Regia:
Adam Wingard, David Bruckner, Ti West, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Radio
Silence
Sceneggiatura:
Adam Wingard, David Bruckner, Ti West, Glenn McQuaid, Joe Swanberg, Radio
Silence
Ad attendere qualcosa per troppo tempo e
con troppa gola c’è sempre il rischio di ricevere un prodotto ben al di sotto
delle aspettative, in fondo l’attesa, si sa, può far deragliare opinioni e
pareri portando a liquidare il tutto con un bruttissimo embè!?, che è bene o
male unica mia espressione ogni qualvolta guardo un horror yankee. Ho seguito
lo sviluppo di V/H/S dai primi annunci, l’idea di un mockumentary a episodi
spinto e prodotto da Bloody Disgusting e, più che altro, con la partecipazione
di Ti West, mi ha fatto abbondantemente salivare nell’ipotesi di un’opera che,
data la firma di giovincelli interessanti e indipendenti, potesse dare respiro
al genere finto-documentaristico, svecchiandolo e portandolo comunque verso
mete da troppo tempo stantie. E invece V/H/S è il peggior esperimento
ipotizzabile, è l’insieme delle insulsità e dei cliché, non solo del
mockumentary, ma del cinema horror e teen in generale.
Cinque episodi più uno a farne da collante,
ma non una sola idea davvero valida e convincente, non un momento di cinema
riuscito, di invenzione, di spunto narrativo, di capacità di analisi della
materia e riflessione su di essa, solo una manciata di storiacce tremende,
vecchie, vecchissime e a tratti insopportabili. Siamo infatti alle prese con
giovinastri svogliati che spaccano mobili e rubano nelle case, giovinastri
idioti che si sballano in disco e rimorchiano belle figliole, giovinastri
ridicoli che vanno a campeggiare nei boschi per farsi ammazzare dal Jason di
turno, giovinastri scemi che chattano su skype perché, ehi, è l’horror moderno
e tecnologico, insomma, sempre il solito tran tran orrorifico a uso e consumo
del solo pubblico americano.
Perché io non trovo interesse nel seguire
le vicende di branchi di scemonzi ubriachi che gridano e trombano e si
trastullano nel bosco e mostrano le tette su skype con una gratuità così
fastidiosa da togliere qualsiasi carica erotica alle immagini, è più forte di
me, se i personaggi non hanno un minimo di psicologia che vada oltre il party
all night io non ce la faccio, per me è una storia di merda a prescindere. E
infatti gli unici momenti in cui V/H/S ha realmente qualcosa da dire è proprio
negli episodi in cui i protagonisti mostrano qualcosa in più, un sostegno
narrativo che li renda quantomeno degni di una chance.
La sensibilità narrativa di Ti West si
sente tutta nel suo frammento, una storia di due sposini in seconda luna di
miele dove sostanzialmente non succede nulla, ma è un nulla legato al
quotidiano, alle chiacchiere tra lui e lei, è un nulla normale. Per il resto,
no, non è un buon corto, piace la lunga ricerca dialogica e il fatto che
maritino e mogliettina riescano a dire qualcosa di più di fuck shit e beer, ma
la rasoiata finale arriva troppo bruscamente e sinceramente non è che si
capisce bene il perché e il percome, se non che succede quello che succede
perché serviva un cazzo di colpo di scena e voialtri silenzio.
10/31/98, del collettivo Radio Silence, è
invece l’unico episodio che mi è piaciuto, perché è breve, perché presenta
protagonisti che non urlano ubriachi e non così giovani, e perché è un discreto
incrocio tra una qualche ghost house e la follia di un Evil Dead, con invocazioni
demoniache, apparizioni ectoplasmatiche, mani che spuntano dalle pareti e vie
d’uscita che svaniscono: insomma, simpatico e piacevole, caratteristiche che
cerco più in un horror tradizionale che in un mockumentary, ma in quest’insieme
di porcherie è bene accontentarsi.
