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Attack on Titan: part 1 (2015)

By Simone Corà | lunedì 28 settembre 2015 | 09:30

Hollywood: guarda e impara a fare i blockbuster!                                                                            

Evitiamo di riassumere la storia o di fare il punto sulle puntate precedenti, immagino non ci siano troppi segreti sul contenuto di un film come questo o, insomma, la situazione sarebbe un po’ grave.
Cose c’è in Attack on Titan? I titani, che però per qualche strano motivo in Italia sono diventati “giganti”, e allora italianizziamoci e scriviamo “giganti” anche qui. Dunque, ricapitolando, cosa c’è in Attack on Titan? I giganti. E questo è un elemento che sanno tutti, chiunque passi da queste parti li ha visti in almeno un fotogramma dell’anime o del manga, questi mostri dallo sguardo ebete e spento, alti dieci metri e che spaccano tutto.
Quello che magari si sa meno, o che si prova a ignorare scontrandosi con la potenza micidiale dell’idea di Hajime Isayama, è che il manga, e di conseguenza l’anime, e purtroppo, inevitabilmente, pure il film, è uno shonen o, a fare gli occidentali, un’opera destinata a un pubblico di ragazzi. E un po’ come funziona da noi, questo implica coordinate stilistiche abbastanza precise: tra ingenuità, leggerezze e sciocchezzuole varie, il limite d’età, complice anche l’effettiva giovinezza dell’autore (appena 23 anni!) porta a una focalizzazione sulla concezione di eroismo, sulla semplicità contestuale e sulla rapidità di esecuzione.

È tutta benzina da bruciare alla svelta, è una sequenza di elementi che va a incrinare quel tipo di approfondimento che invece poteva essere la parte più succosa, si prediligono forza bruta e azione esplosiva, ma anche sentimenti alla buona e primi amori agrodolci, e ciò non è per forza un male, la fascia d’età a cui tutto è indirizzato non corrisponde alla mia (nostra) e quindi pazienza.
Che Isayama nel manga (che non ho letto), e quindi Tetsuro Araki nell’anime (che ahimé ho visto), predispongano una narrazione noiosa e frammentaria per privilegiare flashback e innamoramenti è un’altra storia, quello di cui invece sono entusiasta è che Shinji Higuchi, per mezzo anche di un differente minutaggio entro cui giocare, preferisce prendere la macrotraccia del manga e adattarla a una sua visione più rotonda ed efficace.
Ciò non significa che il live action diventi automaticamente combustibile per un pubblico adulto, sono ancora tantissime le radici adolescenziali che rimangono ben fisse nel terreno, ma a vedere come il Giappone consideri un blockbuster, e quali aperture gli permetta, non posso che alzarmi in piedi e fare la ola da solo. 


L’elemento che sconvolge e che in fondo mi frega sempre (e spero di cuore abbia fregato molti di voi, mi sentirei meno solo ad aver atteso così tanto un film di cui già sapevo quanto povera fosse la storia di partenza) è chiaramente la presenza dei giganti: la loro fisicità estranea alle regole visive più classiche disturba e mette a disagio, quegli sguardi idioti creano un’atmosfera malsana e, be’, il loro cannibalizzare gli esseri umani lascia comunque una certa sofferenza.
Nel live action, il timore più grosso era un loro possibile contenimento per prevenire facili censure, e invece Higuchi percorre proprio la strada che ogni horror maniac in fondo sperava: i giganti sono tanti, sono violenti, mangiano quintali di umani e lo fanno nelle maniere più sanguinose possibili.
Nulla è lasciato fuori campo, masticazioni, mutilazioni, deglutizioni e altre necessità alimentari vengono inquadrate con insistenza e con grande spargimento emoglobonico, Higuchi non lesina su niente e filma l’impossibile in più occasioni (ehi, Attack on Titan è un blockbuster, è puro mainstream, non dimenticatelo!).
Perché se il lungo attacco iniziale (quindici minuti abbondanti di gore senza freni) era in fondo anche abbastanza prevedibile per trainare il franchise e non abbandonarlo di fronte ai limiti cinematografici, non lo erano di certo le due enormi battaglie che terremotano parte centrale e finale della pellicola.

