Una baita nei boschi, una botola e un
demone… ah, no, stavolta c’è un alieno
Un inizio sfolgorante alle volte è
biglietto vincente per portarsi a casa il film, o quanto meno per incuriosire e
a volte anche imbrogliare chi guarda. Il prologo di Pod non ha grandi appigli per inchiodare allo schermo, ma un bel
tocco di personalità è ben visibile nei crediti iniziali, sparati a una
velocità dove nomi e lettere non si possono distinguere mentre un ronzio
assordante si fa strada graffiando l’udito.
È cosa da poco ma è una bella idea, mi ha
ricordato gli urli con cui John Zorn sventrava Funny Games e, anche se
già mi fidavo di Mickey Keating per il potenziale espresso in Ritual, è in invito ad aumentare la
stima verso uno degli autori più promettenti della scena più indie ed
economica. Keating possiede infatti una linea stilistica abbastanza personale,
sa come posizionare la camera e ha una predilezione per far affiorare malessere
e paranoia facendoli oscillare e mantenendoli in continuo movimento con long
take e pochi stacchi. Si spinge tuttavia in uno scenario cinematografico ancora
abbastanza desolante, i budget sono ridicoli, le ambizioni si scontrano con i
pochi mezzi e la poca esperienza e, nonostante la presenza di Larry Fessenden,
per il quale ritaglia piccole parti portandosi a casa quel nome che in questi
casi aiuta parecchio, manca ancora quel qualcosa che lo possa lanciare
definitivamente.
Magari lo si potrà trovare nel nuovo Darling, che già ha iniziato a spuntare
nei festival, vedremo nel 2016 quando verrà distribuito.
Per il momento è bello vedere come in Pod resa visiva e sensoriale siano
migliorate da Ritual, attori più
bravi e una storia più concisa e diretta smussano certe ingenuità del film
precedente e si incuneano in poco più di settanta minuti ancora scricchiolanti
ma di sicuro potenti e d’effetto.
Ancora una volta una manciata di personaggi
(tre) e una vicenda limitata a uno spunto, al centro c’è un presunto alieno
catturato e rinchiuso in cantina e attorno a lui tre fratelli che litigano
sulla veridicità o meno dell’accaduto, il resto sono solo dialoghi e, be’,
l’orrore che si scatena. L’idea è classica e ben gestita nelle intenzioni,
inquadrature singolari seguono il discutere dei tre e l’ossessione striscia
fuori subdola e viscida, ci sono buoni scambi e reazioni abbastanza credibili,
l’artificiosità della situazione non è così nascosta ma si sopporta anche
volentieri, e quando le manie di Martin iniziano a ripetersi e ad allungare
eccessivamente la vicenda (si rischia in più di un punto di annoiare per i
soliti discorsi sugli esperimenti governativi and shit), un colpo di fucile
mette fine alle parole e si inizia a correre.
Pod
vorrebbe giocare sulla psicologia e sull’ambiguità della situazione, purtroppo
il materiale è talmente scarno che non è possibile pensare ad altri esiti oltre
a quello che succede e scatena la seconda metà, per me va bene così e credo che
Keating non sia così supponente da pensare diversamente, il suo è pur sempre un
film di genere e che il twist sia esageratamente prevedibile non è per forza un
difetto, anzi.
Il film cambia tono, una certa
inquietudine viene schiacciata a colpi di martello, ne nasce una tensione
assordante e la guerra che si infiamma con l’alieno è un logorante gioco al
gatto e al topo. Le armi che usa Keating in fondo sono le stesse, pur se
trasformate in azioni: il pensiero di cosa sta accadendo e di cosa fare
aggroviglia lo stomaco e impedisce di compiere le scelte migliori ai
protagonisti, si respira quindi un nervosismo trasmesso dalla più fottuta delle
paure.
Pod è
breve e questo è un bene, permette a Keating di dare il giusto tempo agli
elementi primari, non ci sono pause e dopo qualche colpo di assestamento nella
prima parte il film ha un ottimo crescendo e nella seconda metà non sbaglia mai.
È un lavoro povero ma è una povertà paradossalmente ricca: Pod è un film che, in altre mani, non avrebbe avuto speranze e si
sarebbe collocato al livello di cose televisive prodotte da Sy-fy, troppo
spartana la costruzione e molto elementare lo sviluppo, invece Keating sa
trarre il meglio dal poco a disposizione e questo è un gran traguardo.
Non credo possa piacere a molti, nel
concentrarmi su certo horror indie sono più alcuni buoni spunti a stupirmi che
la resa complessiva di un’opera, e immagino che Pod difetti nell’ambire forse a una sorta di impronta d’autore (direzione
dei personaggi, temi affrontati e uso del sonoro non sono ancora all’altezza
delle gestione della telecamera) quando i mezzi sono davvero scarsi (anche se
comunque molto meno scarsi rispetto a Ritual),
ma okay, per me è un’ottima conferma e attendo con parecchia saliva Darling.
L'ho visto oggi, grazie sempre per l'ottima segnalazione.
RispondiEliminaE' un film fatto quasi di niente, ma funziona eccome, e che il buon Keating abbia delle ottime potenzialità lo si intuisce anche solo per la maniera con la quale gestisce le scene con la televisione che manda spezzoni da "L'ultimo uomo sulla terra".
Mi è dispiaciuto però che il film finisca sul più bello, ma almeno così posso nutrire la speranza di un sequel :-)
Blissard
Vero, è un film fatto di niente, con praticamente zero elementi e solo suggestione. Ma se la gioca benissimo e per me questo vale tutto :)
EliminaEra nel mio elenco di visioning. Ti ringrazio per avermelo ricordato, e per la sempre suggestiva vox recensoria:)
RispondiEliminaAspetto allora di leggerne da te :)
EliminaDevo smetterla di leggerti: ogni volta vuol dire un titolo in più da vedere, sia che ne parli bene sia che ne parli male, perché a me sembrano tutti comunque più o meno interessanti.
RispondiEliminaAhahah, ma grazie :)
EliminaMi fa piacere che dici così, perché quelle poche volte in cui scrivo male di un film è perché avevo enormi aspettative e/o ci sono grandi potenziali non sfruttati :)
Quotone.
EliminaCiao Simone, ti leggo da pochissimo ma saranno già una dozzina i titoli in fase di recupero -di cui una buona fetta non trovo subbati- e mentre bestemmio sottovoce ti giro i miei complimenti per gli ottimi tuoi gusti cinematografici e per il lavoro che svolgi qua sul blog.
Grazie mille, parole come queste mettono sempre una carica a mille :-)
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