Non fate incazzare Henry Rollins o sono pizze in faccia per tutti
Bastano pochi secondi a Henry Rollins per
plasmare un personaggio enorme già al primo sguardo: duro, solitario, di poche
parole, scontroso, sempre un’involontaria battuta facile in bocca, come la
masticasse per sputarla fuori alla prima occasione.
Jack non ha un passato e poco o nulla
sappiamo del suo futuro, tutto ciò che è dato vedere è un presente silenzioso e
tormentato, passato ad annullarsi dormendo mentre schiere di demoni gli urlano
nel cervello. Almeno fino a quando tentano di ucciderlo, ma la sua reazione è
contenuta, il tentativo di rimanere fermo nei propri schemi e nel proprio mondo
è deciso.
È un personaggio in grado di accumulare e
assorbire, ce ne vuole per farlo incazzare, ma chi lo ho preso di mira non
demorde e le proverà tutte.
Il problema è che Jack ha letteralmente la
scorza dura, le ferite su di lui non hanno effetto, non prova dolore, al
massimo giusto un po’ di fastidio.
Che Jason Krawczyk venga dall’action a
basso costo è evidente man mano che il film si sviluppa, questo ne comporta una
serie di limiti narrativi e visivi che, forse, tra le mani di un autore con un
pensiero più vicino all’horror, si potevano colmare con parecchio più mordente,
ma ciò non toglie che per almeno la sua metà He never died sia uno splendido esempio di narrazione, secca,
incisiva, chiara eppure ricca di dettagli e con una piena conoscenza della
gestione delle informazioni.
Nulla viene svelato dei trascorsi di Jack
e misteriose sono per gran parte del minutaggio le sue intenzioni, alla stessa maniera
il piano dei suoi nemici rimane segreto fino all’inevitabile scontro finale: è
una scelta che potrebbe irritare qualcuno perché in alcuni momenti il film pare
sprovvisto di direzioni, le scene si suddividono tra commedia sofisticata e
qualche spruzzo soprannaturale subito risucchiato dalla quotidianità stanca e
ripetitiva di Jack.
In realtà è un ottimo incedere perché
l’imbarazzo con cui Jack risponde ai normali input sociali (l’incontro con la
figlia, l’amicizia con la cameriera) è sorprendentemente comico, e le sue
risposte aride e striminzite sono spesso memorabili, mentre gli innesti horror
spargono gradualmente quella curiosità circa la sua natura e le sue intenzioni.
Quello che non funziona è il reiterarsi di
questo schema, quando si scopre infatti che tutto il film prosegue sugli stessi
binari si inizia a boccheggiare e qualche taglio sul minutaggio finale avrebbe
aiutato parecchio.
È anche vero che l’aspetto narrativo
prosegue con una certa maestria, le poche parole con cui Jack chiude ogni discorso
e la serietà crudele di cui si veste la vicenda rafforzano il progetto ogni
qualvolta filtra una certa amarezza: il suo rapporto con la cameriera è
sincero, commovente e sempre credibile, la sua sofferenza e il modo in cui
cerca di reprimere il suo vero io verte sulla drammaticità senza comunque
renderla troppo pesante, e in generale il suo personaggio, sul quale è effettivamente
costruito il film, tiene insieme il tutto tra sguardi tristi (i vari momenti al
diner), ironia superba (l’elenco dei lavori svolti negli anni) e rabbia
improvvisa (le urla nella seconda parte).
Ma l’appiglio a cui dovrebbe aggrapparsi
il film sembra essere continuamente sottratto da un autore che all’improvviso
non sa più bene come muoversi: la storia principale si riduce a una macchietta
innocua da procedurale televisivo o da DTV action, con gli elementi
soprannaturali in gioco l’equilibrio viene così distrutto da motivazioni
superflue o comunque poco incisive, e il film va a spegnersi in una final
battle ahimé lunghissima ed estremamente noiosa.
In opere come queste svelare inoltre certi
segreti può essere rischioso, Krawczyk si destreggia bene perché gestisce le
rivelazioni attraverso dialoghi coerenti e sensati ma se tutto fosse rimasto
fumoso e indecifrabile, la figura di Jack avrebbe guadagnato parecchi altri
punti.
Inquadrare un personaggio in un contesto
ben preciso ma che smagnetizza il mistero congegnato è una scelta tutto sommato
anche comprensibile, il pubblico dev’essere sempre nelle mente di chi crea e
realizzare un prodotto destinato a pochi è probabilmente avventatezza che non
tutti hanno il coraggio di prendere, ma dispiace notare come un’altra
impostazione avrebbe garantito atmosfere ben diverse, avrebbero premuto sul
pedale dell’horror e il film avrebbe potuto distinguersi per eleganza e
ambizioni.
E non è del tutto cosa piacevole lo
squilibrio nella violenza, perché un’idea più raffinata, come l’esclusione
delle sequenze più sanguinarie in favore di maggiori eleganza e attenzione
nella direzione dei personaggi, non è perseguita fino in fondo o comunque
traspare quella che sembra vera e propria mancanza di intenzioni nel vedere
come momenti dal potenziale enorme (la sparatoria e le botte alla tavola calda)
siano del tutto messi fuori campo per poi insistere con primi piani su strane
gratuità come l’estrazione dal proiettile nel cranio.
Quindi He
never died è un qualcosa per buona parte anomalo e intrigante ma che non
riesce a resistere fino in fondo con le stesse qualità sfoggiate nella sua
prima metà, tra l’andare coi piedi di piombo e magari certe oggettive mancanze
in fase creativa Krawczyk non salva questa gradevolissima creatura da una
mediocrità in fondo simile a tante altre, e alla fine, purtroppo, non rimane
che la figura meravigliosa e imponente di un personaggio indimenticabile al
quale è stato sì innalzato un film su misura, ma senza forse curarsi troppo di
una vera storia di cui renderlo protagonista.
Sarebbe in ogni caso un peccato lasciarselo scappare, l'essere combattuti e amareggiati per lo potenzialità inespresse è infatti sintomo di un prodotto comunque interessante e da consigliare.
Sarebbe in ogni caso un peccato lasciarselo scappare, l'essere combattuti e amareggiati per lo potenzialità inespresse è infatti sintomo di un prodotto comunque interessante e da consigliare.
L'ho visto due giorni fa. Adoro Henry Rollins e non potevo lasciarmelo sfuggire, ma confesso che per me è un'occasione sprecata... tantissime potenzialità ma regia piuttosto scarsa. Lo recensirò presto!
RispondiEliminaSì, il difetto (grosso) di questo film è la regia, che in realtà non è piatta né brutta, semplicemente non si focalizza mai bene dove dovrebbe e scansa tutte le occasioni migliori. :)
EliminaComplimenti per la recensione. Non so chi tu sia Simone ma hai centrato in pieno il mio pensiero.. (ho appena visto il film) .che sia perché la penso come te? :)
RispondiEliminaImparziale, obbiettivo e intelligente.
Bravo.
Grazie. :)
EliminaChe poi però mi fai ripensare al film e a quanto potenziale sprecato... ;)