È l’ora di scacciare i marziani in questo
piccolo b-movie nostalgico
È facile pensare che per un addetto ai
lavori sia più semplice passare dal lato tecnico a quello artistico, fa parte
di quel mondo, conosce le persone giuste, sa che pedine agganciare per muovere
i primi passi, e invece Jabbar Raisani, che non sarà un guru ma un discreto
curriculum agli effetti speciali se l’è fatto con Predators, Machete, Fright Night e Gameof Thrones, immagino abbia fatto una fatica bestia per dare forma al suo Outpost37, perché a conti fatti credo sia una delle cose più povere che abbia mai
visto.
Siamo ben al di sotto del low budget,
Raisani deve tenere insieme un pugno di attori e farli scontrare con il nulla,
un nulla così misero che nemmeno un green screen potrebbe colorare
adeguatamente, con una produzione che le tenta tutte pur di vendere il prodotto
per quello che non è creando una locandina fuorviante e un world wide title furbetto
da una parte ma con tragiche tendenze asylumiane dall’altra, eppure, come
qualche volta accade quando non sono i soldi a muovere un progetto bensì idee
ben precise, quello che ne esce è miracolosamente piacevole.
Gli alieni hanno provato a invadere la
Terra ma hanno preso un sacco di mazzate e se ne sono tornati a casa, ciò che
resta del loro attacco sono sparuti gruppi di guerriglieri abbandonati che
cercano di sopravvivere qua e là. Compito di specifici battaglione
dell’esercito è tenerli a bada in appositi avamposti, cosa non facile perché in
culo al mondo e alle prese con bestie alte due metri, bardate in armature
impenetrabili e dotate di laser mica da ridere.
Raisani sfrutta la tecnica
documentaristica per un world building semplice ma ben strutturato, rilascia le
poche informazioni al momento giusto in modo da sbloccare le sezioni che
montano il film: l’arrivo dei nuovi soldati, la spiegazione di come funzionano
le cose, gli scherzi cameratistici, i primi attacchi, i primi casini, e via
così. È una narrazione di mestiere, pochi elementi ma ben gestiti, con dialoghi
veloci e personaggi che richiamano il simpatico carisma del soldato cinematografico
di una volta, fatto di sincero eroismo e battute volgari, mitragliate divertite
e sigari in bocca.
Ho un grosso problema con la concezione,
prevalentemente yankee ma non solo, dell’esercito, diciamo che non provo molta
ammirazione per questo elemento della società, è più forte di me, non credo riuscirò
mai a entrare in certi loro meccanismi e, non dico supportarli, ma anche solo
comprenderli per avere un’idea del perché. La faccio breve, non è luogo
adatto per simili parentesi, ma partire da qui mi serve per dire che, da molti
anni a questa parte, ho un grosso problema anche con la concezione cinematografica
dell’esercito. Non trovo interessante la descrizione di questo mondo, anche
quando cerca di essere più realistica e credibile, non c’è niente che mi
riguarda e, anche da semplice spettatore, non c’è modo per sgomberare la mente:
film come The Hurt Locker e Zero Dark Thirty, per fare un
esempio, mi hanno lasciato del tutto indifferente, o meglio, non sono mai
riuscito a scindere quello scheletro politico, non per forza di denuncia o al
contrario di favorevole patriottismo, dal resto del film e mi sono reso la
visione molto sofferente e infastidita. Problema mio, certe modalità sociali
yankee vanno ben oltre i limiti della mia comprensione e allora mi fermo e
passo oltre.
Sono stato quindi felici che Raisani abbia
scelto questa strada militare old school, in pochi minuti presenta piacevoli
spacconate e un bel po’ di tamarraggine cinematografica, i suoi non sono soldati
possibili ma nella finzione sono perfetti per quello che richiede la pellicola,
sono infarciti della giusta quantità di adrenalina e tengono molto basso il
livello di morale patriottismo.
È un peccato che il budget sia così basso,
a giudicare dai pochi secondi in CG che vengono inseriti qua e là poteva
esserci grande impatto visivo, ma nonostante questo Raisani si fa forza proprio
con i limiti tecnici ed economici per una serie di intuizioni intelligenti: la
camera porta in scena la confusione quando non si sa da dove arrivi il nemico, filma
da lontano, e in modo anche originale, una serie di sparatorie forsennate dall’impatto
videoludico (impossibile non pensare ad Halo), e permette quindi una
visività comunque gradevole e mai zoppicante. Gli stessi alieni, dalla fisicità
che richiama le anatomie extraterrestri di Star Trek, sono in fondo
efficaci per quanto quadrati e poco diversificati, e la loro presenza è totale
perché sparano tanto e ci mettono un sacco a morire.
Le cose si fanno più toste nella parte
conclusiva, i marziani escono dalle loro tane e l’impronta alla Starship
Troopers diventa più marcata, ma l’azione è furiosa, il conflitto a fuoco è
estenuante, il body count è parecchio alto e non mancano fantasiose mutilazioni
e gustose splatterate. Alla fine Outpost 37 è tutto qui, very easy,
secco, diretto, tiratissimo, non un istante di pausa, novanta minuti feroci per
un bel b-movie nostalgico.
direi che lo posso recuperare per una serata di assoluto relax...
RispondiEliminaE' l'ideale :)
EliminaSembra così pupazzoso che un'occhiata ce la darò!
RispondiEliminaLa pupazzosità è deliziosa :)
EliminaMi fa venire in mente Siege of Station 19, una novella scriteriata ma divertente di Raegan Butcher...
RispondiEliminaBuona dritta, non conoscevo proprio :)
EliminaLa locandina aveva attratto anche me, poi ho visto un fotogramma a caso e ho capito che era meglio lasciar perdere.
RispondiEliminaVero, sembra ben altra cosa, molto più sci-fi e mostrazzi a go-go, ambientazioni futuristiche e mondi alieni. Eh, il marketing...
EliminaL'ho visto un po' per caso, sapete che cosa non c'entra nulla? i Giornalisti che fanno e riprese nel campo... a metà film spariscono ovvero diventano soldati anche loro... per poi ricordarsi che i giornalisti, oltre a fare le interviste fuori campo, esistono quasi a fine film, mentre viene minata la torre interna.
RispondiEliminaun'ora e mezza di sane sparapacchiate, da gustarsi d'estate nella casa al mare con una birra ghiacciata
Sì, è un filmetto gustoso e divertente. Ha molte pecche, al di là anche del budget poverissimo, ma nell'insieme regge benino e si fa guardare. :)
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