Ricordate
quel film uguale a The House of the Devil? Be’, non era poi così uguale…
Oggi si va a ripescare un prodotto che
avrebbe non pochi motivi per essere stato dimenticato, sembra impossibile che
solo pochi anni fa potesse esistere un film indipendente con questa qualità
visiva/fotografica/sonora, eppure Babysitter Wanted è un piccolo diamante grezzo di scrittura che pur non mirando a
colossali risultati sa bene dove colpire e lo fa con una sicurezza che è
difficile trovare in una produzione così minuscola, con autori e attori grossomodo
sconosciuti che, a parte il grande Bill Moseley, firmano questo titolo e poco
altro.
In realtà un altro fattore ha nascosto
l’esordio di Michael Marnasseri e Jonas Barnes, l’anno di uscita,
l’ambientazione e soprattutto l’argomento demoniaco lo fanno più che altro
ricordare come quel film uguale a The House of the Devil, pur essendo, a impegnarsi un po’ di più del
commentatore medio di imdb, diverso per intenti e ritmi dal capolavoro di Ti West.
L’accento grottesco è di certo la barriera
che separa i due film, se in The House of
the Devil la serietà è mortifera e catacombale, in Babysitter Wanted la leggerezza iniziale e la sterzata nella parte
conclusiva lo distaccano parecchio da quell’aura di eleganza infernale,
mettendolo più al servizio di una logorroica brutalità.
Come il titolo suggerisce, Angie accetta
una lavoro da babysitter per il piccolo Sam, uno strano ragazzino che veste
sempre da cowboy. La confezione è confortevole, la famiglia Stanton pare dolce
e premurosa, la paga è buona, e favorevole coincidenza vuole che Angie abbia
appena trovato un ragazzo gentile e simpatico. Le cose ovviamente non vanno
così bene, a partire dallo stalkeraggio che Angie subisce da inizio film con un
taglio massiccio che fa presagire un’ovvia minaccia incombente, per quanto poi
la direzione si sposti in maniera stramba e imprevedibile pur mantenendo sempre
quella bella esposizione narrativa che è davvero motore portante del film.
La creazione dei personaggi e soprattutto
il dialogo con cui li fa interagire Jonas Barnes è un ottimo esempio di
semplicità e ricchezza lessicale: la raffinata gestione della religiosità tra
Angie e la madre, le scene tra Angie e Rick che mostrano un credibile
innamoramento fatto di piccola ironia e quotidiana dolcezza, i segmenti
iniziali con la sua coinquilina tossica che fanno spazio a parentesi di
stralunata comicità senza che questa esageri i toni sommessi della pellicola, e
i colloqui con la famiglia Stanton che mettono a proprio agio per la cordialità
mostrata. È vero, questi sono gli stessi strumenti usati da Ti West per The House of the Devil: lì l’atmosfera
luciferina veniva evocata proprio per la perfezione con cui i lunghi,
meticolosi dialoghi mettevano però a disagio (credo non dimenticherò mai il
colloquio tra Samantha e mr. Ulman, un lavoro esemplare di disturbante
verbosità), mentre in Babysitter Wanted
Marnasseri e Barnes si servono di espedienti più classici e meno sottili per
far filtrare il perturbante (inquadrature su presenze e osservatori alieni al
contesto, una maggior esposizione al soprannaturale e quindi un minor
suggerimento dell’orrore) per poi farlo esplodere con una mannaiata piuttosto
feroce, ma ciò non toglie che l’esperienza sia comunque riuscita nell’offrire
una merce molto simile con modalità differenti.
Il grottesco viene vomitato con il prolisso
egoncentrismo di mr. Stanton, il momento esatto in cui il film cambia faccia si
avverte anche per questo precisa inversione narrativa, i dialoghi diventano
sproloqui nella miglior tradizione slasher/survival, la violenza prorompe con
secchiate di sangue, viscere e amputazioni di vario tipo, e il gioco del gatto
e del topo assume connotati ben diversi dalla tradizione horror, con un villain
insolito e riuscito.
A non funzionare è la scelta, forse
necessaria per evidenti carenze di budget ma tendo a pensare più che altro
voluta per sottolineare e intensificare la vera natura del film, di suoni e
rumori in concomitanza delle varie efferatezze che ricordano più la Troma che
un prodotto dagli intenti quantomeno seri: pur diretto sempre con gusto educato
e sinuoso, la seconda parte di Babysitter
Wanted è tutta uno splop, sblurb, sciaf e quant’altro si possa creare
distorcendo e ridicolizzando quel suono che si può associare alla carne. Anche
lo score è invadente, rimarca con sviolinate e toni alzati di colpo i momenti
più tesi e le classiche boo-scenes quando l’ambientazione rurale e il puzzo di
zolfo erano da soli più che sufficienti a far salire l’inquietudine.
Ma al di là di una ahimè buffa
artificiosità dovuta all’inesperienza e agli sprazzi di amatorialità che
emergono (la figura del prete), l’energia di Babysitter Wanted è ancora forte e dovrebbe essere d’esempio a
molto cinema low-fi dei giorni nostri.
film non male.
RispondiEliminaperò, giusto per fare il commentatore medio di imdb, l'inevitabile confronto con il superiore the house of the devil è perso... :)
Ahahah, no, be', The House of the Devil vince con goleada abbondante, la differenza è abissale, è solo che questo film ha buonissimi piccoli aspetti che con l'ombra del filmone di Ti West non sempre si vedono :)
EliminaSarò l'unico ma a me è sempre sembrato migliore questo rispetto a HoTD, semplicemente perchè ha molta più sostanza rispetto al film di Ti West! :D
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