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Dark Summer (2015)

By Simone Corà | mercoledì 4 marzo 2015 | 00:05

O di come, prima di evocare un demone, sia importante leggere bene le istruzioni.                               

Decidere il titolo di un film dev’essere un lavoro molto impegnativo, una di quelle cose che preferisci rimandare alla fine perché la fatica è troppa, quasi meglio sfuggirci, sottrarsi, fare finta di niente fino a quando non si può più aspettare e bisogna decidere e allora ecco, va bene la prima cosa che passa per la testa, poi magari si può anche convincersi che tutto sommato non è male perché è catchy, c’è il contrasto, è giovane, e quello che vuoi (un gruppo metal potrebbe farci un album intero combinando queste due parole, eh), ma Dark Summer, pur essendo davvero un pessimo titolo, è in fin dei conti quella che si può considerare l’unica cosa negativa di questo piccolo, piccolo film di Paul Solet.

Lavorare in economia comporta scelte drastiche che potrebbero venire scambiate per precise direzioni artistiche, non è una cattiva cosa e di certo non svaluta intenzioni e idee, di sicuro mi è un po’ difficile credere che Solet abbia scrupolosamente imposto come unica ambientazione la stanza in cui il diciassettenne Daniel deve scontare la libertà vigilata in seguito a un lungo stalkeraggio di una compagna di scuola.
L’ambiente è spoglio, svuotato, addobbato solo di colori scuri e sfocati che privano la luce di qualsiasi calore, e al centro solo lo schermo del pc si staglia da un’ombra appiccicosa come una ragnatela. È una stanza che dà pienamente l’idea di prigionia, il fastidio e la sofferenza di Daniel trasudano anche dall’atmosfera opprimente di queste quattro mura, ed è quindi lodabile il lavoro di Solet che, impossibilitato a usare altre strategie, probabilmente le ignora del tutto e priva lo scenario di tutto ciò che è superfluo, è quel tipo di gioco al risparmio che si attiva obbligatoriamente in condizioni economiche avverse ma che, se gestito da mano abile, può rivelarsi valore davvero aggiunto.
A pensarci è una cosa abbastanza incredibile, catturare le sensazioni e le immagini migliori proprio quando i mezzi a disposizione sono così limitati, forse non è sempre questione di bravura e sicuramente quella proverbiale botta di culo nel beccare le inquadrature giuste ha il suo peso, ma Dark Summer ha proprio nel marciume e nella percezione gelida e lontana uno dei suoi aspetti più potenti.   

Un film economico è solitamente tale anche per altri motivi, le inesperienze non danno sicurezza e i soldi di certo non si trovano per terra, va da sé che i limiti di Dark Summer sono parecchi, a partire proprio dalla mancanza nel raccordare i quattro personaggi: se l’amicizia tra Daniel e i due compagni appare sincera e ben dipinta dalla sola presenza fisica con un bel gioco di sguardi, silenzi e volti contriti, e se il rapporto benevolo con cui Stokes consiglia e coccola il ragazzo per dissipare la frustrazione della condanna, non sono perdonabili le concessioni, i salti e in generale le facilità con cui viene accettata la vicenda soprannaturale e i modi con cui si tenta di risolverla.
Sono aspetti che alla fine non infastidiscono e non rovinano l’esperienza del film eppure si storce il naso nel vedere come venga infranta la legge con una simile semplicità, una linearità che fa più pensare a una sorta di necessaria scorrettezza per far filare la storia senza troppi intoppi ma che disturba perché il film forse non ne aveva bisogno, o almeno non in questo modo: la superficialità con cui viene gestita la questione della libertà vigilata o l’assenza di qualsiasi importanza psicologica di carattere esterno (non ci sono genitori, di nessun tipo, pur essendoci di mezzo una condanna e un omicidio, né alcun intervento della stampa) sono cose grosse ma tutto sommato Dark Summer è ben corazzato e attutisce bene i colpi grazie al suo riuscito lato soprannaturale.


La morte della bella Mona e i passaggi recitati prima di uscire di scena (non è spoiler, è input della storia, succede nei primi minuti) sono un’ottima partenza perché, nonostante sembrino essere solo bruscoli horror, c’è in realtà uno studio molto più approfondito che ricama loro attorno un contesto demoniaco complesso e interessante. Le varie regole che compongono il rituale e gli step che assicurano il meccanismo infernale sono configurati in un congegno sofisticato, fatto di simboli, gesti e frasi dotati di corpo e funzione ben precisi: in questo modo i segmenti soprannaturali che accadono a Daniel, pur riallacciandosi a modalità comode e infallibili come levitazioni, momenti in cui si estranea dal proprio corpo per poi riafferrarlo quando il danno è stato fatto, e apparizioni di vario tipo e media intensità, si incastrano egregiamente in un disegno sinistro che trova nella svolta conclusiva perfetto compimento, è la sezione in cui ogni sfumatura di Dark Summer fiorisce e dà il suo meglio. 

È in definitiva una bella occasione per un film minuscolo e certamente zoppicante ma ben ghiotto per chi saprà accettare i molti limiti per accogliere il bel lavoro mitologico. 

6 commenti:

  1. mi hai convinto, come al solito grazie della segnalazione, sei sempre avanti a tutti!!!

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  2. Azz, con una storia così schifosa e pronta a scivolare nella cretinità in ogni secondo, sto ragazzetto è riuscito a non rendersi ridicolo.
    O è un pazzo o gli è andata di culo. Vediamo con le prossime opere :)

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    1. Diciamo una via di mezzo, per me. Il rischio in una storia come questa è bello grosso ma, cosciente o meno, l'ha sfangata con gran stile. A leggere in giro non è piaciuto a nessuno e chiunque è rimasto deluso considerando il primo film del regista, Grace, che io non ho visto...

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    2. Grace è davvero una chicca. Però mi sembra che lo stile rimanga quello, cioè anche lì la storia rischia la ridicolizzazione ma riesce a tenerla in piendi (non così tanto come in dark summer, che a volte davvero non ho capito come si regga tutto in piedi :) ).
      Grace vale la pena una visione, però, ripeto, aspetto una terza opera per capire dove sto tipo vuole andare a parare

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    3. Eh, devo recuperarlo, ma la lista è sempre troppo lunga... ;)

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