Canada, 84
minuti
Regia: Christopher MacBride
Sceneggiatura:
Christopher MacBride
Se c’è una cosa per cui bisognerebbe salvare
un genere come il mockumentary è sicuramente la capacità di innescare tensione
e inquietudine: certo, parliamo di un’ansia meccanica, di una paura costruita a
tavolino con un espediente replicato senza riserve (la camera immobile che
fissa un punto in cui sai che prima o poi succederà qualcosa) in titoli spesso
simili e che si rincorrono l’un l’altro per far breccia nel grande pubblico, ma
è qualcosa che, se ben fatto, costruito con attenzione all’interno di un’atmosfera
generale sapientemente gestita, fa sempre effetto (leggi: mi fa cagare in
mano). Chiaro che intelligenza e capacità di scrittura sono elementi necessari
alla completezza del quadro, non basta soltanto inquadrare il niente ed
esplodere in apparizioni soprannaturali per centrare l’obiettivo (e film
orribili come Apollo 18, Chernobyl Diares, Grave Encounters o P.O.V sono lì per dimostrarlo), saper coltivare l’orrore, farlo crescere, espandere
il mistero con una narrazione centellinata che sa dove vuole arrivare sono
tasselli fondamentali per la riuscita di film che, al giorno d’oggi, hanno
ormai perso qualsiasi credibilità e che raramente riescono ancora a dire
qualcosa (Noroi, il bellissimo Lake Mungo, Europa Report), mentre
chi il genere l’ha in qualche maniera plasmato preferisce allontanarsene e sfruttarne
soltanto certe tecniche con ottimi, ottimi risultati (Eduardo Sanchez con il
disturbante Lovely Molly).
Per presentarsi quindi nel 2013 con un
mockumentary che la spara grosse su certe cospirazioni mondiali e svariate
teorie complottistiche, bisogna avere due palle quadrate per mettere su una
struttura impeccabile e innescare quel terrore puro di fronte a misteri che si
perdono nella mitologia antica, cose che invece Christopher MacBride di certo
non possiede, non tanto per la capacità di mettere insieme una storia dal
notevole potenziale, costruita linearmente con un’interessante successione di
fatti e una parte conclusiva di grande fascino, ma per l’inconsistenza
narrativa che dovrebbe tenere in piedi tutto quanto e che sfortunatamente lo fa
crollare ancora prima che il secondo finale ci metta una definitiva e squallida
pietra sopra. Il documentario girato dai due registi interessati a svelare i
misteri dietro un colossale e antichissimo club dove sembrano essere iscritti i
più potenti del mondo non riesce infatti a graffiare come dovrebbe, nonostante
ci siano molti spunti e momenti di riuscito nervosismo: le ricerche svolte per
ottenere informazioni sono troppo blande per essere credibili, e la facilità
con cui collegano avvenimenti e misteri mina il realismo inscenato del film. MacBride
avanza troppo velocemente e senza alcuna profondità, mettendo insieme una lista
di cose (ritagli di giornali, persone intervistate, l’introduzione della
mitologia) che si succedono l’una all’altra senza che si avverta mai la potenza
degli argomenti trattati e soprattutto delle informazioni che a poco a poco
vengono svelate. Tutto viene messo su un piano liscio, senza difficoltà, senza
problemi, due registi sconosciuti in poco tempo trovano tutto quello di cui
hanno bisogno senza quasi far fatica, e davvero a poco serve giustificare la
presenza di un certo personaggio o mettere alle loro calcagna il solito SUV
nero che li osserva.
Non che vengano a mancare certe sequenza
di piacevole fascino orrorifico (l’introdursi furtivamente alla festa, quando
ancora non si sa cosa potrebbe succedere, il lungo rito d’iniziazione), ma è
tutta poca, pochissima cosa, perché trattata in maniera troppo superficiale,
priva dell’atmosfera adeguata per plasmare veramente l’orrore provato dai due,
quasi MacBride stesse seguendo il manaule del mockumentary per principianti. Eppure
The Conspiracy avrebbe potuto ritagliarsi un piccolo, sicuramente
inutile, ma perlomeno dignitoso posticino se la conclusione non avesse voluto
riportarlo comunque a una quieta realtà, cosa che distrugge ogni tentativo
claustrofobico e chi livella ogni cosa su un piano puramente didattico di cui
il cinema, in generale, non ha di certo bisogno.
Non avrei saputo recensirlo meglio. E poi anche i personaggi cardine (i due giornalisti), lo scettico e il paranoico sono un bel po' stereotipati.
RispondiEliminaSì, vero, poi c'è quella storyline della comune, terribile, davverto terribile
EliminaPiù che questo film, me ne interessa un altro che hai citato: Lake Mungo
RispondiEliminaChe è veramente molto bello, un vero e proprio documentario horror
EliminaA me questo Conspiracy non è affatto dispiaciuto, anzi. E mi ha messo pure una bella ansia!
RispondiEliminaUn po' d'ansia la mette sì, soprattutto nell'ultima parte (l'ingresso nella casa, tutta il rituale), ma nel complesso è troppo, troppo povero per essere credibile, io non mi sono mai sentito coinvolto, durante la visione ho sempre pensato "è un film" (brutto, per di più)
EliminaOk, delete Conspiracy from lettore ;)
RispondiEliminaChe poi visto quanto siam di gusti simili io e te potrebbe piacerti tantissimo ;)
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