Esagerato, inverosimile, addirittura eretico nel favorire la rabbia dei sopravvissuti umani invece della loro nullità contro lo strapotere dei giganti (come vorrebbe l’opera originale), Higuchi continua a colpire duro riducendo il film a quello che alla fine è un colossale scontro tra guerrieri e mostri: appiattiti i passati dei protagonisti, annullato il lungo addestramento militare, soppressi i flashback e l’alternarsi di punti di vista durante le battaglie, il regista, che non ha particolari trascorsi di cui andare fieri (il taglio fascista dato al ben noto Lorelei lo precede di parecchio), linearizza il più possibile la vicenda, la modera a soli novanta minuti, aggiusta le età dei protagonisti attorno a un’adultità più sensata, e conduce il baraccone verso l’unica soluzione possibile: un’atmosfera dark e senza respiro, talmente fitta da resistere anche con grosse e fastidiose iniezioni di testosterone giovanile e ingenuità di vario tipo.

Ma non si tratta di un’esultanza perché ci sono il sangue e le frattaglie, cose di cui traboccava anche l’opera originale, bensì di uno sguardo compiaciuto di fronte a un sistema cinematografico che, per quanto simile negli intenti, pare aver ben poco da condividere con quello occidentale.
Perché al di là dei poveri traguardi intermedi comuni da raggiungere (storie d’amore, vendette e riscatti sono capitoli ovviamente immancabili e gestiti a cazzo, il film è strutturalmente molto scarso), le sciocchezze dialogiche per venire subito al sodo (conversazioni, battute e tensione drammatica sono tutti grandinati da scelte lessicali elementari, spesso anche fuori luogo e/o con tempismi sbagliati), e la chiassosità degli effetti speciali (qui comunque abbastanza carenti, non sempre i giganti sembrano giganti, il più delle volte sono effettivamente uomini di statura normale incollati su uno sfondo), Attack on Titan tocca certe corde horror che gli yankee non si possono, o non vogliono più, permettere.
Se i giganti sono grandi e staccano teste, le viscere cadono al suolo: nell’horror non si scappa da questa logica, non si potrebbe parlare di una simile brutalità e poi non mostrarla.
E infatti qui non è un discorso di limitazione visiva, di nascondere l’eccesso per patinare e coccolare i ragazzi, di salvaguardare la visione dei più piccoli e impressionabili perché sia mai andare contro a certi status sociali ormai non più deformabili, a definire un target, un target come questo, sono i maledetti contenuti, e nient’altro, ma ciò non toglie che qualcuno un po’ più grande possa comunque godersi il bagno di sangue. 


Aspettiamo la seconda parte che, lo spero, chiuda la storia: è facile attendere un calo qualitativo mastodontico e già immagino la pesantezza di sentimenti ed emozioni gestite da dialoghi imbecilli che prevarranno sull’azione, ma con un primo atto così potente e forsennato la curiosità rimane comunque alle stelle.  

8 commenti:

  1. Al di là del valore del film, a questo punto devo chiederti una cosa: chi sta leggendo il manga ed è più o meno a metà delle uscite italiane si spoilera qualcosa o non ci sono problemi?

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    1. Uhm, io non ne ho idea, non ho letto il manga, ho visto solo l'anime. Il film non è proprio fedele, ma grossomodo la trama la sta seguendo: se mi dici dove sei arrivato ti dico se c'è rischio spoiler o meno :)

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    2. Ho paura di farti spoiler io allora. Vediamo, oggi mi sono avvicinato al volume 13, hanno intuito quale sia la vera natura dei giganti e hanno nascosto Eren

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    3. Don't worry :)
      Comunque il film si ferma prima, puoi dargli un'occhiata. Poi immagino che con la seconda parte daranno una conclusione inedita alla storia, un po' come è successo per i due film di Gantz, usciti ben prima che finisse il manga :)

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  2. Sono curioso, ma allo stesso tempo spero che ne valga la pena di vederlo.

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    1. Per me ne vale la pena, è pur sempre una sciocchezzuola, ma è un horror per le masse che in occidente raramente si vede :)

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  3. Sul web estero ho letto solamente fischi e pernacchie... il tuo parere mi conforta. Anche se ho mollato l'anime a metà strada, trovo la saga comunque interessante e il live action potrebbe essere un buon modo di ripassarla ;)

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    1. Sì, guarda, il live action è comunque una pochezza, il cast è terribile, la struttura pasticciata, a metà si sbadiglia. Ma quello che funziona è proprio quello che avrebbero dovuto essere manga e anime: zero pippe mentali, pochissima introspezione, solo giganti che menano e umani che replicano. Accettando le sue grosse carenze, funziona benissimo. :)

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