Una stanza, un mare di cadaveri: Salma Hayek signorina-ammazzatutti
Non li ho contati perché di solito, in
queste occasioni felici, è facile perdersi, sono certo però che il numero di
criminali, svitati e pazzi furiosi uccisi dalla povera Everly sia tra i più
alti visti di recente, quantomeno considerando il livello elevatissimo di
convergenze per lei favorevoli. Squillo di lusso, in balia delle perversioni
più sballate di un gruppo di yakuza, intrappolata in un edificio senza vie di
scampo, Everly ammazza i suoi primi carnefici per sbaglio in una serie
rocambolesca e infinita di pistolettate, coltellate e colpi di spada. E il
film, dopo una partenza ferocissima in media res, è solo in salita, nessuno
stop e nessun calo di ritmo, Everly non ne può più e se l’unico modo per
cavarsela è trucidare tutti, bene, lei truciderà tutti.
Joe Lynch mi sembra autore sfortunato, pur
avendo già esordito nel 2007 con il bel Wrong Turn 2, tra il segmento inutile per Chillerama
e un secondo lungometraggio sgangherato e disgraziato come Knights of Badassdom, è solo con Everly che ha modo di esordire
realmente fuori da schemi, collaborazioni, limiti e volontà produttive che in
qualche modo ne possano ingabbiare le buon qualità. A vederne i delicati
movimenti di camera, le soluzioni complesse adottate e certe roboanti scelte
exploitation, pare essere un regista che ha imparato molta tecnica sul campo e
possiede una sua eleganza, sa equilibrare momenti più ricercati ad altri di
esagerazione pulp che tiene fisso la sua creatura in un’esperienza da b-movie
parecchio piacevole.
Lynch deve combattere con un budget
microscopico, ma non importa, lo prosciuga spargendolo sapientemente, ambienta
il film grossomodo in una sola stanza, risparmia qua e là reinventando alcune
scene d’azione con indovinate scelte visive (penso all’inquadratura fissa e da
lontano sull’ascensore pieno di yakuza), e dà il via al massacro sommando
esasperazioni e sproporzioni talmente efficaci da alimentare il già alto gasometro
del film.
Escort in latex equipaggiate con
strampalate armi da fuoco, killer professionisti che soccombono in maniere
impossibili e improbabili, torturatori con una passione per i veleni più
sofisticati, masochisti senza pietà che più incassano più sono cattivi, e poi
ancora strangolamenti, mutilazioni, morti talmente casuali da essere
irresistibili e una buona varietà splatter tra geyser di sangue e viscere
spappolate. Sembra proposta ideale per il Robert Rodriguez più becero e inguardabile
e invece siamo ben distanti, Everly è
uno squisito giocattolone, ha un sapore quasi videoludico, è uno sparatutto
micidiale in 2d dove negli anni ’80 si spendevano vagonate di gettoni in sala
giochi.
È quindi una cosa a suo modo nostalgica,
si strizza l’occhio ai rape & revenge di una volta sostituendo dolore e
disagio con un divertimento tarantiniano sciocco e sicuramente non sempre
ispirato, ma talmente vario e vasto da essere meravigliosamente adorabile. I
personaggi vengono chiaramente ridimensionati per aderire a questo schema
rapidissimo dove le morti si succedono in maniera sempre più stramba e
colorita, ma vale lo stesso discorso: Salma Hayek ha poca consistenza eppure
non ha mera funzione millajovovichiana di essere macchina-di-morte in vestitini
succinti, non è una killer o something like that e per buona metà della
pellicola fatica, piange, si fa male, soffre e deve realmente impegnarsi per
sfangarla da situazioni davvero deliranti mentre i cadaveri si accumulano sopra
e sotto il pavimento, dietro i mobili, esplodono, cadono fuori dalla finestra,
si sciolgono e molto altro ancora.
Lo stesso rapporto con madre e figlia è
banale ma giostrata con una simpatia che è raro trovare quando solitamente è
più facile cercare un dramma o una sorte di serietà che Lynch sensatamente
evita con bravura perché Everly non
ne ha bisogno. Qui si spara e si muore, e l’unica cosa richiesta è che le
sparatorie e i decessi siano belli, vivaci, pieni d’energia.
Per questo è semplice e giusto dimenticare
i momenti in cui Lynch alza davvero troppo il tono o, viceversa, tenta di
abbassarlo, i rallenti sentimentali, i mexican stand off, le verbalizzazioni
eccessive per motivare ego smisurati, ma in un progettino pulp, se gestito con divertita stabilità come questo,
è importante cercare sempre di sfondare, di andare oltre, e in fondo va bene
così.
Bellissima recensione, scritta con la solita passione che ti contraddistingue e distingue. Spero di avere il tempo di vedere il film. A presto.
RispondiEliminaNon so se è un film per te, ma il tuo parere psicologico mi interessa sempre :)
EliminaUna domanda che non c'entra con questo film: ma "Tore Tanzt" me lo consigli? Vorrei vederlo, ma varie recensioni me lo dipingono come un film davvero "pesante" (in senso perturbante).
RispondiEliminaEh, domanda difficile, il film è forte e molto, molto perturbante, ti mette a disagio dall'inizio alla fine, ma per me dovresti vederlo, ne uscirebbe un'analisi non poco interessante :)
EliminaVisto la settimana scorsa; sto ancora cercando di capire due cose.
RispondiElimina1) Ad un certo punto lei scappa ma dei poliziotti corrotti la beccano e la riportano in stanza dove a terra c'è praticamente un arsenale e la carneficina ricomincia. Ma sono scemi?
2) Praticamente invita mamma e figlia in zona di guerra, non mancando ovviamente di fare un po' d'ordine in casa prima. Ma sono io o è un film assurdo? ;-)
Ahahah, allora, sì, be', il tono è comunque goliardico ed esagerato, non mi ha dato fastidio questo poco realismo, in entrambe le cose che citi, sono aspetti su cui tutto sommato puoi sorvolare per goderti tutto il resto :)
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