomentazioni adolescenziali senza per forza che
questo sia l’unico target a cui destinare un prodotto, e si può far rivivere
un’idea figlia degli anni Ottanta senza strimpellare synth, ingiallire
pellicole e utilizzare gli stessi pochi mezzi di una volta.
Freaks
of Nature è un film disimpegnato e alla fine di poco conto che si
perderà in un oceano di commedie horror di pessima scelta, poteva giocarsi
tutto sulla pubblicità e su un passaparola che ne ingigantisse l’esteriorità ma
preferisce usare le carte che ha a disposizione anche se non sono le migliori,
e alla fine la carica di simpatia e vivacità per me è abbastanza per ricordarlo
con piacere e consigliarlo a chi cerca una bella stupidaggine autoconclusiva.
Potrebbe interessarmi, gli darò un'occhiata
RispondiEliminaQuesto mi manca ancora, ma lo recupererò presto :)
RispondiEliminaPoi ripassate e ditemi, eh, che ho sempre paura di essere l'unico a divertirsi con cose così :)
RispondiElimina