Il resto, come detto, è vuoto, sterile,
scopiazzato, a tratti irritante, a tratti ridicolo: insensati i ladri di Tape
56, che guardano vhs con il cadavere di un vecchio in casa senza accorgersi che
questo si muove tranquillamente, ignobile Tuesday the 17th, con un killer che
sventra a caso senza motivi e moventi ragazzi che non hanno motivi e moventi
nelle loro azioni, esilarante The Sick Thing That Happened To Emily When She Was Young, con questi due
fidanzatini falsissimi che skypeizzano tranquillamente nonostante ci siano i
fantasmi in casa e guarda caso le lampadine sono tutte rotte e l’unica fonte
d’illuminazione è il computer. Nel miasma di pura dissenteria filmica, solo la
discreta mazzata finale del primo episodio regala qualcosa, una bella evil
woman che magna e s’ingozza di carne umana, ma sono pochi istanti, veramente
pochi soprattutto se arrivano dopo venti e passa minuti di risate sguaiate,
ubriachi che strillano, voyeurismi gratuiti e fastidiosi e I fuck her fuck fuck
fuck I’m drunk fuck but I want to fuck.
Tardi ormai per disincentivare la visione
di questa porcheria, in fondo la presenza di Ti West difficilmente fermerebbe
chi bazzica nella blogosfera (forse, boh, solo questo tizio qui che mena
bottigliate a tutti), ma, se potete, evitate, davvero.
E invece io ci sono caduto. L'ho trovato troppo yankee anche io. C'è qualche sprazzo carino ma niente di più.
RispondiEliminaIl primo episodio non mi era sembrato male, quello con l'arpia...
ps: ho letto delle XII, mi dispiace troppo. Ma mi sa che ci sentiamo in pv, ok?
Ma comunque l'avrei visto anch'io, eh, non credere, so bene come siamo fatti noi malati... Del primo episodio bello il finale, ma ci mette davvero troppo per arrivarci.
EliminaXII cosa ci vuoi fare, va così... e certo che ci si sente in pv, poi ti scrivo!
magari lo guardo giusto per ti west.
RispondiEliminaanche se qui non sempre essere al suo top...
No no, per niente, è un episodio proprio svogliato e senza un perché, ma si sente comunque il suo stile
EliminaAltra recensione non troppo lusinghiera di questo film... però spero di vederlo al più presto comunque, anmche solo per Ti West...
RispondiEliminaMa quale non troppo lusinghiera, 'sto film è davvero immondizia ;-)
EliminaPerò, eh, Ti West, lo so...
nooo c'avevo la fotta per sto film!!!
RispondiEliminacomunque, sai com'è, a ti west una visione non si nega ;)
Eh, posso immaginare, pure io ce l'avevo, non sai quanta...
EliminaMa guarda un pò: è una delle rare volte che siamo completamente dissintoni nella visione di un film. Non condivido quasi nulla, infatti, della tua recensione. Il fatto che gli americani parlino in uno slang irritante tipo "fuck di qua" e "fuck di là", mi sembra un'obiezione un pò curiosa, cioè un pò come dire che un siciliano è assurdo quando parla in dialetto perché non si capisce quello che dice. E' evidente che un film yankee parla un linguaggio yankee. Non condivido neanche le notazioni sulla cornice narrativa dei ragazzacci spaccatutto che entrano nella casa del morto sulla poltrona. Io l'ho trovata una cornice spiazzante, stravagante e anomala, e appunto per questo efficace. In ogni caso, siamo sempre amici, non è vero? Cioè non mi espelli come ha fatto Grillo con la Salsi e Favia dal Movimento 5 Stelle, neh? :))
RispondiEliminaSei fuori! ;)
EliminaMah, guarda, l'aspetto dialogico non è tanto una questione culturale, ma proprio il fatto che la caratterizzazione di TUTTI i personaggi sia SOLO quella, cosa per me inaccettabile: non hanno sfumature, non hanno consistenza, non hanno niente per cui valga la pena vederli, insomma, mi danno fastidio al solo vederli, che personaggi sono? Se poi ci aggiungi che le storie non hanno alcun spessore, sono banali, tediose e per di più fatte male, va da sé che il film proprio non mi è piasciuto... :-)
Come ho già scritto da Lucia, nonostante l'odio per la telecamera a sballonzola perchè c'era West alla regia.
RispondiEliminaHo smesso dopo il primo segmento, nauseata ed infastidita per un filmetto veramente scarso. Peccato.
Eh, Ti West strega proprio tutti. Comunque anch'io ho fatto fatico, e già al primo segmento della cornice volevo spegnere tutto...
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