Quando Satana chiama alle tre del mattino
Come primo incarico, all’agente Loren
tocca un turno di notte facile facile: una sorveglianza in una stazione di
polizia vuota. Personale, documenti e oggetti sono stati spostati nella nuova
stazione e non rimane che un piccolo sgabuzzino con una manciata di prove
catalogate. Non funziona neanche il telefono, perché le chiamate vengono
deviate automaticamente al nuovo indirizzo. Cosa può mai andare male?
Si sa che il male si sprigiona di notte,
il buio gli è buon complice e ne esalta ogni rappresentazione, anche quelle più
innocue o figlie dei più sciocchi malintesi. E un luogo isolato è ambiente
speciale per evocare l’orrore, in fondo bastano quattro mura e un soffitto per
farsi allarmare dagli schiocchi del legno o dai topi che corrono in soffitta.
Il bello di Last Shift, quanto meno nelle sue fasi iniziali, è che Jessica
Loren non ha alcun motivo di essere spaventata e, dopo un iniziale smarrimento
per l’anomalia del compito assegnatole, appare sempre molto decisa e con un
buon polso di fronte alle prime avvisaglie del soprannaturale che rapidamente
si sta impossessando del luogo.
Non era cosa poi così semplice da gestire,
Jessica sarà pure una poliziotta ma a fronteggiare telefonate che sembrano
provenire dall’inferno e strani personaggi che appaiono nella stazione vuota la
professione e la professionalità possono passare, anche giustamente, in secondo
piano, e invece lei è capace di razionalizzare, di rispondere con un sorriso,
di tenere i piedi ben piantati per terra fino a quando, inevitabilmente,
l’orrore dilaga ed esplode lasciandola senza scampo.
E qui Anthony DiBlasi sferra una perfetta
sequenza di incubi: abbatte le pareti della stazione, espande le stanze, annega
i vuoti di persone, sfarfalla la realtà con sguardi febbrili e occhiate
maledette, e in generale distorce, contraddice e crea confusione raccontando
per immagini e suoni brutali l’orrore che piano piano si sta insinuando.
Che è anche una bella storia, è accurata,
scelta bene nell’argomento e nei tempi, è giocoforza raccontata in più momenti
ma nell’insieme è evidente e apprezzabile gli ottimi interventi di mostrato o la
precisione dei dialoghi per sottolineare certe scene. L’insistenza delle
telefonate, le apparizioni dei prigionieri, e su tutto il cerchio di ragazzine
con la maschera: sono istanti di terrore delirante ben rappresentato
dall’atmosfera sporca e cruda, e risaltano su uno strato di tensione dove risplende
una bella combo di buon mestiere. I truchetti per spaventare sono usati tutti
ma non infastidiscono, c’è una sorta di visione più elegante a incorniciarli,
la professionalità è evidente e l’effetto funziona.
L’ambiente è umido, scomodo, il disagio
che si prova è amplificato dalla fotografia scura e dal grigiore delle pareti,
che più che soffocare sembrano un qualcosa che ostruisce naso e bocca e impedisce
di respirare bene. Il corridoio diventa un labirinto, la stanze si confondono e
si spostano, Jessica incontra personaggi dei quali è difficile, prima ancora di
capire le intenzioni, se siano reali o meno, ma nel malessere con cui DiBlasi destruttura
la situazione la concretezza con la quale ha costruito i suoi orrori appare
molto solida e stabile.
Last
Shift non è un sovrapporsi di immagini utili a generare caos,
DiBlasi non cerca di tormentare occhi e mente di chi guarda negandogli un filo
lineare, il suo terzo film oscilla piacevolmente in atmosfere vaneggianti senza
rimanerci incastrato, l’incubo è reale perché pur sconvolgendo e lasciando
senza risposte nasce da radici di ferro, è forse è proprio questo l’elemento che
lavora meglio.
ok, direi che mi hai proprio convinto. Segnato!!!
RispondiEliminaCome al solito, attendo allora tua rece :)
EliminaSubito tra i dieci horror migliori del 2015. Una bomba. Mi sono spaventata sul serio.
RispondiEliminaConcordo, alcuni momenti eccellenti procurano brividi niente male
EliminaGrazie per la segnalazione, una bellissima sorpresa questo horrorazzo ultracitazionista.
RispondiEliminaBlissard
Felice che ti sia piaciuto (che poi a dirla così sembra che il film l'abbia fatto io, ma okay, va bene lo stesso) ;)
Elimina"e invece lei è capace di razionalizzare, di rispondere con un sorriso, di tenere i piedi ben piantati per terra"
RispondiEliminaTipo quando nell'arco di un secondo in una stanza vuota appaiono una montagna di sedie accavallate una sopra l'altra, e lei si mette a ridere dicendo che sono i suoi colleghi che le hanno fatto uno scherzo XD
Film imbarazzante in dialoghi e reazioni psicologiche.
Ma mica lo sa che è da sola, è al suo primo turno, figurati se non sospetta di mega scherzoni!
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